Prendersi cura dei beni comuni. Un patto fra cittadini e istituzioni per far ripartire l’Italia
Pubblichiamo l’INTRODUZIONE al nuovo libro di Gregorio Arena

I custodi siamo noi. E la bellezza, ovviamente, è l’Italia. Ne siamo i custodi perché noi non siamo i proprietari del mondo bensì, appunto, solo i custodi. Abbiamo ricevuto il pianeta e questo nostro meraviglioso Paese in eredità dalle generazioni che ci hanno preceduto e abbiamo il dovere di tramandarlo a chi verrà dopo di noi in condizioni uguali o migliori di quelle in cui l’abbiamo ricevuto. Questo significa che dobbiamo essere “custodi attivi”, che non dobbiamo limitarci a vigilare sulla conservazione dell’esistente ma dobbiamo invece impegnarci nella cura dei beni che ci sono stati affidati, tanto più in un Paese come l’Italia, unico al mondo per varietà di paesaggi, storie, culture, bellezze di ogni genere, tanto che noi italiani possiamo dire senza sembrare presuntuosi che l’Italia intera è patrimonio dell’umanità.

Questo libro, sulla base delle esperienze compiute dall’autore per anni con migliaia di cittadini e associazioni, spiega in maniera semplice come si fa ad essere “custodi attivi” prendendosi cura ciascuno del proprio “frammento” di Italia, in modo che alla fine l’Italia intera sia oggetto delle cure di noi cittadini, affiancando le istituzioni nello sforzo per la ripartenza del Paese.
Non è un’utopia, anzi, sta già succedendo da anni ma pochi se ne sono accorti. In tutto il Paese, da nord a sud, nelle grandi città come nei borghi, decine di migliaia di cittadini si stanno prendendo cura di parchi, scuole, piazze, beni culturali, teatri, sentieri, spiagge, boschi, aree abbandonate e tanti altri beni pubblici sia materiali, come quelli appena citati, sia immateriali, come la legalità, la memoria collettiva, i canti popolari o i dialetti.

Immaginate di volare sopra l’Italia di notte e di guardare fuori dal finestrino dell’aereo. Vedrete sotto di voi tanti puntini luminosi. Ebbene, immaginate che ciascuno di quei puntini luminosi sia un gruppo di cittadini che si sta prendendo cura di un bene pubblico nel proprio quartiere o nel proprio paese. Ognuno di loro sta facendo un lavoro utilissimo, migliorando la qualità della vita propria e quella di tutti gli abitanti del quartiere o del paese, ma il problema è che questi gruppi di cittadini non si conoscono fra di loro e dunque, non essendoci trasferimento di esperienze, sprecano una quantità enorme di energie ripetendo gli stessi errori.
Fra questi, in particolare, quello di non sapere che da una ventina d’anni l’ordinamento giuridico non soltanto riconosce ai cittadini il diritto di prendersi cura dei beni pubblici, ma addirittura impone alle amministrazioni di sostenerli in questa loro meritoria azione di cura anziché, come spesso accade, ostacolarli con mille cavilli burocratici.

Uno degli scopi di questo libro consiste dunque nel cercare di “unire i puntini luminosi” per creare una grande rete su scala nazionale che consenta lo scambio di esperienze, informazioni e competenze fra tutti coloro che, per loro libera scelta, desiderano prendersi cura dei beni pubblici materiali e immateriali, stipulando un patto con le istituzioni per far ripartire l’Italia.
Naturalmente la rete è solo lo strumento. Il sogno è quello di un intero Paese che si prende cura di sé stesso e dei suoi beni pubblici, liberando le infinite energie nascoste nelle nostre comunità per vivere meglio tutti. D’altro canto, se non ci prendiamo cura noi del nostro Paese, chi altri dovrebbe farlo?

Se lo decidiamo, possiamo far ripartire il Paese investendo non soltanto sulla produzione e consumo di beni privati, come nel secondo dopoguerra, bensì soprattutto sulla cura e lo sviluppo dei nostri poveri e malmessi beni pubblici.
I cittadini che da anni si stanno prendendo cura di spazi e beni pubblici dimostrano che si può fare, così come lo dimostra il nostro lavoro sul campo negli ultimi quindici anni, volto a consentire a questi “custodi attivi” di operare dentro un quadro di regole semplici e chiare. Ma lo dimostra anche l’interesse dimostrato verso questa nostra esperienza da amministratori e studiosi stranieri, perché anche in altri Paesi i cittadini desiderano diventare “custodi della bellezza” e guardano all’Italia come modello.

Questo libro riprende e prosegue il discorso iniziato nel 2006 con Cittadini attivi, scritto solo cinque anni dopo l’introduzione in Costituzione del principio di sussidiarietà orizzontale (art. 118, ultimo comma), quando ancora non era prevedibile la crescita rapidissima delle attività di cura condivisa dei beni pubblici che ci sarebbe stata di lì a poco, grazie anche ad un’iniziativa di Labsus che nel 2014 ha rivoluzionato i rapporti fra cittadini e amministrazioni.
Sarebbe stato comunque necessario aggiornare le analisi contenute in Cittadini attivi per tener conto degli incredibili cambiamenti avvenuti nel frattempo in questo campo. Ma la pandemia, innescando una crisi economica e sociale la cui portata ancora non siamo in grado di misurare, ci ha fatto sentire la responsabilità e l’urgenza di mettere a disposizione conoscenze, esperienze e strumenti che riteniamo potrebbero essere utili per la ripartenza del Paese.

Questo dunque è un libro volutamente breve, scritto con un linguaggio il più possibile semplice e chiaro per rivolgersi ai tanti cittadini che non hanno particolari competenze né molto tempo ma vorrebbero ugualmente fare qualcosa di utile per se stessi e per il proprio Paese, senza però entrare a far parte di un’organizzazione che richieda l’assunzione di impegni e responsabilità duraturi nel tempo.
Per questo il primo capitolo contiene innanzitutto una sintetica descrizione del quadro complessivo al cui interno si colloca la proposta di una seconda ricostruzione fondata sulla cura condivisa dei beni pubblici, attraverso la costituzione della rete dei “custodi attivi”. Se non si ha tempo, per capire il senso della proposta basta leggere soltanto questo primo capitolo.
I capitoli successivi trattano invece degli strumenti tecnici per diventare “custodi attivi”, alleati delle amministrazioni nella cura dei beni pubblici. Sono strumenti di tipo giuridico perché i principali ostacoli ai “custodi attivi” sono di tipo burocratico. Per questo Labsus ha predisposto e promuove da anni gli strumenti di cui si parla nel secondo, terzo e quarto capitolo, già utilizzati con successo in oltre 200 città da decine di migliaia di cittadini. Sono strumenti semplici: un regolamento comunale-tipo e atti amministrativi chiamati “patti di collaborazione”. Eppure, nella loro semplicità, stanno rivoluzionando il rapporto fra cittadini e amministrazioni a livello locale.
Infine, l’ultimo capitolo spiega la “magia” per cui quando un gruppo di cittadini si prende cura di un bene pubblico, materiale o immateriale, quel bene diventa un “bene comune”, cioè un bene “nostro”, di cui tutti possono prendersi cura.

Sparsi nel testo ci sono link che rimandano ad altri articoli o ad altri siti. Hanno una funzione di servizio al lettore, per consentire a chi lo desideri l’approfondimento di un determinato tema o la verifica di quanto detto nel testo.

Quando avrà finito di leggerlo troverà nell’ultima pagina del libro un link tramite il quale potrà non soltanto farmi avere il suo giudizio, che ovviamente mi interessa molto, ma soprattutto potrà raccontarmi esperienze simili a quelle di cui si parla nel libro e farmi avere suggerimenti, critiche e proposte di integrazione. Per parte mia mi impegno a leggere tutte le osservazioni che mi arriveranno ed a tenerne conto per quanto possibile nella stesura dell’edizione cartacea, che vorrei costruire nei prossimi mesi insieme con i lettori.

Per continuare a leggere è possibile scaricare il libro cliccando sulla copertina

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