Gli attivisti, gli attori pubblici e gli studiosi francesi che guardano con interesse all'esperienza italiana

Dal 2015 ad oggi, l’approccio dell’amministrazione condivisa dei beni comuni incuriosisce sempre di più i francesi attivi sui communs, in particolare alcuni di loro impegnati a costruire piattaforme per la conoscenza e l’azione. Gli scambi tra Labsus e la Francia sono man mano sempre più frequenti, grazie a molte persone che hanno capito la portata epocale dell’innovazione amministrativa nata in Italia. In questo articolo ve ne presentiamo alcune. Ci piace infatti raccontare di come nel tempo si sia evoluto, di quanto si sia infittito e del modo in cui stia maturando il rapporto Italia-Francia, proprio a partire da alcune persone che si stanno impegnando a questo scopo, descrivendo alcuni contesti – accademici, associativi e istituzionali – che a loro volta lo stanno facilitando.

Frédéric

Uno dei miei primi ricordi è quello di Frédéric Sultan armato di taccuino, videocamera e cavalletto, al festival dei beni comuni di Chieri del 2015. Per scrivere questo editoriale ho riascoltato le sue domande e le nostre risposte. Era certamente una delle prime volte che cercavamo di spiegare a un non italiano cosa stava succedendo in Italia e come Labsus stava contribuendo. Come spesso capita, la sua prospettiva esterna fu illuminante. Ricordo perfettamente una parola che usò in quella occasione per descrivere i patti di collaborazione dal suo punto di vista. Li chiamò un nuovo dispositivo, un nouveau dispositif. Da lì in poi avrei utilizzato molte volte questa sua immagine (génial!) per spiegare a mia volta i patti: una delle prime definizioni di dispositivo è infatti “qualcosa che regola diversamente i rapporti”. Se i rapporti tra chi governa e chi è governato sono da sempre regolati in modo autoritativo, i patti erano il nuovo dispositivo per prendersi cura dei beni comuni alla pari. In questi anni Frédéric e altri attivisti per i beni comuni hanno continuato a lavorare intensamente a una piattaforma divulgativa e riflessiva estremamente ricca, che va raccomandata a tutti perché mette a disposizione una immensa quantità di materiale audio e video, raccogliendo stimoli e prospettive sui beni comuni da varie parti del mondo.

Nicole

Del comitato scientifico di Labsus fa parte Nicole Alix, presidente de La Coop des Communs fondata con lo scopo di costruire alleanze tra l’economia sociale e solidale e i beni comuni. Nel 2017 riflettemmo insieme su “Beni comuni: in Francia come in Italia, l’importante è contribuire!”. Nicole ha una lunga e profonda esperienza del mondo cooperativo francese, è convinta che in Europa dovremmo essere molto più consapevoli e orgogliosi delle numerose tradizioni ed esperienze di solidarietà e mutuo aiuto. Quando vado a Parigi, generosamente mi ospita. Ho imparato moltissimo dalle nostre lunghe chiacchierate serali, che nella loro informalità evidenziano in modo esplicito due grandi preoccupazioni, che sono al tempo stesso sue e del suo ecosistema, tanto parigino quanto globale. Da un lato, la fortissima attenzione ai beni comuni virtuali, che in francese si chiamano les communs numériques. Qualche giorno fa ho ricevuto la newsletter n.1 de La Coop des Communs (a questo link, tra l’altro, è possibile abbonarsi gratuitamente). Nelle prime righe si legge che l’intenzione è proprio quella di far emergere due assi: “Uno sul digitale, le piattaforme e il futuro del lavoro e della protezione sociale, l’altro intorno a territori, città e sistemi di finanziamento”.

I francesi impegnati per i diritti dei commoners

Dall’altro lato, Nicole, Frédéric e altri colleghi e amici francesi ci raccomandano da tempo di stare in guardia, anche in Italia, su un tema fondamentale: i diritti economici delle persone che si prendono cura dei beni comuni. Da urbanista e sociologa, conosco bene il tema quando si presenta sotto forma di gentrification. Sono tanti i casi in cui gli abitanti si impegnano per dar nuova vita a edifici abbandonati, investendo volontariamente per anni risorse di tipo diverso (tempo, denaro, sapere, saper fare). A rigenerazione ben avviata, si presentano le logiche del mercato immobiliare e naturalmente sorgono conflitti di difficile risoluzione. Tanto consolidati sono i diritti di proprietà privata e pubblica, tanto fragili sono i diritti delle comunità che si sono prese cura dei beni (pubblici e privati) intesi come beni comuni. Qualcosa di molto simile, ma su scala ben diversa e paradossale, è capitato quando lo scorso Natale è stato lanciato sul mercato un robot domestico che attinge tutta la sua conoscenza da una piattaforma wiki che è l’emblema della condivisione della conoscenza!

Benjamin

Benjamin Coriat è uno dei teorici francesi che più stanno riflettendo su questo dilemma e altre questioni economiche fondamentali rispetto alle prospettive della logica dei beni comuni. Oltre che membro attivo de La Coop des Communs e professore emerito all’università Paris XIII, Benjamin è uno degli économistes atterrés. Ammetto che la prima volta che me lo disse non capii subito il senso, e davanti alla mia faccia perplessa lui mi spiegò: “Gli economisti atterrati sulla terra, non quelli che stanno lassù”. Stavamo facendo colazione insieme all’indomani del Rendez-vous des managers territoriaux a Strasburgo nell’inverno 2018. Si è trattato di un evento storico, per Labsus: l’invito consisteva nell’illustrare l’amministrazione condivisa dei beni comuni a centinaia di alti funzionari e dirigenti delle amministrazioni pubbliche locali francesi. Si tratta di un appuntamento che ogni anno l’Institut National des Etudes Territoriales organizza per promuovere l’innovazione pubblica delle città e dei territori. Vincendo un po’ di timidezza, ho chiesto a Benjamin: “Perché secondo te hanno invitato proprio noi due?”. Mi rispose: “Perché io dò loro una cornice teorica sui beni comuni e in Francia sono un riferimento intellettuale, e Labsus dimostra che si può fare!”.

A Strasburgo, centinaia di alti quadri dell’amministrazione pubblica francese

È appena stato pubblicato il Récit che contiene il link al video integrale della nostra conferenza intitolata “Movimenti dei beni comuni: quale spazio per l’azione pubblica locale?” oltre a qualche pagina di riflessione. Dicevamo in quella occasione “che per l’amministrazione francese, assai dirigista, questo modello che arriva dall’Italia rappresenta una sfida enorme. Anche i vostri municipi dovrebbero porsi la domanda: stiamo capitalizzando abbastanza il know-how dei nostri abitanti e la loro voglia di attivarsi? Più che un processo partecipativo, questi patti di collaborazione sono strumenti di democrazia contributiva con cui i cittadini co-amministrano i beni comuni con le autorità pubbliche locali. E soprattutto, questo nuovo modo di governare attrae quelli che in Francia chiamiamo ‘non utenti’, coloro cioè che non sono tradizionalmente abituati a parlare con gli amministratori e a negoziare con gli attori pubblici. Il modello italiano è attraente ma il principio di sussidiarietà non è (ancora) iscritto nella Costituzione francese […] “La rivoluzione dei beni comuni può essere fatta con attori pubblici, ma suppone che cambino il loro atteggiamento”, avvertiva Benjamin Coriat. “Dovranno rispettare l’etica comune, ‘commoning’ che si basa sul rispetto per gli altri, i loro interessi, le loro parole, la fiducia reciproca e l’ascolto. La rivoluzione dei beni comuni è già in corso, gli attori pubblici prendono il treno in movimento … o rimangono sulla piattaforma della stazione!” (p.59, traduzione nostra).

Erasmus+ nell’Italia dei patti di collaborazione: una delegazione da Grenoble, Lille, Brest e Parigi

Da Grenoble, Lille, Brest e Parigi, c’è chi ha preso alla lettera l’invito di Benjamin e ha preso il treno o l’aereo per venire a conoscere i patti di collaborazione in corso a Bologna, Torino e Condove: sono stati, lo scorso febbraio, i partecipanti al programma Erasmus + Enacting the commons. Si tratta di attori pubblici e associativi, tra cui La 27e Région, l’associazione ANIS-POP, il Comune di Brest e di Grenoble, la Città metropolitana di Lille, SavoirsCom1. Questo progetto di formazione itinerante è nato per esplorare il modo in cui i beni comuni trasformano l’azione pubblica in Europa. L’Italia è stata la loro prima tappa e Labsus la loro guida ufficiale. Per scrivere questo editoriale ho telefonato a Xavier Perrin, del Comune di Grenoble, e gli ho chiesto i loro commenti a caldo. È difficile tradurre “On est tous revenu tres emballé!” solo come “Siamo tornati tutti molto emozionati!” perché da quel che mi racconta non solo sono stati colpiti dai racconti di chi si prende cura attraverso i patti di collaborazione dei beni comuni a Bologna (ad esempio Re-use with love, il portico di San Luca e il giardino Santa Marta), a Condove (amministrazione condivisa di sentieri di montagna) e a Torino (Co-City), ma stanno anche cercando di capire come rilanciare questo approccio in Francia a partire dalle loro rispettive realtà locali, ricche di energie civiche.

Silvana

In tutto ciò, il ruolo delle università è centrale per osservare il cambiamento, stimolare la riflessione critica, organizzare lo studio comparativo, coinvolgere gli studenti di diverse discipline. Insieme a Silvana Segapeli, studiosa di spazi pubblici, architetto e professoressa presso l’École Nationale Supérieure d’Architecture de Saint-Étienne, il Politecnico di Torino e Labsus stanno organizzando due giorni di dibattito a Saint-Étienne dal titolo “Avete detto spazi comuni?”. Un’occasione per conoscere di persona molti dei protagonisti descritti in questo articolo. Qui l’invito a contribuire… http://www.dad.polito.it/news/allegato/(idnews)/12705/(ord)/0.
À bientôt en France, donc!