San Martino, quartiere storico e caratteristico della città di Trento, è stato al centro dei riflettori in questi giorni di fine estate, palcoscenico che ha visto la realizzazione e l’installazione, nella sua via centrale, di alcuni manufatti di arredo urbano ad opera di studenti, progettisti, architetti, professionisti, in occasione del workshop Chiasma 2019. Il momento inaugurale è stato quello “centrale”, di maggiore impatto pubblico, raccontato dai giornali e ripreso dalle televisioni locali… Quello che più a noi importa è però richiamare l’attenzione in particolare sul processo che ha portato a tali installazioni, come pure sulla cura nel tempo che viene assicurata a questi stessi manufatti. Proprio per questo motivo ne parliamo qui; e per questo stesso motivo è stato firmato un patto di collaborazione secondo i principi del Regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani.
Un patto intergenerazionale
Attori del Patto di collaborazione sono stati, insieme al Comune di Trento, l’associazione Acropoli – realtà che favorisce lo scambio di competenze tra tanti giovani architetti, ingegneri e designer promuovendo gli aspetti più innovativi e creativi dell’architettura in relazione al mondo del lavoro, della cultura e delle nuove tecnologie – e il Comitato San Martino Dentro, rappresentativo degli abitanti del quartiere.
L’amministrazione comunale ha raccolto questa proposta di collaborazione con convinzione ed entusiasmo condividendo appieno le finalità del progetto, riconoscendo il grande spazio attribuito al rapporto con i cittadini e cogliendo la particolare cura e l’attenzione data al processo tracciato, rispondente ai principi e ai valori che sono alla base del Regolamento.
La fase della coprogettazione è stata fondamentale, ricca di contenuti e di contributi, ed ha accompagnato fin dall’inizio lo sviluppo e la strutturazione di questo Patto di collaborazione, innanzitutto nella costruzione del processo e fino alla fase realizzativa, in un’ottica di amministrazione condivisa, che ha visto il coinvolgimento e l’impegno di tanti Servizi comunali, dal Servizio Beni comuni agli uffici tecnici, alla Circoscrizione di riferimento.
Un processo co-progettato
Nel processo individuato vengono percorse diverse fasi, complementari tra loro e tutte estremamente importanti.
Il primo impegno è stato quello di sollecitare e coinvolgere tutte le realtà presenti nel rione per condividere, progettare, creare e realizzare un manufatto di arredo urbano capace di rappresentare l’identità del quartiere e rispondente alle esigenze e ai desiderata della comunità. Il gruppo di giovani creativi ha individuato tutti i possibili attori (abitanti, commercianti, frequentatori occasionali, passanti) e si è confrontato con i soggetti locali sui temi della rigenerazione urbana, garantendo apertura, condivisione ed attenzione ai bisogni del quartiere, reali e percepiti; ha affiancato ai cittadini alcuni professionisti esperti ed entusiasti che – attraverso focus group dedicati, interviste mirate, occasioni di incontro – si sono sforzati di comprendere le dinamiche di quella realtà, di cogliere la percezione, così importante, delle persone, di informare ed istruire quelle stesse persone, assicurando così lo sviluppo di un reale e concreto processo di progettazione partecipata.
Si è quindi passati alla progettazione e alla creazione del manufatto, che rappresenta quindi i contenuti della prima importante fase del processo e che quindi rispecchia naturalmente l’identità del quartiere e – richiamando l’elemento della zattera – il legame con il fiume Adige che ha segnato la sua storia. È questo il lavoro che si è svolto in occasione del workshop tra il 16 e il 22 settembre, durante il quale via San Martino è stata animata e colorata dalla presenza di tante persone entusiaste e accomunate dalla voglia di “fare insieme”, in un clima di festa e di genuina partecipazione.
La cura condivisa genera bellezza e relazioni
Il Comitato San Martino Dentro ha assicurato l’impegno a prendersi cura del manufatto nel tempo, coinvolgendo fortemente le persone che vivono quotidianamente e da vicino il quartiere. Ecco che il processo trova la giusta continuità e rinforza la convinzione che occuparsi di beni comuni implica una presa in carico e una responsabilità che che va oltre il contingente e l’effimero. Il “valore” di quel bene – individuato con la comunità, condiviso con le persone, rappresentativo dell’identità di quel quartiere e del legame tra i suoi abitanti – continua ad essere alimentato nel tempo, riconfermando la bontà di un percorso che ha messo al centro il benessere collettivo e la responsabilità di ciascuno e di tutti.
Crediamo che la bellezza di occuparsi di beni comuni stia innanzitutto nel riconoscere la ricchezza che portano i cittadini attivi quando si confrontano e si impegnano, stringono legami di fiducia reciproca che tengono unite le persone, diventano custodi di quel bene e allo stesso tempo custodi della comunità stessa e della sua storia.
Il quartiere di San Martino è stato protagonista proprio di questa bellezza.
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