L’imprevedibilità è la cifra del vivere quotidiano di ciascuno. Lo stiamo sperimentando dolorosamente sulla nostra pelle, noi cittadini d’Italia, da nord a sud. Quindici giorni dopo i festeggiamenti con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Fiera di Padova del 7 febbraio, per l’apertura dell’anno da Capitale Europea del Volontariato della città patavina, proprio il Veneto piangeva la prima vittima italiana del Coronavirus. Se c’è una sfumatura d’indole tutta nostrana questa è, però, la capacità di resistenza e solidità negli ideali positivi. “Ricucire insieme l’Italia”: è questo l’invito che la città di Padova intendeva, e intende ancor più in questi giorni di emergenza, rivolgere alla cittadinanza, al Paese e all’Europa, per un anno in cui erano previsti percorsi di rigenerazione urbana e progetti per il bene comune, nell’ottica di una “rigenerazione” in chiave educativa, inclusiva e sostenibile dell’idea di Italia. Messaggi e obiettivi che si coprono oggi di una potenza non prevista, ma ancor più significativa.
«Forse la parola giusta è “spaesamento”, siamo tutti un po’ spaesati in questo momento. Speriamo che duri poco, ma ho l’impressione che non sarà poi così poco. La cosa è assolutamente inedita per tutti noi» racconta Emanuele Alecci, presidente del Centro Servizi per il Volontariato (Csv) di Padova e responsabile del team organizzativo di Padova Capitale Europea del Volontariato 2020.
«Le cose si sono fermate, alcuni tavoli di riflessione e progetto previsti inizialmente stanno continuando in forme un po’ diverse, su skype e videoconferenze» continua Alecci. Il virus ha colpito forte gli animi, ma non sta abbattendo il desiderio di centinaia di donne e uomini di mettersi a servizio degli altri, per alleviare la fatica della quotidianità in qualsiasi modo. Racconta Alecci: «Moltissime persone ci hanno dato disponibilità per fare volontariato in questi giorni, oltre alle varie organizzazioni che già lo fanno. Abbiamo aperto a Padova questo volontariato civico, direttamente gestito dal comitato Padova 2020: dobbiamo capire come indirizzare queste persone, perché i problemi ci sono e dobbiamo capire come fare. Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non ha mai citato il volontariato nei decreti e volevamo capire come questa cosa qui possa essere risolta».
Il viaggio che ha portato a Padova 2020, prima che tutto andasse su altri binari…
«È stato un percorso di grande coinvolgimento per l’intera città che ha deciso di candidarsi. È la prima volta da quanto è stato emanato questo concorso continentale che una città italiana diventa capitale. Questa cosa ci ha fatto molto piacere e non solo per Padova, perché si tratta anche un riconoscimento per tutto il volontariato italiano. Si deve fare in modo che diventi un’occasione di grande crescita per tutti, per costruire anche nuovi percorsi con le amministrazioni pubbliche. Può essere un momento fondamentale per andare a riscrivere una nuova “grammatica della solidarietà”, secondo me. Per aggiungere qualche parola in più e fare in modo di dare il giusto spazio al volontariato».
Al cuore del sogno per Padova 2020, i temi della comunità, dello sviluppo sostenibile e della cittadinanza attiva. Considerazioni che, verrebbe da dire, non possono che amplificarsi nella più recente attualità in cui siamo immersi. «Da molti mesi – racconta Alecci – nella mia città centinaia di persone si stavano incontrando in sette grandi tavoli di riflessione su sette grandi questioni di sviluppo sostenibile, pensando ad attività culturali e progetti per la città. Questa pratica di partecipazione è una delle tante cose che stiamo lasciando in questa città, e secondo me potrebbe essere anche replicabile in altri luoghi d’Italia». Tutto fermo per ora, ma la condivisione delle idee per fortuna non ha bisogno di sale affollate, basta un pc ed una connessione ad internet. Forse la lentezza di questo tempo può rivelarsi l’alleato in più.
Il volontariato fondativo già dalla Costituzione
Il capo dello Stato, il giorno della cerimonia di apertura di Padova 2020, ha sottolineato come il volontario rappresenti il «corpo intermedio della Repubblica». Appello alla partecipazione e alla responsabilità di ciascuno per il bene della collettività, che è stato ribadito con passione lo scorso giovedì 5 marzo, nel discorso di Mattarella alla nazione in stato d’emergenza. «Questa cosa è chiara già dalla Costituzione – continua il presidente di Csv Padova – ma il fatto che il presidente l’abbia messo al centro del suo discorso all’inaugurazione di Padova Capitale è straordinario. Quel discorso va esaminato e riletto con grande attenzione, credo che sia una delle prime volte, nella storia della Repubblica italiana, che un Presidente entri nel merito di questi temi in maniera così forte. Questa sottolineatura del grande valore della gratuità, incarnato dal volontariato quale corpo intermedio fondamentale, ha un grande valore. Bisognerà fare in modo che queste parole divengano vita e progettualità: con quel discorso il volontariato diventa fondamentale per il futuro del nostro Paese. “Ricucire l’italia”, come abbiamo voluto chiamare la grande inaugurazione, non è una cosa che parte solo dal volontariato ma può essere fondamentale per unire tutti gli altri in modo da ricucire davvero questo Paese con le parole e con i fatti».
Città ferita, ma che non si ferma
Padova è ferita, come tutta Italia, ma il Volontariato non si ferma. Anche il Papa, lunedì 9 marzo, ha voluto far sentire la sua vicinanza ad una città che era pronta per vivere un anno speciale, con una lettera alla redazione de “Il Mattino di Padova”: «Sono a conoscenza – dice Papa Francesco – che questo è l’anno di “Padova Capitale Europea del Volontariato 2020”. Questa situazione di pericolo (…) è anche un’occasione per vedere di che cosa sono capaci gli uomini e le donne di buona volontà. Volontà è un termine che richiama il volontariato: un tema che per tutto quest’anno si abbina a Padova. Per la vostra città è un’occasione meravigliosa di raccontare al mondo il vostro DNA fatto di uso generoso del tempo e di condivisione dei talenti». Il Pontefice ha voluto che fosse proprio la parrocchia della Casa di Reclusione della città, il “Due Palazzi”, a proporre al mondo le quattordici stazioni della tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo: «In questo momento – di gioia per il riconoscimento europeo e di fatica a causa di questa situazione di pericolo – desidero anch’io unirmi a voi condividendo questa bella pagina di carità». Volontariato, dunque, come veicolo straordinario di formazione ed educazione delle coscienze: «Io ho sempre avuto una visione educativa del volontariato – conclude Alecci – per me rappresenta uno strumento educativo, è una delle sue funzioni principali. Non ci si scopre cittadini più solidali, più impegnati e partecipi una volta adulti, se non si è stati educati a questo sin da piccoli. Uno non diventa volontario all’improvviso. A Padova sono più di quindici anni che abbiamo attività di promozione del volontariato nelle scuole, e già nella scuola primaria si possono avviare percorsi di accompagnamento al volontariato, all’impegno e alla solidarietà».