La sezione “Ricerche” propone la recensione del volume curato da Michela Passalacqua e Barbara Pozzo “Diritto e rigenerazione dei brownfields. Amministrazione, obblighi civilistici, tutele”, edito da Giappichelli (2019), scritta da Giovanna Pizzanelli che affronta con approccio interdisciplinare il tema delle aree post industriali dismesse e inquinate. L’autrice della recensione ci illustra così i diversi ambiti di riflessione e di ricerca toccato da questo lavoro collettivo.
Il volume raccoglie gli esiti di una ricerca biennale finanziata dall’Università di Pisa che ha visto confrontarsi numerosi studiosi provenienti da diversi Atenei ed espressione di varie discipline. Il volume affronta il tema della rigenerazione delle aree industriali dismesse da una prospettiva multidisciplinare; questo è un primo elemento degno di nota, ben testimoniato dalla duplice prefazione al volume redatta da Antonio Gambaro e da Giuseppe Piperata e dalle note conclusive di riflessione di Jean-Bernard Auby.
Nello specifico, il volume è scandito in più capitoli e si concentra sulla disciplina e sull’amministrazione dei brownfields, sul tema del recupero, sull’analisi degli strumenti giuridici attuativi della rigenerazione e sugli strumenti di tutela (civili, amministrativi e penali) previsti dall’ordinamento nazionale. L’approccio alla ricerca è ascrivibile a diverse discipline giuridiche, pubblicistiche e privatistiche: queste ultime, con i loro strumenti e metodi offrono interrogativi e risposte per un uso efficiente delle aree industriali dismesse.
Probabilmente il principale pregio del volume è dato dall’intrinseco superamento della concezione che vede la rigenerazione relegata a strumento di tutela della limitazione del consumo di suolo, ovvero all’ottica “ambientale-centrica”: la rigenerazione di aree industriali dismesse, infatti, è anche strumento per attrarre investimenti e favorire la crescita economica, adempiere a obiettivi di matrice internazionale e sovranazionale (Agenda ONU 2030, politiche europee per l’inclusione sociale, per la partecipazione alle decisioni di pubblico interesse, ecc…); in quest’ottica, tutti i contributi interni al volume hanno trasversalmente valorizzato la natura prismatica della rigenerazione. In sostanza, il volume ci insegna che i brownfields non sono soltanto siti contaminati da assoggettare a interventi di bonifica e ripristino ambientale, alcuni dei quali assumono rilevanza di interesse nazionale, ma sono luoghi potenzialmente capaci di generare benefici economici e sociali se sottoposti a virtuosi percorsi rigenerativi.
Il contributo del diritto dell’economia
Il contributo del diritto dell’economia alla rigenerazione dei brownfields è rappresentato all’interno del volume dai saggi di Michela Passalacqua, Tamara Favaro e Sabrina Bigazzi, le quali illustrano, ponendo interrogativi rilevanti al lettore, le politiche pubbliche e gli incentivi per la rigenerazione delle aree industriali dismesse, anche in un’ottica di promozione dello sviluppo economico e territoriale, senza tralasciare il possibile contributo dell’innovazione tecnologica (si pensi alle smart cities) e i possibili vincoli derivanti dalle regole di contabilità pubblica.
Il contributo del diritto amministrativo
All’interno del volume, molti Autori (Alfredo Fioritto, Emiliano Frediani, Giovanna Pizzanelli, Salvatore Vuoto, Raffaele Greco, Giovanna Landi, Luciana De Luca, Francesca Nugnes, Anna Simonati, Valentina Giomi e Marco Lunardelli) si soffermano sui vari profili amministrativistici della rigenerazione. Si tratta di contributi che spaziano dalla prospettiva dei poteri pianificatori, programmatori, autorizzatori e sanzionatori della pubblica amministrazione, ai profili procedimentali tipici della bonifica e della rigenerazione delle aree industriali dismesse (con relativa disamina dei diritti procedurali di informazione e di partecipazione); nondimeno, i contributi offrono una esaustiva indagine anche sul piano della funzionalizzazione dell’azione amministrativa rigenerativa (con riguardo alle politiche abitative) e dei profili giurisdizionali (con riferimento alla giurisdizione amministrativa e contabile).
Il contributo del diritto civile…
Anche l’area privatistica è ampiamente rappresentata da diversi Autori che hanno contribuito al volume (Ugo Salanitro, Chiara Favilli, Alessandro Dinisi, Chiara Angiolini, Grazia Ceccherini e Caterina Murgo) nel tentativo di completare adeguatamente il quadro giuridico della rigenerazione. Le riflessioni del civilista si soffermano sul tema del recupero delle aree industriali dismesse attraverso lo studio della responsabilità per danno ambientale, degli obblighi di bonifica, con un’attenzione particolare per la spinosa questione del proprietario incolpevole, alla luce del principio “chi inquina paga” e degli istituti di tutela previsti dall’ordinamento interno.
…e non solo
Anche se la ricerca riflette prevalentemente le tre suddette branche del diritto, il volume ha il pregio di non esaurire la disamina della rigenerazione in tali ambiti. Infatti, esso raccoglie il punto di vista del penalista (si veda il contributo di Andrea Di Landro), del tributarista (si veda il contributo di Antonio Perrone) e dell’urbanista (si veda il contributo di Marco Mancino e Simone Rusci), senza rinunciare agli spunti che promanano dal comparatista (si vedano i contributi di Barbara Pozzo e Marta Silvia Cenini) e dall’analisi di ambiti settoriali (con riferimento al settore minerario, trattato dai contributi giuridici di Benedetta Celati e Natalia Rueda). Si tratta di punti di vista particolarmente apprezzati per comprendere potenzialità e limiti di alcuni istituti giuridici e strumenti economici utilizzabili per promuovere la rigenerazione di aree industriali dismesse.
I tasselli mancanti
In un volume estremamente corposo quale è quello di cui si tratta, può spiccare la mancanza di un’approfondita analisi casistica (limitata al solo caso di Bagnoli-Coroglio), posto che di storie di rigenerazione di aree industriali dismesse è ricco anche il nostro Paese, ovvero l’approfondimento di ulteriori settori (oltre a quello minerario); tuttavia appare evidente l’esercizio delle Curatrici e degli Autori, volto anzitutto ad affermare il bisogno di un efficace approccio rigenerativo e a rimarcare i lineamenti giuridici della rigenerazione, nonché la necessità di ancorare l’esercizio della funzione a principi generali (legalità, sussidiarietà, sviluppo sostenibile e il principio dell’azione ambientale, solo per ricordarne alcuni), il bisogno di una solida amministrazione pubblica capace di realizzare progetti ambiziosi e di stabilire relazioni stabili con gli stakeholders e l’effettività del quadro giuridico sul versante delle responsabilità e delle tutele.
Ciò che manca all’odierno approccio rigenerativo dei brownfields, ci ricorda la ricerca oggetto del volume, è la riforma della disciplina urbanistica, forma e organicità della regolazione e di strumenti economici adeguati. Inoltre, la funzione di rigenerazione richiede strumenti e tecniche specifiche per fornire soluzioni adattive a problemi complessi: ogni sito ha proprie caratteristiche, una propria storia, identità culturale, dimensione e valore d’uso.
La collocazione del volume nella biblioteca
Nell’odierno scaffale della biblioteca dedicato alla rigenerazione c’è ancora molto spazio disponibile, ma certamente il volume curato dalle due studiose merita una degna collocazione, perché distinguendosi dagli importanti scritti già prodotti, fotografa in modo esemplare ciò che J-B. Auby ha definito, nelle brevi note conclusive al volume, l’“incidente storico” della rigenerazione, ovvero lo scontro tra la de-industrializzazione e l’ambizioso obiettivo di realizzare la “città sostenibile”: dalla prima nasce la necessità di rispondere a nuove vocazioni con la riconversione di spazi e luoghi prima destinati ad altro uso, mentre dalla seconda muove l’esigenza di mitigare il fenomeno urbanistico connotato dalla crescita rapida e disordinata delle città. Ma il volume va ben oltre la descrizione dell’immagine, individuando tra l’armamentario degli strumenti giuridici, tecnici ed economici disponibili, quelli più idonei per raggiungere gli obiettivi di rigenerazione, tanto necessari per garantire uno sviluppo sostenibile dei territori.
Foto di copertina: MonikaP su Pixabay