A Milano un famoso luogo di comunità nato da un patto di collaborazione sperimentale

Lo chiamano “giardino”, ma non ha un prato. Due strade e gli alti palazzi del centro di Milano disegnano quest’area di 1250 metri quadri che fino a qualche anno fa versava in forte stato di degrado, oggetto di tante battaglie da parte degli abitanti di via Morosini e delle vie limitrofe.

Nonostante il difficile passato, ora è diventato per tutti un punto di riferimento nella giungla urbana del centro di Milano. Un frammento di città vivo, dove tanti, cittadini e turisti, sono passati almeno una volta.  Un luogo riconoscibile, su cui si stagliano due grandi fronti ciechi, tipici dei palazzi milanesi, ravvivati dai dolcissimi disegni di Francesco Camillo Giorgino, il famoso street artist Millo. Un luogo che si distingue soprattutto per la cura e l’attenzione all’ordine, per la sua bellezza.

La “bellezza”, una parola che ricorre nei discorsi di Sebastiano Gravina, presidente onorario dell’associazione Giardino delle Culture New Order e capofila del comitato di quartiere XXII Marzo, che ha visto nascere questo luogo e tuttora se ne prende cura.

La donazione di un privato cittadino e il dialogo continuo con il Municipio 4 e con il Comune di Milano ha consentito nel 2014 di recuperare l’area. Una convenzione che ricalcava il percorso dei giardini condivisi ha consentito al comitato, insieme a due associazioni, Teatro Mangiafuoco ed E’-Vento, di realizzare in 3 anni più di 120 iniziative: concerti, laboratori, giochi, mercatini e feste di quartiere.

Alla fine del 2018, è stato avviato un nuovo percorso verso un patto di collaborazione, con la volontà dell’amministrazione di trasformare quest’area e liberarne l’energia potenziale che contiene.

Il giardino delle culture. Foto di Sebastiano Gravina

Il patto ha anticipato l’approvazione del Regolamento

Il patto è stato firmato a marzo di quest’anno dal Municipio 4 di Milano e dall’associazione Giardino delle Culture New Order, formata dal comitato di quartiere con l’associazione Artàmica, il Rotary Club, l’associazione Lions Club International, l’associazione Nazionale Carabinieri “Ugolini” di Milano e l’impresa Easi Group che si occupa della cura delle piante.

Il documento si configura come accordo sperimentale, anticipatorio del Regolamento dei beni comuni approvato tre mesi dopo dall’amministrazione comunale; un documento che però lascia soltanto intravedere il potenziale delle azioni e delle intenzioni dei cittadini firmatari, sui temi della rigenerazione di questo spazio e la sua trasformazione in un luogo di cultura, bellezza e solidarietà sociale.

Si tratta infatti di un atto ancora legato ai termini del paradigma verticale e non propri del principio di sussidiarietà orizzontale, facendo in generale più attenzione alle responsabilità di ognuno che alla natura e alla ricaduta sociale degli impegni che si assumono i cittadini.

D’altra parte, come ci conferma Alessandro Pellarin, presidente di Artàmica e capofila del patto, l’amministrazione collabora attivamente nella programmazione delle iniziative, con tutte le realtà coinvolte, nelle riunioni di coprogettazione mensili previste dal patto.

Il giardino vive anche grazie alle attività che ospita

“La sopravvivenza del giardino è dovuta ai numerosi partner che collaborano alla sua crescita attraverso il finanziamento delle attività” racconta ancora Alessandro. “Per questo presenteremo all’amministrazione un calendario di 18 mesi che comprenderà tutti gli eventi previsti, dalla musica, al ballo, all’hobbistica.” L’obiettivo è quello di accendere i riflettori su quanto si fa e quanto ancora è possibile fare, non solo per chiedere supporto burocratico o agevolazioni economiche alla realizzazione delle attività, ma soprattutto riconoscimento di queste iniziative che danno beneficio a tutta la comunità.

Foto di un evento musicale al giardino, organizzato da Bachelite CLab. Foto di Bachelite CLab

Si pensa già alla coprogettazione del nuovo patto

Il Giardino delle Culture non appare sufficientemente valorizzato da questo patto di collaborazione: un atto che ancora è focalizzato sui vincoli e sugli obblighi, piuttosto che sui principi e sugli obiettivi comuni che sono alla base del processo che ha rigenerato il giardino.

“L’approvazione del Regolamento ha veicolato maggiore fiducia fra amministrazione e cittadini, inducendo un vero e proprio cambio di paradigma nell’ambito del diritto amministrativo”, osserva Eugenio Petz, funzionario dell’Assessorato alla Partecipazione del Comune di Milano.

L’adeguamento al nuovo Regolamento dei beni comuni, previsto già alla firma del patto 7 mesi fa, significherebbe certamente un’importante evoluzione di questo processo di collaborazione: i momenti di incontro e coprogettazione con l’amministrazione possono diventare il contesto in cui approfondire i principi condivisi che rendono il Giardino delle Culture un bene comune, oltre che svolgere un’analisi mirata a una migliore gestione della vita del patto e ai suoi effetti sul rapporto tra istituzioni e cittadini nella cura della città.