Civicwise ha riunito a Modena una rete proveniente da tutt’Europa e dal Sud America

Avere una visione, un immaginario, una motivazione che sconfina nella vocazione, e tradurla in pratiche consapevoli e competenti: il GlocalCamp di Civicwise ha riunito, nel 2019 a Modena, la comunità di civicwiser provenienti da tutt’Europa e dal Sud America, esperti di coinvolgimento civico, di processi partecipativi nell’innovazione sociale e culturale, di rigenerazione urbana, di Territory Making. I civicwiser promuovono l’intelligenza collettiva civica e ne facilitano la traduzione concreta con processi di open design. La quinta edizione del Glocal Camp è stata un ulteriore step di crescita per il network internazionale, oltre ad essere l’unica occasione annuale per stare fisicamente insieme per professionisti provenienti da parti del globo anche molto lontane. Sono interazioni che generano spesso intrecci inediti, rilanciando ponti che parlano lingue diverse.

Fuori e dentro Civic Wise

Il Glocal Camp è raccontato come “un’opportunità per valutare, consolidare e pianificare strategie e obiettivi specifici per ogni campo della rete: la comunicazione, la governance, l’economia, la ricerca accademica, ecc. Lo scopo dell’evento è favorire lo scambio interno di conoscenza e di buone pratiche rispetto alle sperimentazioni attive nella rete, ma anche accelerare il confronto con le comunità locali, riattivare spazi e processi collaborativi per la rigenerazione urbana del territorio che lo ospita”. È questa l’atmosfera che si respira nei dieci giorni di lavoro intenso e continuativo dove ha valore anche il molto tempo insieme, dopo molto tempo di lavoro a distanza.
Il Glocal Camp è stato un’immersione profonda nei processi innervati nelle organizzazioni, una ricerca di una sempre maggiore consapevolezza e propriocezione nei gruppi di lavoro aperti e distribuiti.

Foto di Roberto Brancolini

Il workshop “Patterns for Decentralised Organising” è stato organizzato da The Hum, ovvero Nati Lombardo e Rich Bartlett, fondatori di Enspiral e creatori di Loomio, piattaforma tecnologica che offre modelli per processi decisionali collettivi: un’intensa giornata di apprendimento partecipativo che ha indagato metodologie e strumenti su come includere le persone nelle decisioni senza disperdere attenzione e tempo, valorizzando le relazioni, la cultura aperta e collaborativa, l’impegno, la co-responsabilità e gestendo gli inevitabili conflitti. L’ultima giornata aperta al pubblico si è concentrata sul tema “Reti e Spazi”, prima con la presentazione di soggetti quali il Civic Factories Network, progetto interno a Civicwise; Trans Europe Halles, la Rete delle Case del Quartiere, la Rete dei FabLab dell’Emilia-Romagna Mak-ER; il network europeo Living Labs; per poi lavorare in sessioni di Open Space Technology.

Ovestlab, la fabbrica civica

Quale governance, quale struttura, quale sostenibilità, quale riconoscimento e soprattutto quale identità per luoghi che interpretano e mobilitano l’intelligenza collettiva secondo un principio di multi-appartenenza delle persone che la abitano?
Tutto ciò si è svolto nella cornice di un’area della città molto particolare: il Villaggio Artigiano, quartiere produttivo appena fuori dal centro storico di Modena, nomen omen alla sua inaugurazione nel 1954, oggi area dal carattere vagamente fantasmatico, dove i capannoni e le basse case un tempo abitate dagli artigiani sono spesso vuoti, abbandonati. L’economia, lo stile di vita, le filiere produttive modenesi oggi viaggiano su altri binari. Sicuramente non su quelli che delineano il confine del Villaggio, oggi ricoperti di sassi bruni a perdita d’occhio in mezzo all’erba incolta, prendendo il nome di “massicciata”. I luoghi del lavoro, dei meccanici, degli elettricisti, dei carpentieri che hanno dato linfa alla Modena del boom, oggi sono per lo più silenziosi e deserti. Per anni il Comune di Modena ha cercato di riqualificare il quartiere, con scarsi esiti. Solo l’affidamento di uno di questi capannoni a un’associazione culturale, Amigdala, ha invertito la tendenza: dando il via a un processo bottom-up che ha infuso vitalità e relazioni, a partire da OvestLab e dal festival di teatro Periferico (nuovamente, nomen omen, i set degli spettacoli sono cortili, lotti vuoti, capannoni, e la famosa massicciata che subisce una metamorfosi percettiva quasi magica nello spettatore). Oggi Ovestlab, ex-officina meccanica, è diventata una Fabbrica Civica, format ideato proprio da Civicwise: un luogo catalizzatore, identitario e aperto, che ha generato dal basso una comunità che si è ritrovata, anche grazie ai linguaggi artistici nei frequenti eventi che colorano le strade nel corso dell’anno. Il mezzo è il messaggio, verrebbe da dire, il luogo dà il senso di una riflessione in un network internazionale che si traduce e vive i territori.

Foto in copertina di Roberto Brancolini