Dopo un primo contributo su Scuola, istruzione ed educazione: beni comuni italiani, questo secondo articolo esplora il ruolo dell’Unione Europea e delle altre istituzioni europee in ambito educativo e analizza le politiche, le strategie e le iniziative volte a favorire un approccio partecipato, inclusivo e democratico all’educazione. Le competenze europee in ambito educativo sono rilevanti e mirano a sostenere, coordinare e completare l’azione degli Stati membri. A tal fine, è importante identificare i principi, gli obiettivi e le disposizioni che, sul territorio europeo, contribuiscono allo sviluppo di pratiche e politiche basate sul concetto dell’educazione come bene comune.
Sfide e tensioni nel contesto europeo
L’attuale panorama europeo è caratterizzato da un elevato livello di complessità istituzionale e di governance, frutto di un processo dinamico, soggetto a continui mutamenti. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi vent’anni, la retorica della paura e le diverse forme di nazionalismo stanno determinato una perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni europee e degli sforzi tesi a rinsaldare una già complessa unità politica europea.
I sempre più frequenti fenomeni di intolleranza e discriminazione che si stanno verificando sul territorio europeo, dove i partiti populisti e xenofobi registrano un crescente supporto, e dove alcuni settori della popolazione europea restano senza diritti, determinano un rischio di perdita delle libertà democratiche. Il processo di integrazione europea è così messo in discussione e con esso la garanzia di valori fondamentali quali la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, la solidarietà, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani su cui l’Europa si fonda. In questo contesto, è necessario rinsaldare i requisiti che possono rendere la democrazia sovranazionale europea veramente inclusiva, partecipativa e sussidiaria.
Programmi educativi: per un processo di integrazione partecipato e democratico
Numerosi sono i programmi e le iniziative promosse dalle istituzioni che operano in quest’ambito regionale e che si occupano a vario titolo di educazione. Il loro obiettivo è fornire supporto a progetti di mobilità per studenti e docenti, favorendo lo scambio di buone pratiche e la cooperazione in ambito universitario e di ricerca. A titolo d’esempio è utile certamente menzionare il programma Erasmus della Commissione Europea che da oltre trentanni promuove la mobilità degli studenti tra Università dei paesi dell’Unione Europea. L’impatto sociale e culturale di questo ambizioso progetto nel settore dell’istruzione è stato determinante per la creazione di quella che è stata chiamata da Umberto Eco la “Generazione Erasmus”, ossia la prima generazione di giovani (cittadini) europei.
Tuttavia, questa definizione, che evoca l’idea di una generazione genuinamente europeista, aperta e cosmopolita, si scontra con alcune contraddizioni. Come riportano Borga e Ferrari in un loro recente articolo, occorre ricordare che l’Erasmus è un fenomeno che resta per certi aspetti elitario, dal momento che i giovani che partecipano a questo programma sono meno del due per cento. Inoltre, se è vero che i giovani europei dichiarano di avere più fiducia nell’Unione Europea rispetto ad altre fasce della popolazione, è altrettanto vero che “i giovani elettori si mostrano decisamente interessati a proposte politiche anti-europeiste”.
I programmi dell’Unione Europea quali l’Erasmus rappresentano certamente una delle espressioni più celebri in materia di istruzione ma non sono probabilmente sufficienti ai fini di un effettivo processo di integrazione democratica europea. È quindi importante rafforzare le diverse politiche e i numerosi progetti promossi dalle istituzioni che operano sul territorio europeo, prestando particolare attenzione alla visione educativa più generale su cui essi si fondano, così come agli obiettivi comuni della cooperazione europea in materia di istruzione.
L’educazione alla cittadinanza democratica: un tratto comune
In base ai trattati sottoscritti dai paesi membri, l’Unione Europea ha competenze di sostegno in materia di istruzione (art. 6 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea – TFUE), ossia “può solamente sostenere, coordinare o completare l’azione dei paesi dell’UE”. Nonostante i paesi membri dell’UE mantengano la responsabilità dei propri sistemi educativi e formativi, il ruolo dell’Unione Europea in ambito educativo rimane assolutamente rilevante poiché essa delinea il quadro di riferimento entro cui devono inserirsi le politiche nazionali dei diversi paesi membri (art. 165, TFUE).
Il quadro strategico “Education and Training 2020”
In particolare, il quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (Education and Training 2020) è un forum che consente agli Stati membri di collaborare all’elaborazione delle migliori pratiche e si propone di far avanzare le riforme nel campo dell’istruzione a livello nazionale. Il quadro strategico ET 2020 sostiene anche il conseguimento di priorità a livello europeo entro il 2020, quali la riduzione del tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10%, e il raggiungimento di almeno il 40% delle persone di età compresa tra 30 e 34 anni a ottenere un diploma d’istruzione superiore. Questi obiettivi sono monitorati annualmente con appositi strumenti. In vista delle imminenti elezioni del Parlamento Europeo, l’edizione 2018 del report di monitoraggio degli obiettivi ET 2020 ha affrontato in particolare il tema dell’educazione alla cittadinanza.
Il documento rileva l’importanza di promuovere l’acquisizione, sia in ambito formale sia non formale, di alti livelli di competenze civiche al fine di garantire società democratiche libere e dinamiche. L’istruzione riveste infatti un ruolo fondamentale per la condivisione e l’insegnamento dei diritti e degli obblighi civici, ed è fondamentale per promuovere l’inclusione sociale e l’integrazione europea. Inoltre, la Commissione Europea promuove iniziative volte a favorire la costituzione di uno Spazio europeo dell’istruzione (European Education Area). Tra le misure volte a raggiungere questo ambizioso obiettivo è importante segnalare la raccomandazione del Consiglio europeo riguardante la promozione di valori comuni, di un’istruzione inclusiva e della dimensione europea dell’insegnamento.
Le competenze per una cultura della democrazia
Il Consiglio d’Europa – da non confondere con il Consiglio europeo, organo dell’Unione Europea – è un’organizzazione internazionale fondata nel 1950 che promuove la cooperazione in ambito educativo e culturale sulla base dei principi enunciati nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Attraverso i programmi che si ispirano alla Carta sull’educazione alla cittadinanza democratica e ai diritti umani, quest’organismo ha influenzato le politiche e le pratiche educative in Europa e nel mondo. Il Consiglio d’Europa ha altresì sviluppato un quadro di riferimento delle competenze per la cultura democratica, da adottarsi nelle scuole primarie e secondarie, nelle università e negli istituti professionali, così come nei programmi scolastici e didattici nazionali.
Infatti, se è vero che la democrazia non può esistere senza istituzioni e leggi democratiche, è altrettanto vero che queste istituzioni possono funzionare solo se i cittadini praticano una cultura democratica e hanno a cuore valori e comportamenti democratici. In questo senso, il quadro di riferimento del Consiglio d’Europa offre un modello concettuale delle competenze che gli individui dovrebbero acquisire per poter agire in qualità di cittadini competenti sia dal punto di vista democratico sia interculturale. Le venti competenze individuate sono suddivise in valori, atteggiamenti, attitudini (o capacità), e conoscenza e comprensione critica come illustrato nello schema:
Secondo questo modello, un individuo agirebbe in modo competente quando affronta in modo appropriato ed efficace le sfide dell’integrazione e le opportunità che si presentano in un contesto democratico e di dialogo interculturale, mobilitando e dispiegando alcune o tutte queste venti competenze. In particolare si può notare come questo modello preveda che la conoscenza si accompagni necessariamente alla comprensione critica e non possa considerarsi se non in relazione alle altre dimensioni relative ai valori, ai comportamenti/atteggiamenti e alle attitudini, a indicare come l’acquisizione di conoscenze non sia mai un processo neutro. Il quadro di riferimento delle competenze per la cultura democratica definisce i valori che derivano dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e che sono pertanto validi per tutte le società europee.
L’educazione come bene comune nel contesto europeo
Il recente incontro di consultazione dell’agenda 2030 internazionale dell’educazione per la regione europea, tenutosi a Strasburgo lo scorso 24 ottobre 2018, ha sancito l’importanza cruciale dell’educazione per la cittadinanza democratica e per lo sviluppo sostenibile. In quell’occasione si è sottolineata l’importanza essenziale dell’educazione per la promozione di una cultura democratica, di pace e non violenza, necessaria per sostenere lo sviluppo delle diverse identità e culture considerate come una fonte di forza per raggiungere le aspirazioni globali di cittadinanza democratica. I ministri e i rappresentati che hanno partecipato alla consultazione regionale hanno riaffermato il diritto a un’educazione di qualità per tutti, basato sul principio di non discriminazione e uguaglianza di opportunità.
Come indicato nell’articolo precedente, “considerare l’educazione come bene comune significa porre al centro la questione democratica, incoraggiando lo sviluppo di quelle esperienze virtuose e innovative che favoriscono il rafforzamento delle capacità delle persone di prendere (responsabilmente) parte attiva alla vita della società”. Alla luce di quanto emerso dall’analisi delle politiche e delle principali iniziative europee in materia di istruzione, è possibile ritenere che la prospettiva dell’educazione come bene comune rappresenti il quadro di riferimento grazie al quale è possibile ripensare il funzionamento e gli obiettivi delle istituzioni europee e far fronte alla profonda crisi che riguarda il senso di appartenenza all’Europa.
Obiettivo essenziale dell’educazione, come previsto dalle numerose iniziative promosse a livello europeo, è rinforzare e sviluppare le competenze per una cultura democratica che consentano alle istituzioni di funzionare in modo realmente democratico. Tuttavia, spesso anche in Europa, il dibattito pubblico sull’educazione tende a enfatizzare la preparazione per il mercato del lavoro quale obiettivo principale dell’istruzione. Questo discorso, e le politiche e le priorità che esso emana, deve dunque evolvere verso una visione umanistica dell’educazione, a sostegno dello sviluppo dell’individuo e della società non solo dal punto di vista economico ma anche, soprattutto, dal punto di vista sociale e culturale. Gli strumenti utili a far sì che l’Europa possa affermarsi come un reale progetto democratico e non si limiti ad essere una mera unione di mercati sono già a disposizione. È però necessario che essi vengano ulteriormente rafforzati grazie a una rinnovata cooperazione e a una concreta volontà politica europea.