La sezione “Ricerche” pubblica la tesi di laurea magistrale di Rachele Benedetti, che conduce una ricerca sugli usi civici, analizzando alcune esperienze che hanno avuto luogo nel territorio laziale, in particolare, a Manziana e ad Allumiere. Con il presente lavoro di ricerca, l’Autrice individua quali usi civici tali territori permettono di praticare, osservando, inoltre, se e come queste pratiche riescono ad apportare benessere alla comunità.
Gli usi civici: un ricco patrimonio storico e ambientale
Gli esiti positivi di consuetudini sedimentate e consolidate nel tempo possono talvolta suggerire soluzioni e modelli virtuosi da seguire. È questo il caso degli usi civici, fenomeni che affondano le radici in epoche remote e più specificamente nella necessità di soddisfacimento dei bisogni primari da parte di una comunità attraverso l’utilizzo della terra principalmente di natura collettiva. Ad oggi l’osservazione di queste realtà può farci scoprire un funzionale modello di valorizzazione dell’identità territoriale e di salvaguardia ambientale, fattori determinanti per combattere il disorientamento sociale ed economico contemporaneo.
Il contesto italiano è sempre stato caratterizzato da una forte varietà nelle pratiche di uso civico, adattatasi alle infinite sfumature geomorfologiche presenti nel nostro Paese, nonché alle differenti evoluzioni storiche e politico-giuridiche che lo hanno riguardato. I risvolti eterogenei che ne sono conseguiti sono un segno evidente dell’adeguamento alle complessità geografiche operato da parte delle comunità, che, leggendo e interpretando le caratteristiche ambientali del territorio, hanno saputo costruirvi intorno anche la propria identità sociale, sviluppando strategie di utilizzo e gestione dei beni estremamente sostenibili e altamente riproducibili. L’interazione tra la comunità locale, la terra e tutti i suoi elementi, diluita in un tempo rilassato e rispettoso degli equilibri naturali, ha fatto sì che tra uomo e natura si stabilisse un legame armonioso e reciproco di appartenenza e scambio. Infatti, il rifiuto dell’esclusivo dominio antropocentrico nell’utilizzo del bene ha permesso a quest’ultimo di conservarsi e di perdurare intatto, ma intriso di tipicità fino ai nostri giorni.
Ci troviamo dunque di fronte a un fenomeno territoriale a tutti gli effetti, che è stato in grado di operare anche autonomamente ̶ o tutt’al più con un flebile supporto istituzionale ̶ , e ha avuto il merito di garantire sopravvivenza alle comunità e un utilizzo democratico dei beni e del territorio. Questo fa degli usi civici un ricco patrimonio storico e ambientale fortemente orientato al futuro.
L’esempio di Manziana e Allumiere
Un esempio di pratiche virtuose e particolarmente innovative riguardo l’uso civico può essere rintracciato all’interno della regione Lazio ed è costituito dai domini collettivi di Manziana e Allumiere, due piccole città in provincia di Roma al confine con il viterbese.
La vastità del patrimonio collettivo, amministrato dagli enti locali conosciuti come Università Agrarie e Amministrazioni Separate dei Beni ad Uso Civico (ASBUC) e gestito attraverso i diritti di uso civico, ha permesso una crescita notevole del benessere delle due comunità e un forte sviluppo dei loro territori.
La varietà morfologica dell’area, caratterizzata da diverse tipologie di paesaggio, prevede usi civici che spaziano dal legnatico al pascolo, dalle coltivazioni autoctone all’uso del bosco, e le Università Agrarie (UA), coadiuvate dall’attiva partecipazione delle comunità, sono riuscite ad impiegare responsabilmente queste ricchezze, innescando modesti circuiti economici locali e progetti di riqualificazione e tutela ambientale.
L’Azienda agricola di Allumiere ̶ di proprietà dell’Università Agraria ̶ contribuisce alla gestione del territorio, attraverso la coltivazione di prodotti di agricoltura biologica e grazie a delle pratiche di allevamento di specie autoctone estremamente sostenibili, la cui carne viene distribuita anche mediante le piccole attività commerciali del territorio. Coltivazioni di grano, implementate in tempi più recenti, hanno inoltre dato vita a una piccola filiera di produzione di farina e pasta. Oltre all’attività dell’azienda l’uso civico ha permesso a molti membri della comunità, interessati alla piccola imprenditorialità, di avviare dei progetti utilizzando responsabilmente il bene territoriale.
La comunità di Manziana, trovandosi ad amministrare un patrimonio collettivo meno esteso e morfologicamente differente da quello di Allumiere e di molte altre realtà del Lazio, sta amministrando i propri domini collettivi attraverso pratiche diffuse di uso civico come il legnatico e il pascolo, ma soprattutto attraverso progetti particolarmente innovativi di tutela ambientale e riqualificazione di beni.
Nello specifico la bonifica e riconversione della Solfatara di Manziana in impianto di trasformazione del legno proveniente dalla manutenzione ordinaria del bosco di Macchia Grande ̶ progetto tutt’ora in via di realizzazione ̶ , rappresenta una perfetta coniugazione tra elementi arcaici e innovazione tecnologica.
Entrambe le realtà sono state in grado di leggere le peculiarità territoriali e di conciliarle con le esigenze delle proprie comunità. L’uso civico in questi casi esemplari costituisce uno stimabile modello di rispetto, sostenibilità e coesione territoriale.
Verso l’autonomia
Sebbene l’evoluzione normativa in materia sia stata nel tempo lungamente silente e talvolta ostruzionista nella regolamentazione degli usi civici, il recente riconoscimento dei domini collettivi e dei diritti su di essi praticati con la Legge 168/2017 ne sancisce definitivamente l’importanza e la funzionalità, dando voce e strumenti a realtà che, plasmandosi esclusivamente su approcci bottom up, hanno una conoscenza delle necessità reali, concrete e ricche di consapevolezza della comunità e del territorio.
Proprio al riguardo il principio di sussidiarietà, del quale molti enti locali e amministrazioni separate dei beni ad uso civico si avvalgono, diventa uno strumento cruciale per ottenere visibilità e dar voce all’iniziativa delle comunità. L’indipendenza nelle scelte permette un’azione sempre più mirata delle politiche locali legate ai beni collettivi. La possibilità di avere accesso a fondi senza dover necessariamente coinvolgere soggetti intermediari, l’opportunità di dialogare con i diversi livelli di sovranità per proporre progetti di rivalutazione territoriale che aderiscano perfettamente alle esigenze del luogo, come testimoniano realtà come Manziana e Allumiere, rappresentano un modo per molte piccole realtà, incastrate e subordinate ad amministrazioni comunali troppo spesso noncuranti e negligenti, di riscattarsi e riprendere in mano politiche che possono fare realmente la differenza.
Gli usi civici sono fenomeni che hanno sempre rivendicato il proprio spazio, è intrinseco alla loro natura. Anche in assenza di una vera e propria legislazione in materia hanno continuato ad esistere e persistere in molti contesti, sopravvivendo alla complessità di molte epoche storiche.
Oggi più che mai, grazie alla sussidiarietà e all’evoluzione giuridica in materia, l’autonomia dei domini collettivi e degli usi civici viene sancita ufficialmente, promuovendo un percorso da seguire nella creazione di un avvenire migliore per le generazioni future e più onesto e democratico per chi si ritrova a vivere il presente.
Ripensare il nostro futuro alla luce di esperienze passate già testate è quindi possibile e potrebbe in molti casi fare davvero la differenza.