Tre Patti di collaborazione per la gestione condivisa di servizi culturali, aree verdi e spazi del complesso rinascimentale di Villa Imperiale

L’Amministrazione condivisa, lo ribadiamo spesso, non è quello spazio residuale cui ricorrere quando non è possibile intervenire con gli strumenti classici della Pubblica Amministrazione, né il modo per fare lavori di manutenzione a costo zero quando le risorse pubbliche languono o, peggio ancora, per ridurre i servizi grazie alla disponibilità di quei cittadini attivi che altrimenti sono lì pronti a criticare ogni amministratore della cosa pubblica.
L’Amministrazione condivisa, attraverso lo strumento dei Patti di collaborazione, è la strada per risolvere in maniera semplice problemi complessi che resterebbero irrisolti senza l’esercizio di una responsabilità condivisa con i cittadini.

La gestione condivisa di Villa Imperiale

Queste le premesse per comprendere appieno quanto sta accadendo a Genova con la gestione condivisa del complesso di Villa Imperiale. Si tratta di una delle più antiche e prestigiose ville del Rinascimento circondata da un parco impreziosito da un giardino a terrazze. All’interno del complesso trovano spazio anche una biblioteca comunale, un centro sociale per anziani, una scuola materna. Non proprio il giardino o l’aiuola sotto casa dunque, ma uno di quei beni che appartengono alla storia della città la cui cura non può essere demandata alle sole istituzioni, ma ha bisogno dell’impegno di tutta la comunità. Oggi quegli spazi sono aperti a cittadini di ogni età, un risultato che sarà possibile preservare solo ricorrendo a quel diritto alla città di cui la comunità è espressione attraverso gli impegni assunti nei Patti di collaborazione.
Villa Imperiale è il bene comune oggetto di tre Patti di collaborazione indipendenti tra loro, sottoscritti da soggetti collettivi diversi, in tempi diversi. Tutti sono espressione di un forte legame tra quel complesso e la comunità di riferimento, premessa indispensabile per la sottoscrizione di un efficace Patto di collaborazione.

La Biblioteca G.L. Lercari

Il primo, attivo dal marzo del 2019, vede impegnato il Centro Culturale Terralba nel valorizzare e promuovere gli aspetti storico artistici di Villa Imperiale, in particolare l’attività della Biblioteca civica G.L. Lercari e il parco storico. Il Patto nasce da una consapevole criticità – la carenza di personale specialistico per lo svolgimento del servizio bibliotecario – e dal riconoscimento di una risorsa – i soci del centro Terralba con competenze storiche, archivistiche e librarie messe a disposizione della comunità.

Biblioteca Lercari (Fonte: Comune di Genova)

Il progetto “Vivi il territorio”

Ci spostiamo appena fuori dalla biblioteca civica per incrociare il secondo Patto di collaborazione, sottoscritto nell’agosto del 2019 dal centro diurno Boggiano Pico, finalizzato all’integrazione di giovani con deficit cognitivi di lieve e media entità attraverso attività di manutenzione funzionale e migliorativa degli spazi verdi pubblici con il progetto “Vivi il territorio”. Anche in questo caso si parte dall’analisi di una criticità, l’oneroso impegno manutentivo per lavori a bassa specializzazione, che diventa un’opportunità: il coinvolgimento di cittadini attivi che hanno un diretto interesse alla fruizione dell’area e possono, con le azioni di cura, contrastare il degrado e promuovere la tutela dei beni comuni. Come è possibile leggere sulla pagina web dedicata al progetto “Vivi il territorio”, l’impegno dei giovani del centro Boggiano Fico è stato riconosciuto anche dalle istituzioni attraverso le parole di Massimo Ferrante, Presidente del III Municipio Bassa Val Bisagno: fa bene a loro e fa bene a noi; a causa dell’inciviltà di pochi, tutti i fruitori del parco ne pagano le conseguenze. Sono molto soddisfatto di questa convenzione, i ragazzi fanno un ottimo lavoro!

Dalla Convenzione al Patto

Un elemento in comune ai due Patti, peraltro, sta proprio nella loro origine. Le attività sono state avviate nel 2016 con una Convenzione che, alla scadenza e su proposta della pubblica amministrazione, è stata trasformata in un Patto di collaborazione. Un passaggio importante, di senso, se si pensa che è attraverso il Patto che l’interesse generale viene definito anche dai cittadini, e che le attività di cura sono monitorate e adeguate nel tempo attraverso la co-progettazione. Il risultato è la costruzione di una relazione innovativa e paritaria tra istituzioni e comunità in luogo di una sostanziale delega esercitata attraverso lo strumento della convenzione.

Il chiosco del parco

Nel luglio di quest’anno, infine, la cooperativa sociale Sottocolle ha sottoscritto il terzo Patto di collaborazione relativo a Villa Imperiale, finalizzato alla gestione di un chiosco sito nel parco per offrire un servizio di ristoro rivolto ai frequentatori della Biblioteca G.L. Lercari e a quelli del parco stesso. Una sperimentazione di quattro mesi con termini ben precisi in cui i ricavi del chiosco attraverso la vendita di bibite e merendine è finalizzata all’auto-finanziamento e copertura delle spese per i percorsi di inserimento lavorativo. Attraverso il Patto di collaborazione vengono definite anche alcune funzioni integrate con la Biblioteca civica per lo scambio di libri e la cura di alcuni spazi del parco. L’elemento particolarmente rilevante di questo Patto risiede nel tentativo di combinare i percorsi di inserimento lavorativo con processi collaborativi: sembra essere questa la nuova frontiera per rilanciare la cooperazione sociale di tipo b), anche alla luce di quanto scritto nella sentenza n.131/2020 della Corte Costituzionale. Si viene ad instaurare, infatti, come sostiene la Corte, un «canale di amministrazione condivisa» in cui è possibile costruire, programmare e progettare in comune quei servizi ed interventi non riconducibili né allo Stato né al mercato «diretti a elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale». Una bella immagine è quella che ci restituisce Massimo Ferranteun buon amministratore non ha nulla da inventare, così come Penelope deve tessere una tela che valorizzi la rete civica del Municipio, avere la capacità di costruire percorsi, mettere insieme le sinergie. Il senso di appartenenza dei cittadini al Municipio costituisce un punto di forza in questo senso: nel corso degli anni tantissimi sono stati gli spazi recuperati e gestiti attraverso i Patti di collaborazione, che hanno il merito di rendere la popolazione attiva e liberare la pubblica amministrazione da compiti di natura ordinaria a bassa specializzazione che, invece, affidati ai cittadini possono rappresentare un volano per nuovi percorsi. L’aspetto più rilevante è quello di natura sociale, contrapposto alla cultura della repressione che non può reggere su un lungo periodo.

Le possibili prospettive

Sono queste le considerazioni che possono aprire nuovi scenari e prospettive per i tre Patti di collaborazione di Villa Imperiale, a partire dalla consapevolezza delle organizzazioni che hanno sottoscritto i Patti in merito alla notevole differenza rispetto alla Convenzione, non solo stilistica o formale, ma di senso. Con il Patto di collaborazione si traccia un percorso che i cittadini e le istituzioni sono chiamati a percorrere insieme secondo un disegno che, a partire dalla relazione, genera risorse per l’intera comunità. Siamo di fronte a tre Patti indipendenti tra loro ma interconnessi, con alcuni elementi in comune. La capacità generativa di ogni singolo Patto può essere moltiplicata se soggetti diversi tra loro (un’associazione di carattere culturale, un centro diurno per la disabilità, una cooperativa sociale) mettono in comune storie, creatività, risorse umane e materiali. Lo strumento può essere quello del Patto complesso su spazi e Beni comuni che, secondo il modello disegnato dal Comune di Genova, hanno caratteristiche di valore storico, culturale e/o dimensioni e valore economico significativo, che faccia da cornice alle attività di cura portate avanti dalle singole organizzazioni. Villa Imperiale potrebbe costituire, così, un esempio che parla al Paese di quel «diverso rapporto tra il pubblico e il privato sociale» che la Consulta indica come l’orizzonte su cui puntare lo sguardo.