Dopo l’analisi dell’educazione come bene comune a livello nazionale ed europeo, l’ultimo di questa serie di contributi offre una panoramica delle politiche e strategie che a livello internazionale favoriscono un approccio all’educazione come commons.
Con l’accelerazione della globalizzazione negli ultimi trent’anni, anche la governance dell’educazione è divenuta sempre più globale e presuppone pertanto l’adozione di principi innovativi che tengano conto di questa complessità, data da una crescente interazione tra il piano nazionale, regionale e internazionale.
In un mondo sempre più interconnesso e interdipendente, l’educazione è una questione e un interesse necessariamente globale, così come lo sono il clima, l’ambiente, l’economia e la conoscenza. Se però gli effetti di questa interdipendenza sono più evidenti su temi riguardanti l’economia o il clima, si pensi ad esempio ai drammatici eventi che hanno colpito di recente la foresta amazzonica, lo sono forse meno per questioni di carattere più culturale. Tuttavia, la funzione educativa svolge un ruolo di fondamentale importanza per lo sviluppo sostenibile, la democrazia e la solidarietà internazionale.
Il quarto obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: Educazione di qualità
Con l’adozione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, nel 2015 la comunità internazionale ha espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, rinnovando l’impegno a “Trasformare il nostro mondo”. I 17 obiettivi che costituiscono l’Agenda 2030 “mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale”.
L’educazione è trasversale ai 17 obiettivi che costituiscono questa agenda di sviluppo globale ed è allo stesso tempo rappresentata dall’obiettivo numero 4 intitolato “Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. L’Obiettivo 4 costituisce quella che viene comunemente definita l’Agenda globale per l’educazione 2030 ed è composta da sette target (1-7) e tre mezzi di implementazione (A-C):
Rispetto alle precedenti agende globali per l’educazione (Movimento Educazione per Tutti e Obiettivi di Sviluppo del Millennio, goal 2) che furono principalmente rivolte ai paesi del Sud del mondo, ponendo soprattutto l’accento sulla necessità di raggiungere la scolarizzazione primaria universale, l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4 è molto più ambizioso perché mira ad estendere l’agenda globale per l’educazione; l’Agenda 2030 per l’Educazione riguarda infatti l’intero arco dell’istruzione, dall’accesso alla scuola dell’infanzia, alla formazione professionale, all’alfabetizzazione degli adulti fino all’istruzione universitaria e proprio per questo viene definita un’agenda trasformativa e universale nello scopo, rivolgendosi non soltanto ai cosiddetti ‘paesi in via di sviluppo’, ma bensì a tutti i paesi del mondo che, in misure diverse, sono coinvolti nel rafforzamento e nello sviluppo dei propri sistemi educativi.
Lo stato dell’educazione nel mondo
Si tratta di un’agenda universale anche per l’importanza che il tema dell’educazione riveste a livello globale; i fenomeni migratori, lo sviluppo di sistemi informativi e di comunicazione sempre più globali e le sfide poste dall’utilizzo delle nuove tecnologie rendono sempre più interconnesse le società di tutto il mondo. Alla luce di questa interdipendenza, è necessario assicurare lo sviluppo di sistemi educativi inclusivi, equi e di qualità che possano preparare le persone a vivere in un mondo complesso e a far fronte alle sfide culturali, sociali economiche e politiche che derivano da questa complessità.
L’Agenda 2030 per l’educazione rappresenta quindi per la comunità internazionale un’opportunità straordinaria e allo stesso tempo una sfida significativa. Tuttavia, nonostante gli sforzi messi in campo da molti paesi, nel corso degli ultimi anni non si è riscontrato alcun progresso sostanziale verso il raggiungimento dell’Obiettivo 4. Si stima che nel 2017, il 9% dei bambini nel mondo non avesse accesso all’istruzione primaria, il 16% degli adolescenti fosse fuori dalla scuola secondaria di primo grado e il 36% da quella di secondo grado. Secondo recenti stime dell’Istituto di Statistica dell’UNESCO, solo un adolescente su due a livello internazionale completa la scuola secondaria, e nella scuola primaria meno della metà dei bambini raggiungono il livello minimo di competenza di lettura e in matematica; in Africa sub-Sahariana solo un bambino su dieci raggiunge questo livello, una situazione resa particolarmente drammatica anche a causa della significativa diminuzione di insegnanti disponibili e preparati (UNESCO, 2019). Ci sono inoltre circa 750 milioni di adulti analfabeti nel mondo, molti di cui sono over 65, una tendenza che è in continua crescita.
Data l’interdipendenza tra gli Obiettivi della nuova Agenda 2030 per lo sviluppo globale, si ritiene che l’Obiettivo riferito all’educazione sia fondamentale per assicurare il raggiungimento di tutti gli altri 16 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. In mancanza di un’educazione di qualità è difficile assicurare sicurezza alimentare, benessere fisico e mentale, promuovere sostenibilità nell’agricoltura e nella gestione delle risorse idriche ed energetiche, nei sistemi economici e industriali, proteggere l’ambiente e promuovere i diritti umani, società ed istituzioni inclusive e democratiche.
Vista la necessità di promuovere lo sviluppo sostenibile in un mondo sempre più complesso e interdipendente, l’educazione dovrebbe essere considerata un bene comune globale, un impegno sociale condiviso e una responsabilità universale, come affermato recentemente da Audrey Azoulay, Direttrice Generale dell’UNESCO in occasione del Forum Politico di Alto Livello tenutosi a New York lo scorso luglio. Ciò è fondamentale per assicurare la possibilità che in ogni parte del mondo, non importa dove, le persone abbiano accesso a un’educazione di qualità.
L’educazione come bene comune globale: una responsabilità condivisa, anche a livello internazionale
Se si prendono in considerazione le dimensioni internazionali dell’educazione, il principio dell’educazione come bene comune globale può costituire un quadro utile per la governance dell’educazione nel contesto globale. L’educazione è un processo che è essenziale allo sviluppo delle persone in ogni parte del mondo e la sua realizzazione dovrebbe essere nell’interesse del benessere locale/nazionale, così come di quello della comunità globale. Questa visione enfatizza il concetto di educazione come diritto umano e risorsa di solidarietà e di dialogo universale. La nozione di educazione come bene comune globale richiama la necessità di sviluppare istituzioni politiche globali e sistemi di governance che consentano ai paesi e ai propri cittadini di avere maggior voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il loro benessere. Questo è fondamentale per incoraggiare la diversità dei sistemi di conoscenza e di approcci allo sviluppo, mettendo in discussione gli attuali modelli economici ed educativi, caratterizzati dal primato del profitto e da una visione più strumentale dell’educazione.
Promuovere forme di cooperazione democratica e sostenibile, non per il ‘profitto’.
Concepire l’educazione come bene comune globale implica il rinnovamento di forme di cooperazione tra le istituzioni coinvolte nella formulazione delle politiche e pratiche educative a livello globale, che dovrebbero promuovere la partecipazione di tutti i popoli all’interno di una società mondiale diversa e differenziata, collaborativa e solidale. Al fine di far fronte alle attuali sfide relative al finanziamento, alla qualità e all’equità dei sistemi educativi in tutto il mondo, si dovrebbero individuare soluzioni innovative e partenariati che consentano una maggiore partecipazione dei diversi attori coinvolti in educazione. Una governance democratica a livello globale può essere promossa grazie agli sforzi delle organizzazioni internazionali, sia in collaborazione con gli stati nazionali, sia attraverso partenariati realizzati con altri attori quali le università e i centri di ricerca, le organizzazioni della società civile internazionali, le comunità indigene, le fondazioni le organizzazione filantropiche. L’educazione è difatti sempre più un ambito fondamentale di cooperazione, ma è importante sottolineare che questa cooperazione dovrebbe essere guidata da principi di equità ed inclusione che caratterizzano il concetto dei beni comuni globali. Gli approcci allo sviluppo e all’educazione sono infatti spesso contrastanti, riflettendosi ad esempio nelle politiche promosse in alcuni paesi da organizzazioni che fanno prevalere logiche economiche e di mercato, in forte contraddizione con il concetto di educazione come bene comune globale.
Stefania Giannini, già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e attualmente Vicedirettrice generale per l’Educazione all’UNESCO, ha recentemente sottolineato l’urgenza di assicurare un maggior coinvolgimento politico per accelerare l’azione globale per l’educazione. Un’azione globale più incisiva può essere determinante per favorire la mobilitazione di risorse e il sostegno ai diversi paesi nella formulazione di politiche pubbliche, i cui effetti dovranno essere misurati necessariamente a livello locale.
Il ruolo dell’UNESCO e il futuro dell’educazione
Le agenzie delle Nazioni Unite hanno un ruolo fondamentale nella governance dei beni comuni globali quali la conoscenza, l’educazione e il patrimonio culturale materiale e immateriale. A questo proposito, è opportuno ricordare che il mandato dell’UNESCO è segnatamente quello di promuovere tra gli Stati la cooperazione internazionale in educazione, scienza e cultura “in uno spirito di assistenza e rispetto reciproco”. L’educazione è considerata “un mezzo per raggiungere l’unità dell’umanità e promuovere maggiore dialogo tra popoli diversi, condizione necessaria per la pace in un mondo sempre più globale”[2]. Il ruolo di questa agenzia specializzata delle Nazioni Unite dovrebbe essere rafforzato sia nel coordinamento dell’Agenda globale per l’Educazione 2030, sia nel suo ruolo di osservatorio globale delle trasformazioni sociali e di agenzia intellettuale. Di fondamentale importanza è il progetto avviato dall’UNESCO di realizzare un rapporto globale sui Futuri dell’Educazione, con l’obiettivo di riesaminare e re-immaginare come l’educazione può contribuire al bene comune dell’umanità.
Allo stesso tempo, è di fondamentale importanza ripensare i principi che sono alla base dell’architettura internazionale per l’educazione e lo sviluppo. I partenariati per la realizzazione della nuova agenda globale dovrebbero infatti basarsi sulla visione umanistica e universale che considera l’educazione come un bene comune globale. Il concetto di “beni comuni globali” è più inclusivo e consente di ripensare il nostro approccio all’educazione alla luce delle diverse tradizioni culturali in un mondo in rapido e continuo cambiamento. Ciò al fine di assicurare che ognuno, attraverso l’educazione, possa sviluppare quei valori universali quali il rispetto per la vita, la dignità umana, l’uguaglianza di diritti, la giustizia sociale, la solidarietà internazionale in uno spirito di responsabilità universale comune e condivisa.
[1] La descrizione dei Target è disponibile in italiano al seguente link: https://asvis.it/goal4/i-target/
[2] Elfert, M. (2015). Learning to Live Together: Revisiting the Humanism of the Delors Report. Parigi, UNESCO Education Research and Foresight [ERF Working Papers Series, No. 12]. https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000233814