Stiamo vivendo in una crisi culturale permanente, gli spazi di cittadinanza si stanno rapidamente riducendo e in tutta Italia migliaia di comunità e organizzazioni stanno rispondendo attraverso azioni culturali collaborative.
cheFare, agenzia per la trasformazione culturale, ha lanciato l’11 febbraio scorso laCall to Action: un questionario pubblico rivolto a tutti i nuovi centri culturali, gli operatori culturali e i frequentatori di spazi culturali d’Italia pensato per tracciare una mappatura nazionale di queste realtà in tutto il paese.
laCall to Action è realizzata con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo che, traendo spunto dall’agenda 2030 pensa ai nuovi centri culturali quali spazi che non sono solo di cultura ma anche di cittadinanza attiva, per questo motivo le aree di interesse iniziali sono il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria. L’iniziativa ha inoltre il supporto della Fondazione Unipolis ed è online dall’11 febbraio 2020 all’indirizzo: www.che-fare.com/call-to-action.
I nuovi centri culturali
In Italia ci sono nuove reti culturali nate in risposta alla crisi economica del 2008. Da oltre 10 anni, migliaia di organizzazioni portano avanti pratiche culturali collaborative basate sulla partecipazione e sull’attivismo nelle città e nelle campagne, al Sud come al Nord.
Queste reti, pratiche e organizzazioni si incontrano nei nuovi centri culturali, frequentati da decine di migliaia di persone. Stiamo parlando di luoghi come makerspace, biblioteche sperimentali, spazi rigenerati, community hub, residenze d’artista e Fablab.
Queste comunità, luoghi ed organizzazioni affrontano sfide simili con strumenti diversi. Insieme, i nuovi centri culturali e le loro comunità sono una delle ossature civiche dell’Italia.
Un percorso nazionale
I nuovi centri culturali sono spazi di confronto, di scontro e di trasformazione. Il lavoro che svolgono è inestimabile ma è necessario fare di più per sostenerli. “I nuovi centri culturali costituiscono presidi di innovazione civica di fronte alle complessità di nuove demografie, nuovi panorami interculturali, nuovi bisogni e nuovi desideri,” spiega Bertram Niessen, direttore di cheFare, in un articolo sui nuovi centri culturali, “nel farlo, sviluppano visioni ed ipotesi operative per rispondere all’assottigliamento dei legami e alla crisi della politica.”
Sostenere i nuovi centri culturali significa superare gli ostacoli economici e pratici che li hanno limitati fino ad ora: dobbiamo condividere strumenti, conoscenze ed esperienze. Abbiamo bisogno di una presa di coscienza collettiva.
Stiamo lavorando ad un progetto per fare di più e con un approccio sempre più organizzato. Vogliamo unire le forze con tutti i nuovi centri culturali d’Italia. La prima tappa di questo percorso sarà realizzata nell’area del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta nella primavera 2020 ed avrà come tema la Partecipazione. Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà e la webzine di cultura teatrale Ateatro sono partner di rete de laCall to Action e supportano la diffusione e la promozione dell’iniziativa.