L’associata Roma è una giovane associazione romana di recente costituzione che in poco tempo è riuscita a dare un bel contributo alla riflessione sullo “stato di salute” della Capitale: nata solo nel 2018 dall’idea di quattro giovani studenti universitari, ha già organizzato vari eventi, alimentando il dibattito sul futuro di Roma e su cosa fare, attivamente, per rilanciarla.
Ne parliamo in un’intervista con il co-fondatore Stefano Ferace, per farci spiegare chi sono, cosa fanno e cosa faranno. Stefano ha 21 anni, è appena tornato da un Erasmus a Parigi e studia Global Governance a Tor Vergata.
Come nasce l’idea di creare L’associata?
Crescendo, ci siamo resi conto delle tantissime realtà del territorio romano e di quanto esse possano contribuire allo sviluppo della nostra città.
L’idea nasce dalla volontà di voler dar una voce univoca alle tantissime realtà giovanili (e non solo giovanili) che compongono il mondo dell’associazionismo romano. Fare da amplificatore alle idee delle centinaia di ragazzi che contribuiscono giorno per giorno alla sopravvivenza della nostra città nei più svariati settori.
Come tante iniziative che nascono dal basso, anche la creazione della vostra associazione parte dalla condivisione di un’idea. È così? Chi sono i fondatori e chi ne fa parte adesso?
Il gruppo è stato fin da subito molto eterogeneo e l’amicizia, che lega tutti noi, si è alimentata durante lo sviluppato de L’associata. L’associazione ha una decina di fondatori che ancora collaborano in modo costante; ovviamente, essendo tutti studenti, è difficile essere sempre presenti, e proprio per questo ci dividiamo i compiti di volta in volta. Ci tengo a dire che da quando è stata fondata, il gruppo di persone che vi partecipano si è ampliato molto e si sono aggiunti tanti ragazzi e ragazze il cui contributo è risultato e risulta tuttora essenziale.
L’ambito universitario è uno dei campi più floridi per la nascita e la condivisione di idee e iniziative come quelle di cittadinanza attiva. Ugualmente l’apertura ad altri ambiti, può portare ad una maggiore consapevolezza e fioritura di idee. Pensate di aprirvi anche a realtà “anagrafiche” diverse? Avete creato una rete con altre realtà attive?
È vero, si può dire che siamo nati in università ma il nostro obiettivo non è creare una rete composta esclusivamente da giovani. I nostri eventi sono aperti a tutti e lo dimostrano le varie collaborazioni che abbiamo, per esempio con l’associazione Retake, una grande realtà che abbraccia molte fasce di età. Problemi come la viabilità, il sociale o la gestione dei rifiuti attanagliano tutti, e tutti possono, anzi devono, collaborare per tirar fuori Roma dal pantano; perché dovremmo parlare solo ai giovani?
Hanno avuto risalto sia l’evento del 14 aprile 2019, che l’evento al Campidoglio tenutosi il 13 dicembre (“Associazioni giovanili x Roma e x il Lazio”); immagino che la vostra attività non si sia limitata a incontri “istituzionali”. Quali altre iniziative avete fatto in questo breve periodo? Cosa pensate vi distingua da altre realtà già presenti su Roma?
Certamente non ci siamo limitati a tali incontri. Tutti gli incontri più istituzionali sono sempre preceduti e seguiti da un lavoro di discussione su tavoli tematici e di azione concreta.
In alcuni casi agiamo da raccordo tra più realtà ed in altri casi ci prendiamo carico di progetti in prima persona come su la “consulta dei comitati di quartiere in tutti i municipi”.
Oltre ai due grandi eventi de l’associata, abbiamo concretizzato il lavoro svolto su alcune tematiche con degli eventi specifici come il raduno a Corviale per affrontare il tema della forbice tra centro e periferie; alla Luiss invece abbiamo presentato il nostro progetto su come rendere più sostenibili le Mense scolastiche. Mi fermo qui che sono troppi, andate sul nostro sito e li trovate tutti! [ma sono molto attivi anche sulle pagine Facebook e Instagram].
Mi risulta che non abbiate un colore politico, indipendentemente dalle legittime credenze di ognuno di voi. Come associazione, vi riconoscete in qualche formazione politica attuale?
L’associata non è nata per fare una politica “partitica”, ma per essere uno strumento nelle mani delle varie realtà della Capitale per far emergere le problematiche della città e soprattutto per proporre delle soluzioni concrete alla politica locale. L’associata è politica nel senso più bello: va al di là delle frammentazioni dei partiti per spingersi nel profondo del dibattito politico e rispondere, insieme, ai bisogni della collettività.
Infine: quali obiettivi avete nel medio/lungo periodo?
Siamo un gruppo relativamente giovane, quindi il primo obiettivo reale è di portare a conclusione il progetto sulla consulta delle associazioni almeno in due municipi. Il sogno sarebbe di essere un filtro reale tra le istanze della gente e la politica. Essere insomma il filo conduttore tra due realtà che, ahimè, sono sempre più lontane.