Nella Val di Chiana cresce la rete di centri civici gestiti in maniera condivisa da associazioni, scuole e gruppi di cittadini

La splendida città di Cortona, nell’aretino della Val di Chiana, è stata fra i primi comuni ad adottare il Regolamento dei Beni Comuni, già alla fine del 2014. Le proposte di collaborazione sono state sin da subito numerose, così come le azioni di sensibilizzazione allo strumento che hanno portato alla firma dei primi patti.
A distanza di due anni, nel 2017 si è concretizzato con la firma di due patti di collaborazione l’ambizioso progetto di realizzazione di un sistema di “Case di paese”, centri civici ma anche semplici luoghi dello stare insieme, per promuovere in maniera permanente azioni di rigenerazione di beni sia materiali che immateriali.
Il primo patto di collaborazione è stato firmato a gennaio 2017 a Terontola, frazione del Comune di Cortona che ospita anche la principale stazione ferroviaria.  Il patto, con una durata di 5 anni, ha permesso di trasformare e gestire in maniera condivisa un’immobile di proprietà comunale, vedendo l’adesione di numerosi attori locali: l’associazione di associazioni “Centro ricreativo socio-culturale Tuttinsieme” formata dal Centro Sociale Terontola, l’Università delle Tre Età UNITRE e l’ASD Ciclismo; l’istituto comprensivo scolastico del quartiere, la Cooperativa sociale Athena, attiva in particolare nei servizi educativi per i bambini.
La struttura ospita oggi numerose attività formative e ludiche, con una sala civica a disposizione dei cittadini e un punto informativo gestito dalle associazioni in collaborazione con gli uffici comunali. Il documento ha previsto inoltre un angolo dei libri per la promozione della lettura, in rete con i prestiti della biblioteca comunale e della biblioteca della scuola del quartiere, anch’essa aderente al patto.

La seconda Casa di paese ad Ossaia

A pochi mesi di distanza, l’esperienza si è duplicata nella vicina frazione di Ossaia: la seconda Casa di paese è stata realizzata nel parco archeologico di una villa romana di età tardo repubblicana, denominata “La Tufa”: il patto ha previsto l’attivazione e la trasformazione di una ex scuola elementare e delle aree verdi limitrofe, di proprietà comunale, all’interno dell’area archeologica. Anche in questo caso i firmatari sono numerosissimi: il capofila con ruolo di coordinamento, Circolo Arci Ossaia, due istituti scolastici, il gruppo sportivo del quartiere, il gruppo informale di cittadini “Club Amici della Pernice”, l’associazione A.C. VROSS e di nuovo la Cooperativa Athena presente anche nel gruppo della Casa di Terontola.
Il patto prevede la rivitalizzazione degli spazi della scuola e delle immediate adiacenze, la cura e la custodia dei reperti archeologici già presenti nella struttura, la sensibilizzazione e l’educazione attraverso eventi di socializzazione, incontri di formazione, laboratori e mostre.
Diverse attività sono destinate alle fasce più fragili della popolazione, agli anziani e alle persone con disabilità, anche collaborando con i Servizi Sociali del Comune e della ASL.
Particolare attenzione è dedicata ai bambini, al loro intrattenimento ma anche alla loro educazione sui temi della cittadinanza attiva, della progettazione partecipata, della tutela dell’ambiente ma anche sull’archeologia, attraverso una coprogettazione continua con le due scuole aderenti al patto e presenti ai tavoli di lavoro.

Il tavolo permanente di coprogettazione

L’elemento chiave della gestione condivisa delle due case di paese è proprio la modalità di lavoro con specifici tavoli permanenti, convocati periodicamente, che permettono di coprogettare le attività riuscendo a coinvolgere tutti gli attori in maniera attiva.
Nel prossimo futuro il progetto crescerà ancora: anche la zona di Centoia trasformerà la sua sala civica in una nuova casa di paese.
Il sistema delle Case di paese, sviluppato nel progetto “Da casa nasce casa: protagonisti i giovani”, è stato finanziato con cinquemila euro dalla Regione Toscana con il bando “Giovani e beni comuni” promosso dal Cesvot. La pianificazione di un progetto strutturato (e anche finanziato) che punta a costruire, attraverso la rete delle Case di paese, l’assunzione di responsabilità della comunità nella cura dei beni comuni e, in particolare, il protagonismo delle giovani generazioni potranno rappresentare la migliore garanzia per la prosecuzione della sperimentazione del modello di amministrazione condivisa anche con la nuova amministrazione comunale appena insediata, nello stesso spirito che ha portato il 22 dicembre del 2014 l’intero Consiglio Comunale ad approvare, con sole sei astensioni e nessun voto contrario, il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”.