“Coerentemente all’ispirazione originaria che dal 2008 a oggi ha portato la città di Matera alla designazione a Capitale Europea della Cultura, la molla che spinge ancora oggi l’Associazione Matera2019 è l’idea di cementare l’impegno e la partecipazione dei cittadini intorno a quella che abbiamo definito una “sfida generazionale”: per la sua portata storica e per le implicazioni sul piano sociale, economico, culturale. Di questa sfida l’essere “capitale” rappresenta un vettore essenziale e formidabile, ma non sufficiente se non vogliamo rischiare, dopo un faticoso percorso, di ritrovarci con le sole macerie di un grande evento e senza alcun beneficio durevole per i cittadini”. Con queste parole forti ha aperto il lavori di sabato 25 maggio Vito Epifania, vice presidente dell’Associazione che con Labsus e l’Università della Basilicata ha dato vita al Convegno: “Care For 2019 – Responsabilità, cura, partecipazione, condivisione: nuove forme di cittadinanza per una nuova idea di città e di comunità”.
Risuonano quindi particolarmente mirate le parole di Gregorio Arena, presidente di Labsus, nella sua relazione di base: “La sussidiarietà e i patti di collaborazione: costruire nuove relazioni di cura tra cittadini e amministrazione”, quanto mai adatte alla storia passata e recente della capitale culturale europea: “Prendersi cura dei beni comuni – ha detto Arena -, attivando relazioni e quindi capitale sociale basato sulla fiducia reciproca, matura gesti che non fanno solo manutenzione di un città ma la trasformano nel profondo”.
Il processo è solo avviato
E, infatti, dopo quel percorso che ha portato nel 2014 alla designazione, nel momento in cui per certi versi la “missione” potrebbe essersi compiuta, quella “sfida generazionale”, che nel 2008 ha visto alcuni lungimiranti “sognatori” attivarsi nello scetticismo generale, non è ancora vinta. La designazione non è un punto di arrivo; “guai a considerare un ‘bottino’ acquisito la notorietà e il clamore mediatico o l’aumento dei flussi turistici: il percorso è ancora da completare, il processo solo avviato”, è stato detto.
C’è un elemento chiaro e lampante: che di questo processo i cittadini vogliono essere fino in fondo protagonisti e non spettatori; vogliono entrare nel merito delle decisioni e vogliono essere la misura della efficacia e delle sensatezza delle decisioni. Di più: vogliono essere direttamente coinvolti nei processi decisionali: non con una partecipazione di facciata, strumentale, da consumatori, ma reale, diffusa, democratica, sostanziale.
“Ecco perché oggi, in un momento delicato e cruciale di questo percorso, – è stato il motivo conduttore della giornata di riflessione e confronto – vogliamo sollecitare e stimolare la città e chi la amministra, a creare una “infrastruttura” adeguata per garantire e mantenere nel tempo – secondo norme e regole condivise e trasparenti – questo tipo di partecipazione e questo stile di protagonismo “civico”; si tratta cioè di fare in modo che quella che potrebbe essere già una “rivoluzione” e un frutto di questo percorso avviato, diventi metodo e indicatore di qualità, diventi un dato strutturale e oggettivo nella cosiddetta governance del territorio”.
Tre obiettivi concreti
1) Il Regolamento per l’Amministrazione condivisa, secondo il modello e l’esperienza di Labsus, attraverso quella intuizione straordinaria che sono i “patti di collaborazione”, snodo tecnico-giuridico su cui si fonda l’alleanza fra i cittadini e l’istituzione che governa la città. “Un modo di essere cittadini del tutto nuovo e finora irrealizzabile, perché l’ordinamento non consentiva ai cittadini di occuparsi della cosa pubblica pur continuando ad essere semplici cittadini. “Noi vogliamo che il maggior numero possibile di cittadini materani si mobiliti, sulla base di una idea di “sussidiarietà responsabile”.
2) Un Forum, una consulta, o una rete, delle associazioni e dei produttori culturali presenti nel territorio, normato da un regolamento riconosciuto dalle amministrazioni, che costituisca quel corpo intermedio necessario a ottimizzare e rendere trasparenti i rapporti fra i vari mondi legati alla produzione della cultura e fra di essi e le istituzioni e incentivi una necessaria “alleanza” fra “pubblico” e “privato”;
3) Un Codice etico: formalmente accettato da istituzioni, enti, imprese, associazioni, che garantisca trasparenza, sostenibilità ed eticità all’interno di tutte le operazioni e i programmi non solo durante Matera Capitale Europea della Cultura, ma anche oltre.
“I care”
Per questo è nato il programma “Care for”, un progetto, che mira:
– all’alimentazione dell’atmosfera culturale e sociale del territorio, attraverso nuove forme di partecipazione alla progettazione culturale da parte del pubblico, a un programma costruito dal basso con lo scopo di promuovere il senso critico e partecipativo generando benessere comunitario;
– a raccontare e ricercare gli aspetti tipici della cultura locale ponendoli come punto di partenza di un cammino sociale condiviso verso la novità;
– allo “snellimento“ dei processi amministrativi e burocratici – che spesso bloccano il flusso progettuale e la visione del mondo futuro – attraverso una struttura organizzativa dinamica, aperta e inclusiva, che utilizzi lo strumento dei patti di collaborazione e diventi co-responsabile dello sviluppo del territorio;
– al confronto costruttivo, diretto e agevolato, tra realtà che abitualmente trovano difficoltà a incontrarsi e che collaborino condividendo idee e metodologie di lavoro in uno spazio fisico reale, individuato tra una serie di luoghi in stato di abbandono, recuperato e ristrutturato;
– alla realizzazione di un centro di produzione culturale all’avanguardia che s’ispiri alle correnti europee di linguaggi artistici e di progettazione diffusa comunitaria.
Il pubblico, da semplice spettatore, diventa così attore responsabile e consapevole di un processo di crescita individuale e collettiva attraverso l’assunzione di responsabilità verso la cura dei beni comuni materiali e immateriali presenti nei luoghi in cui vive. “La valenza sociale è alla base del nostro percorso”. Tesi avvalorata dall’ulteriore finalità del progetto di generare nuove opportunità di lavoro e dalla cognizione, a livello imprenditoriale, del ruolo che gli investimenti in ambito socio-culturale ricoprono nei confronti dei processi di educazione.
Il progetto ha una durata pluriennale ed è diviso in tre fasi, basate su cinque macroaree:
– Care for Community: la cura dei beni comuni fatta di progetti concreti, idee per la città, con il contributo e il protagonismo dei cittadini; in collaborazione con Labsus;
– Care for City: un incontro corale, con la partecipazione di vari esperti/cittadini sul tema della cura, dei beni comuni, delle buone pratiche per una cittadinanza partecipata e corresponsabile;
– Care for Tradition: la memoria, le tradizioni, l’identità di ciascun popolo al centro di una rievocazione e della narrazione attraverso le forme artistiche;
– Care for Vision: la crescita della città, della regione e della nazione secondo le menti creative e ‘affamate’ dei cittadini per raggiungere grandi obiettivi, non utopistici, ma reali e sostenibili ottenuti attraverso l’analisi e la progettazione;
– Care for Art: tutte le forme artistiche intese come impegno e cura, che raccontano e utilizzano linguaggi appartenenti alla contemporaneità e alla cultura delle terre, ponte tra oriente e occidente, tra Mediterraneo e Mitteleuropa.
“Quella di sabato è stata una giornata particolare: ritornare a proporre i temi dell’amministrazione condivisa, dei beni comuni, della cura e della responsabilità per la “comunità” – Care for community, appunto – non è stato un rito stanco ma l’appello forte e convinto a una forma ‘alta’ di egoismo, quello che punta a star bene attraverso il ben-essere di tutta la comunità – ha concluso Vito Epifania -. Da tre anni le proposte fatte dall’Associazione Matera2019 all’Amministrazione comunale di Matera, inclusa quella dell’approvazione del Regolamento per l’amministrazione condivisa, nonostante una delibera di giunta, giacciono nel cassetto o dell’indifferenza o della protervia. Nel frattempo però la storia va avanti, il (nostro) consenso cresce, singoli cittadini e cittadini associati convergono sull’idea e sul progetto e si attrezzano per realizzare quel grande cambio di paradigma che è l’amministrazione condivisa. Ringraziamo Gregorio Arena e Labsus per il fondamentale contributo, Carla Tedesco che ci ha portato l’esperienza vincente del Comune di Bari, i rappresentanti della Fondazione Carditello e tutti coloro che si sono messi in gioco. Vinceremo anche questa scommessa, come abbiamo vinto quella di far arrivare Matera a essere Capitale europea della cultura”.
“I care”, scriveva don Milani, ho a cuore, mi importa… Un motto che con questo spirito, quel passato e questo futuro che sta nascendo non può che essere un “patrimonio” ancor più grande per l’intera umanità.