C’è un numero da chiamare per contattare la Casa delle Donne, e non bastano uno o due tentativi. La linea è occupata a lungo, forse qualcuno sta chiedendo aiuto. Contrasto alla violenza, integrazione, orientamento ai servizi, ascolto e mediazione culturale sono alcuni dei motivi per cui l’8 marzo del 2014, in Via Aminale, nel centro di Terni, è stato inaugurato uno spazio per la cittadinanza attiva delle donne con Sportello antiviolenza. «Nel territorio umbro siamo un’eccezione, non ci sono altre Case delle Donne nella nostra regione, neppure a Perugia. Un sogno? Speriamo davvero che nascano molti altri luoghi come questo» raccontano Valentina Galluzzi, El Hassania Lakrad e Paola Gigante, presidente pro-tempore di “Terni Donne”, l’associazione di promozione sociale che gestisce la Casa.
L’associazione aveva proposto la strada del Patto…
La loro voce al telefono vibra con amarezza, c’è uno scoglio che gli impedisce di guardare oltre le pareti. La Casa rischia di non esistere più. Lo scorso gennaio, con una lettera, il comune aveva comunicato loro che il 31 dicembre successivo avrebbero dovuto consegnare le chiavi dei locali. «Un anno fa il comune di Terni ha deciso di mettere al bando lo spazio concessoci nel 2014 per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e di riassegnarlo. Durante questi mesi abbiamo fatto richieste e sottoscritto petizioni per salvare la Casa, anche con mobilitazioni di piazza. Lo scorso ottobre abbiamo presentato al nuovo assessore le circa 2000 firme ottenute, ma ci hanno ribadito che verrà rispettata la delibera del commissario e lo spazio verrà messo al bando». L’associazione, proponendo l’avvio e la definizione di un Patto di collaborazione, ha anche fatto riferimento al Regolamento dei Beni Comuni che il Comune di Terni ha sottoscritto nel 2015, ma senza ottenere dei risultati concreti: «Il Comune di Terni non ha una politica condivisa sui patti di collaborazione, in genere però lo utilizza per non spendere soldi pubblici in decoro e manutenzione ordinaria di parchi e aree verdi», è la risposta critica.
Il processo partecipativo e la condivisione
«Questa esperienza nasce come risultato di un processo partecipativo condiviso da molti soggetti in Rete. Associazioni, gruppi informali e gruppi di cittadine, attraverso iniziative di partecipazione, come gli Open Space, hanno messo a fuoco quali erano i bisogni e i desideri delle donne di Terni» spiegano le volontarie, «poi hanno fatto al comune una proposta per trovare degli spazi per costituire una Casa delle Donne, proprio come risposta alle riflessioni emerse dal percorso di partecipazione». Molteplici i servizi per le donne del territorio, e tutto è orientato alla promozione della solidarietà, del benessere e dell’autodeterminazione, con figure professionali e qualificate. Il tema centrale è forse lo sviluppo della consapevolezza di una libertà “integrale”: questo attraverso laboratori “espressivi” come quelli di canto, pittura o yoga, mediante iniziative politiche e socioculturali come mostre, presentazioni di libri, conferenze e incontri. Formazione, ma anche promozione dei talenti delle donne del territorio, con la presenza di uno spazio in cui è possibile lo scambio dei saperi e delle conoscenze.
E’ la Casa di tutte le donne
«La Casa fa orientamento ai servizi per tutte le donne che possono trovarsi in difficoltà per vari motivi » continuano le volontarie, per un supporto che accompagni la persona nei momenti di difficoltà economica o di solitudine, anche attraverso una mappatura delle opportunità e risorse presenti sul territorio e la creazione di una Banca del tempo, per il mutuo soccorso. Ad occuparsi dell’orientamento ai servizi è lo Sportello antiviolenza, che non solo accoglie e incontra le vittime, ma svolge anche una speciale attività di prevenzione. «Il nostro Sportello è aperto quattro giorni a settimana. Utilizziamo una metodologia particolare: riusciamo a conquistare la fiducia delle donne proprio attraverso i laboratori che proponiamo, come ad esempio quelli di cucito, maglia, o uncinetto. L’emersione del problema di solito avviene in gruppo, e lo Sportello fa attenzione particolare alle donne che manifestano problemi e ferite. Lo Sportello, quindi, lavora congiuntamente alle attività pratiche. Tutte le donne che lavorano nello Sportello sono qualificate e hanno concluso una formazione per essere operatrici antiviolenza». È una vera e propria attività di prevenzione della violenza: «Un conto è rivolgersi ad un centro con un problema ormai conclamato, un altro conto è attivarsi ad un’emersione precoce del problema, facendo attenzione a segnali anche minimi che denunciano il patimento di comportamenti violenti». Il servizio del Centro antiviolenza è sempre più chiamato in causa, infatti «è in aumento costante il numero delle donne che si rivolgono alla Casa delle Donne per lo Sportello di supporto, recentemente abbiamo avuto anche casi di donne molto giovani, soprattutto per il problema dello stalking».
E ora, si pensa al futuro
I locali della Casa delle Donne sono accessibili direttamente dalla strada e, anche grazie a ciò, è favorita l’accoglienza: «Ad esempio si avvicinano tante donne arabe, proprio perché questo è uno spazio visibile ma protetto, in cui possono entrare solo donne. Inoltre, attraverso le nostre attività, svolgiamo un servizio territoriale contro la tratta degli esseri umani».
Ora le volontarie di “Terni donna” aspettano di vedere se, e come, potranno partecipare al bando di assegnazione. E non è detto che la Casa delle Donne potrà continuare in futuro ad essere il punto di riferimento importante che, da ormai cinque anni, è per le donne di Terni e di tutta la regione.