La sezione “Ricerche”, su gentile concessione di Roberta Bartoletti e Franca Faccioli, pubblica il saggio “Public engagement, Local policies and Citizens’ participation: an Italian case study of Civic collaboration” (in Social Media + Society, July-September 2016: 1–11) che fa il punto sull’esperienza di public engagement avviata dal Comune di Bologna negli ultimi anni, tenendo conto di due scenari: quello dell’amministrazione condivisa e quello della tutela dei beni comuni. Le autrici presentano il loro studio con un breve articolo introduttivo che riportiamo di seguito.
La ricerca e il suo contesto
In questo testo viene raccontata la prima fase di una ricerca sull’esperienza di collaborazione tra amministrazione pubblica e cittadini nella città di Bologna. Principale obiettivo è analizzare forme, modalità e significati della partecipazione civica in un contesto urbano. L’analisi si colloca nell’ambito del dibattito sui possibili ruoli e sensi della partecipazione nello scenario definito dall’OECD (2009) public engagement e nella lettura contraddittoria che lo interpreta, da una parte, come una espressione del neoliberalismo che vuole garantirsi il consenso tramite procedure di ascolto che mirano tuttavia al processo di privatizzazione dei servizi, e dall’altra, come una modalità di sviluppo della sfera pubblica nella direzione di creazione di forme di open government, sulla base della diffusione delle pratiche di attivazione dei cittadini (Mayntz, 1998). Sullo sfondo, troviamo sia le ombre della disaffezione nei confronti della politica e più in generale della sfiducia dei cittadini nei confronti delle amministrazioni pubbliche, che vengono percepite come non affidabili nel tutelare il bene comune, sia i segnali di una tensione verso variegate forme di partecipazione e di impegno politico vissuto in prima persona (cfr. tra gli altri Demos & PI 2018, Donolo 2011, Moro 2013 e Sclavi 2003).
L’esperienza bolognese
Considerato questo contesto, prendiamo qui in esame l’esperienza di public engagement promossa dal Comune di Bologna che fa riferimento a due scenari principali: quello dell’«amministrazione condivisa» (Arena 1997) e quello della tutela dei «beni comuni» (cfr. tra gli altri, Ostrom, 1990 e Arena, Iaione 2012). Si tratta di una sperimentazione ormai consolidata di un rapporto di collaborazione tra amministrazioni pubbliche e «cittadini attivi» per la valorizzazione, la cura, il riuso di beni di interesse pubblico nella prospettiva di migliorare la qualità della vita nelle città. La collaborazione civica a Bologna è un caso di studio di rilievo perché rappresenta l’esperienza più matura a livello nazionale di amministrazione condivisa dei beni comuni. È la prima ad essere stata avviata con l’approvazione del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni” da parte del Comune di Bologna nel maggio 2014 e, soprattutto, presenta un grado di implementazione sufficientemente ampio da consentire una valutazione di quanto è stato realizzato finora e insight per gli sviluppi futuri anche delle altre città italiane che hanno adottato un regolamento analogo. Ricordiamo che a gennaio 2020, secondo il monitoraggio di Labsus, sono 209 le amministrazioni comunali che hanno approvato un Regolamento di amministrazione condivisa dei beni comuni, ma con gradi di applicazione molto diversificati.
Lo strumento che è stato sviluppato a Bologna per l’attuazione del Regolamento è il Patto di collaborazione, una forma di convenzione che regola il rapporto tra cittadini e amministrazione per la cura di uno specifico bene comune urbano individuato dal promotore, con responsabilità e impegni reciproci che vengono definiti caso per caso. Le esperienze di amministrazione condivisa e di collaborazione civica sviluppate nella città di Bologna sono state osservate in una prospettiva critica, cercando di evidenziarne potenzialità e limiti rispetto all’impatto che possono produrre sia sulle politiche e sui processi interni della pubblica amministrazione, sia sull’empowerment dei cittadini e sul rafforzamento della partecipazione. Le domande principali della ricerca sono:
- Le politiche di collaborazione civica cambiano e ridefiniscono le modalità di partecipazione civica?
- Quali strumenti di comunicazione caratterizzano le esperienze di collaborazione civica? In particolare quale è il ruolo assegnato alla piattaforma Comunità per lo sviluppo dell’impegno e della partecipazione civica?
Nella prima fase della ricerca, raccontata in questo articolo, questi aspetti vengono analizzati dal coté dell’amministrazione attraverso interviste a tutti i referenti istituzionali coinvolti nelle attività di public engagement, mentre la voce dei cittadini viene ascoltata nella seconda fase dell’indagine, attualmente in corso, attraverso la raccolta di trenta interviste a responsabili di progetti di valorizzazione di aree della città – espressione di associazioni o di cittadini singoli – accettati dal Comune di Bologna e sia realizzati, che in corso di svolgimento.
Riferimenti bibliografici
- Arena, G. (1997). Introduzione all’amministrazione condivisa [Introduction to Collaborative Governance]. Studi parlamentari e di politica costituzionale 3°-4° trimestre, 117-118, 29–65
- Arena G., Iaione C. (a cura di) (2012) L’Italia dei beni comuni, Carocci, Roma
- Demos & PI. (2018). Gli Italiani e lo Stato, Rapporto 2018
- Donolo C. (2011), Italia sperduta. La sindrome del declino e le chiavi per uscirne, Roma, Donzelli Editore
- Mayntz, R. (1998). New challenges to governance theory (Jean Monnet Chair Paper RSC No 98/50). European University Institute
- Moro G. (2013), Cittadinanza attiva e qualità della democrazia, Carocci, Roma
- Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD). (2009). Focus on citizens: Public engagement for better policy and services. Paris, France
- Ostrom, E. (1990), Governing the commons. The evolution of institutions for collective action, Cambridge, UK: Cambridge University Press
- Sclavi M. (2003), Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano