Un gruppo di cittadini di Latina si incontra per caso e per necessità nel 2014, mosso dal desiderio di battaglia contro un gesto irrispettoso al servizio del guadagno economico e del consumo scellerato di suolo: l’abbattimento di un grande albero all’apertura di un cantiere. Con le prime veglie e con i flashmob, poi con le feste e le attività di lettura volevano risvegliare l’assopita attenzione della città nei confronti della natura, consapevoli che stavano difendendo un ideale condiviso, ma forse non ancora sufficientemente sentito da tutti.
Due anni più tardi il gruppo si è costituito in associazione, “Il gigante buono”, con l’intento di continuare a sensibilizzare gli abitanti verso il rispetto della natura. “Abbiamo organizzato letture, merende, rassegne e attività culturali sempre riservando un’attenzione primaria nei confronti dei bambini e delle bambine”, dice Paola La Cava, fra i fondatori dell’associazione e i firmatari del patto: per loro i giovani devono poter essere i primi fruitori degli spazi verdi della città, oltre che importanti portatori di sensibilità verso la natura, come bene comune.
Un giardino come luogo di incontro e di crescita
L’area verde di via Tuscolo, a ridosso di una scuola elementare e del luogo in cui il gigante era stato abbattuto, comincia a rivivere quando si decide di recuperare un albero caduto in città, trasportandolo fino al giardino e piantumandolo lì. Da quel momento la dedizione dei cittadini ha rivoluzionato questo luogo curandolo per riprenderlo dallo stato di abbandono in cui versava e adibendolo ad attività ludiche, ricreative e culturali, per renderlo accogliente e inclusivo.
Il 22 marzo 2018 arriva al Comune la proposta di collaborazione per la formalizzazione di queste attività e la costruzione di nuove opportunità sull’area, per farne un luogo di incontro e di crescita. “La proposta del Giardino della Vita è stata fra le primissime arrivate dopo l’approvazione del Regolamento”, ci racconta l’Assessore alla Partecipazione Cristina Leggio, “e loro sono stati fra i veri pionieri nella costruzione dei processi per i patti di collaborazione. Con noi hanno partecipato agli incontri di formazione con Labsus per imparare a conoscere lo strumento, muovendo insieme i primi passi verso l’amministrazione condivisa”.
“Il patto ce l’avevamo dentro”
Il patto, firmato ad ottobre scorso, ha come obiettivo quello di rendere vivibile e fruibile questo spazio verde come punto di incontro a servizio della comunità intera. La firma del patto si inserisce in un processo ben più ampio che ha man mano coinvolto diversi altri soggetti: l’associazione Botteghe invisibili che promuove azioni sociali attraverso spettacoli ed eventi e organizza laboratori teatrali per tutte le età, e che realizzerà prossimamente nel Giardino della Vita una rassegna teatrale; la vicina scuola elementare e la scuola materna che sperimentano attività all’aperto e giornate creative con i bambini e le loro famiglie al giardino, come nella recente Giornata del Nonni. A brevissimo sarà inaugurata una piccola casina in legno che ospiterà la prima biblioteca all’aperto di quartiere, e con un’altra associazione culturale saranno promosse anche attività in musica. “Il patto secondo me ce l’avevamo dentro”, ci racconta ancora Paola: è stato per loro un momento di riconoscimento e di ampliamento delle opportunità di azione, oltre che di formalizzazione del percorso di cura intrapreso.
Ma i loro occhi guardano con fiducia al futuro: il loro desiderio è quello di poter presidiare uno spazio anche al chiuso, per continuare le attività del giardino nel periodo invernale: “vogliamo farne un luogo d’arte, di incontro, di educazione, per poter sviluppare ancora più relazioni e più inclusione”, conclude.
“Come amministrazione dobbiamo e possiamo rilanciare i percorsi avviati con una maturità maggiore e tornare ad incontrarci per condividere nuovi obiettivi e creare una rete fra tutte queste esperienze”, aggiunge l’Assessore. Dopo una prima fase di costruzione e di sperimentazione di questi processi, l’obiettivo comune è adesso di lavorare al potenziamento di queste realtà e di aprirle ad una coprogettazione allargata, “per chiederci come vogliamo, tutti noi, produrre un cambiamento che riesca ad andare oltre la riqualificazione degli spazi pubblici e che possa ulteriormente liberare energie, affinché non restino solo in via Tuscolo”.