“Questa aiuola non fa più Pietà”, è un titolo che gioca sulla ubicazione di un piccolo spazio verde nella città di Trento: in corso Michelangelo Buonarroti 29, in corrispondenza del Centro Socio Educativo ANFFAS Trentino.
Sono, appunto, gli ospiti del Centro che hanno ideato e proposto un Patto di collaborazione che presenta delle interessanti caratteristiche. Innanzitutto il processo di co-progettazione del Patto e il coinvolgimento di diversi settori della pubblica amministrazione.
Anche se il Regolamento per la cura dei beni comuni urbani prevede l’istituzione di uno sportello che semplifichi il rapporto con i cittadini e la collaborazione con gli stessi quale funzione istituzionale dell’ente, molto spesso a causa delle ormai croniche carenze di personale e a carichi di lavoro sempre più gravosi per ogni Ufficio il peso della costruzione di un Patto di collaborazione rischia di gravare esclusivamente su quel funzionario al quale è stato affidato il compito di occuparsene. Pochi, ancora, investono su un modello, quello dell’Amministrazione Condivisa, che grazie alla collaborazione e alla condivisione di responsabilità con la comunità può arrecare vantaggi in tutti gli ambiti di intervento di un Ente Locale.
Non avviene tutto ciò a Trento, non è avvenuto per questo Patto di collaborazione che, pur nella sua semplicità, ha dovuto richiedere il coinvolgimento per la sua istruttoria, oltre che del Servizio Beni comuni, anche del Servizio Gestione Parchi e Strade, del Servizio Urbanistica e Ambiente e, infine della Circoscrizione di riferimento.
La co-progettazione passa per gli uffici comunali
Tutti i servizi coinvolti hanno preso parte alla co-progettazione in modo da garantire una adeguata valutazione di tutti gli aspetti tecnici legati alla costruzione del patto. Questa modalità di agire non solo garantisce una migliore efficacia del Patto di Collaborazione ma, aspetto assolutamente non secondario, consente che l’Amministrazione Condivisa divenga patrimonio di tutta l’amministrazione pubblica, non confinata tra le iniziative che bisogna fare per “tenere buoni” i cittadini attivi, ma un modo di essere delle istituzioni capaci davvero di trasformare l’alleanza con la comunità nella sua principale risorsa.
Le finalità del patto intervengono su tre livelli di complessità diversa: il primo, di carattere materiale, riguarda la cura dello spazio per contrastare il degrado e l’abbandono dell’aiuola; il secondo il coinvolgimento degli ospiti del centro ANFASS nelle azioni di cura, a dimostrazione che la disabilità è un concetto relativo; il terzo e ultimo riguarda la costruzione di relazioni con gli abitanti del quartiere perché la cura degli spazi pubblici riguarda tutti e la condivisione delle responsabilità rappresenta la base per consolidare il capitale sociale di una comunità.
Non è semplice manutenzione
La semplicità di questo patto, stiamo pur sempre parlando della cura di una aiuola, diventa un esempio emblematico del profondo significato, quando parliamo di Amministrazione Condivisa, che ha il concetto, non solo giuridico, di tutela dell’interesse generale. Quello che viene definito, infatti, non è una semplice azione di manutenzione, termine usato quando si vuole sminuire la portata e l’efficacia di un Patto, ma un processo di costruzione di comunità che, a partire da una azione concreta, la cura di una aiuola, arriva a sostenere e rafforzare le relazioni tra le persone, tra le persone e i luoghi e, infine, ad alimentare la fiducia nelle istituzioni.
Quando la co-progettazione ha le caratteristiche sopra riportate e l’interesse generale è chiaramente definito, anche un patto ordinario può presentare elementi di innovazione. In questo caso è previsto il coinvolgimento della Dolomiti Ambiente s.r.l., società concessionaria del Comune di Trento che sperimenterà il nuovo sistema di raccolta delle deiezioni canine attraverso la fornitura di un nuovo contenitore e nuovi sacchetti, presso l’aiuola. Il coinvolgimento in un patto di una azienda fornitrice dell’ente va opportunamente sottolineato perché sembra essere uno di quegli obiettivi “impossibili” se visti con le lenti del modello classico di amministrazione. “Ma è impossibile coinvolgere una azienda privata, se non è previsto dal capitolato di gara non si lasciano coinvolgere”, spesso ascoltiamo frasi del genere, eppure se la cura dei beni comuni non viene vissuta, innanzitutto dalla pubblica amministrazione come attività residuale e confinata nei riti delle politiche partecipative, le alleanze che ne possono scaturire sono sorprendenti.
L’arredo della aiuola, infine, è realizzato attraverso il recupero e l’utilizzo di materiale di riciclo a sottolineare una volta di più quanto un patto può essere efficace, in relazione ai suoi obiettivi specifici, per promuovere nuovi stili che, in questo caso, guardano anche alla riduzione della produzione di rifiuti.
Nel patto è contenuta una clausola che guarda già ai suoi sviluppi: prendersi cura di tutte le aiuole presenti su corso Michelangelo Buonarroti. È un altro di quei principi che caratterizzano ogni buon patto: definizione accurata delle azioni da realizzare e degli obiettivi da raggiungere, ma sguardo già puntato un po’ più lontano perché non possiamo lasciare senza cura le altre aiuole di corso Buonarroti e le persone da coinvolgere insieme ai ragazzi del centro sono ancora tante.