L’emergenza Covid-19 ha provocato necessariamente la nascita di nuovi bisogni all’interno delle singole comunità dando vita a nuove esperienze di cittadinanza attiva, fatte di relazioni e interventi utili al perseguimento dell’interesse generale attraverso la cura di Beni comuni immateriali quali il benessere e la sicurezza dei cittadini.
Tra queste esperienze, nato appositamente per far fronte al momento, rientra sicuramente il Patto di collaborazione firmato tra l’Unione della Romagna Faentina e un gruppo informale di cittadini del comune di Solarolo.
Cos’è l’Unione della Romagna Faentina
Parliamo di un ente territoriale che raggruppa più comuni in Emilia Romagna e che nell’estate 2017 ha avviato il percorso di adozione del Regolamento quando il progetto “Patto di governance collaborativa”, presentato dall’Unione, si è collocato al primo posto nella graduatoria per il sostegno ai percorsi di partecipazione.
In questo modo i cittadini dei sei Comuni che nel 2009 diedero vita all’Unione – Brighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme e Solarolo – dal primo gennaio 2019 hanno a disposizione uno strumento che permette loro di prendersi cura dei beni comuni di questi luoghi e favorire la loro partecipazione civica.
Tale percorso ha avuto una grande portata innovativa: per la prima volta più Comuni messi insieme hanno deciso di unire le proprie forze, fare rete e attribuire a un ente sovracomunale le funzioni in merito alla disciplina delle azioni di Amministrazione condivisa.
Il patto di Solarolo
Sottoscritto lo scorso 8 maggio e con durata prevista fino alla fine dell’anno, il patto di Solarolo si è posto l’obiettivo di favorire il più possibile il benessere e la sicurezza degli abitanti di Solarolo durante il periodo di emergenza sanitaria soprattutto attraverso attività di assistenza alla popolazione.
In particolare i motivi che hanno spinto i cittadini a impegnarsi per la propria comunità sono stati: contrastare la solitudine e l’abbandono delle persone più fragili (soprattutto anziani e minori) che l’emergenza sanitaria e il lockdown hanno messo a maggior rischio a causa dell’isolamento vissuto; supportare la frequentazione, in sicurezza, degli spazi pubblici; favorire l’aumento del senso civico incentivando i concittadini nel prendersi cura della comunità; e, infine, garantire la distribuzione di materiali di prevenzione (come DPI, igienizzanti eccetera) e di eventuali generi di prima necessità operando sempre in condizioni di massima sicurezza.
Concretamente, il gruppo informale di cittadini attivi si è impegnato a svolgere un ruolo di assistenza con alcuni organi istituzionali e corpi di volontariato locali. Le attività condivise dal Patto infatti prevedono: la preparazione dei plichi e delle buste contenenti DPI e igienizzanti da consegnare direttamente ai cittadini in collaborazione con il personale dell’Unione della Romagna Faentina; la cooperazione con la Polizia Municipale e i volontari della Protezione Civile per quanto riguarda la regolazione dei flussi di persone che accedono a spazi pubblici come parchi e giardini; organizzare il servizio di prestito bibliotecario predisponendo buste contenenti i libri in collaborazione con il personale del Settore Cultura e Promozione economica dell’Unione; procedere alla consegna a domicilio di generali alimentarli e medicinali in collaborazione con il Settore Servizi alla Comunità; supportare le attività di contatto e monitoraggio telefonico delle persone più vulnerabili e a maggior rischio isolamento.
Per agevolare gli interventi del gruppo informale dei cittadini, l’Unione si è impegnata a garantire soprattutto la formazione degli stessi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro oltre alla previsione di una copertura assicurativa per responsabilità civile verso terzi e prestatori d’opera per i rischi connessi allo svolgimento delle attività.
I protagonisti del patto di Solarolo
Per approfondire la singolare esperienza di Solarolo abbiamo contattato il dottore Andrea Piazza, Capo Servizio Affari Generali Valle del Senio e responsabile dell’Unione per la costruzione e la firma dei Patti di collaborazione.
Dottor Piazza, grazie al Patto, sono state organizzate attività e azioni di intervento con corpi istituzionali e di volontariato che forse non erano mai stato coinvolti in una collaborazione con i cittadini. In che modo i cittadini attivi hanno collaborato con la polizia municipale e la protezione civile? Ci può raccontare qualche esempio?
«Il patto di Solarolo nasce da una disponibilità di una decina di giovani e giovanissimi cittadini, tutti under 25, a collaborare nell’emergenza Covid-19, disponibilità segnalata all’ufficio di Unione che in tale frangente raccoglieva le chiamate e mail di associazioni e singoli cittadini che si dichiaravano disposti a prestare attività segnalate dall’ente. Se in molti Comuni dell’Unione tali attività hanno coinvolto gruppi formali ed associazioni già costituite, a Solarolo si è sperimentato il coinvolgimento di un gruppo informale di cittadini, creatosi ad hoc. Le attività concretamente portate avanti sono state: assistenza nell’imbustamento di oltre 7.000 mascherine chirurgiche fornite dalla Regione Emilia-Romagna per una distribuzione alla popolazione; distribuzione ad un segmento della popolazione individuato dall’amministrazione comunale (anziani soli) di una porzione di tali mascherine tramite consegna in buchetta; consegna a domicilio di libri della biblioteca comunale durante la fase di chiusura al pubblico. Per quanto riguarda le azioni ipotizzate in supporto alla Polizia Municipale o alla Protezione Civile che si ipotizzavano in fase di stesura del Patto (aiutare nell’afflusso e deflusso di pubblico durante mercati ed altri eventi pubblici), al momento non vi è emerso un bisogno concreto nella realtà locale in questione»
Quali sono stati gli aspetti positivi e le criticità delle collaborazioni?
«A mio avviso l’aspetto positivo è stata la risposta autonoma di giovani, che in un momento di difficoltà, si sono resi disponibili senza indugi per aiutare la comunità. Le criticità riguardano la continuità nelle azioni di collaborazione: al momento, dato il ritorno ai normali carichi di lavoro, studio e attività sportiva svolta dai giovani, non è facile pensare a un mantenimento di questa collaborazione una volta terminata l’emergenza Covid-19»
Volendo fare un bilancio, a distanza di poco più di un mese dalla firma, quali sono stati i risultati in termini di cittadini attivi coinvolti e persone beneficiarie in numero? Si tratta esclusivamente di cittadini di Solarolo o anche di altri comuni dell’Unione?
«I dati sono questi: 11 cittadini coinvolti nelle azioni previste dal Patto; circa 120 persone beneficiarie della distribuzione diretta delle mascherine a domicilio (anziani soli); circa 70 persone beneficiarie del prestito di libri a domicilio; tutto il resto della popolazione che ha ricevuto le mascherine impacchettate passando a ritirarle presso il Comune (circa 1.200 cittadini)»
Curiosi di scoprire come sia nata l’intenzione di un gruppo di giovani cittadini nel dare la propria disponibilità ad aiutare i concittadini di Solarolo, abbiamo fatto qualche domanda anche a Carlo Felice Pullè, giovane imprenditore di Solarolo e referente del gruppo informale firmatario del patto.
Come è nata l’esperienza? Quali sono stati gli elementi positivi e le criticità?
«L’esperienza è nata perché mi sentivo di dover fare qualcosa durante l’emergenza e aiutare la mia comunità, anziché stare a casa senza fare nulla. Sapevo che da solo avrei potuto fare poco e così ho coinvolto la squadra di calcio della nostra parrocchia (San Sebastiano, ndr). Di criticità ce ne sono state poche: tutti volevamo darci da fare e metterci a disposizione per aiutare Solarolo, anche se magari con piccoli gesti. Mentre gli elementi positivi sono stati sicuramente il grande gioco di squadra, il ritrovarsi tutti coesi e l’organizzazione che c’è stata per permetterci di intervenire nelle attività in cui siamo stati coinvolti»
Come stanno continuando oggi le attività visto che il lockdown è finito?
«In realtà, una volta finito il lockdown, diciamo che non c’è stato più bisogno del nostro supporto per quel tipo di attività e anche al Comune sono riusciti a organizzarsi per intervenire in autonomia. Poi c’è da dire che nel momento in cui siamo tutti tornati pian piano alla normalità – chi a lavoro e chi allo studio – avremmo avuto anche meno tempo a disposizione. Ovviamente ciò che abbiamo detto al sindaco è che noi come gruppo, qualora ci fosse bisogno di aiutare Solarolo in altre occasioni, siamo tutti a disposizione».