Duro, sconsolato, ma non per questo scoraggiante l’atto d’accusa che accompagna la presentazione del Rapporto Asvis 2020 sulla situazione del raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, meglio conosciuta come Agenda 2030.
C’è stato un imprevisto, su un cammino peraltro finora non esaltante, faticoso, ma che cominciava a prendere forma, un ospite inatteso di nome Covid-19. La pandemia mostra, si legge nel Rapporto 2020 presentato a metà ottobre dal titolo “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, che «in tutto il mondo si sta determinando una battuta d’arresto e un arretramento nel cammino verso l’attuazione dell’Agenda 2030, firmata dai 193 Paesi dell’Onu il 25 settembre 2015, e il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs)».
No, così, proprio non va
«Abbiamo perso 5 anni su 15 per attuare l’Agenda 2030», sostiene con durezza il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, che precisa: «L’accordo del 2015 non è stato preso abbastanza seriamente dalla classe dirigente, dalla politica e dall’opinione pubblica e così l’Italia mancherà molti dei target fissati al 2020». E aggiunge: «La crisi in corso rischia di allontanarci dal sentiero verso l’Agenda 2030». Eppure, fa intravedere spiragli di speranza: «la scelta dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile consente di cambiare direzione». L’Unione europea, infatti, ha posto l’Agenda 2030 al centro della propria azione e sta rispondendo alla crisi con un impegno senza precedenti costruito intorno al Green Deal, alla lotta alle disuguaglianze e all’innovazione.
Ecco perché l’ASviS avanza numerose proposte non solo su come orientare il “Piano di ripresa e resilienza” e i fondi nazionali, ma anche su come «costruire una nuova governance delle politiche pubbliche, per aumentare la loro coerenza in nome del principio di giustizia intergenerazionale».
Cosa si è fermato e cosa no
Partiamo in prima battuta dai dati rilevati, rimandando al Rapporto per un quadro più completo. In sintesi, si rileva con chiarezza che la crisi ha inciso negativamente su 9 obiettivi su 17. Peggiorano povertà, alimentazione, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, innovazione, disuguaglianze, partnership; mentre migliorano i dati relativi all’economia circolare, la qualità dell’aria nelle città e i reati. Per questi tre, sia detto per inciso, gravano però le condizioni derivate dall’impatto della pandemia che ha ridotto flusso, movimenti e attività delle industrie. Per capire il vero effetto di tendenza bisognerà quindi attendere. Come non valutabili sono anche i goals 6-7-11-14-15: acqua ed energia pulita; qualità dell’aria nelle città; conservazione oceani e risorse marine; protezione dell’ecosistema terrestre. Se ridurre forzatamente le attività a causa della pandemia avrà determinato un mutamento di rotta, lo scopriremo veramente solo alla ripresa effettiva. Speriamo presto.
Il rammarico dell’ASviS si fa ancora più intenso se si pensa che «la Legge di Bilancio per il 2020 era stata la più orientata allo sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi in risposta alla pandemia sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità». Nei cinque Decreti-legge analizzati, infatti, il conto è deprimente: 436 articoli (54%) sono orientati alla protezione, 158 (19%) alla promozione, 98 (12%) alla trasformazione, 73 (9%) alla preparazione, 43 (5%) alla prevenzione. Un’opportunità, purtroppo forzata, che nessun avrebbe voluto, ma che, in molti casi, avrebbe potuto strutturare gli interventi sulla base di «una visione più orientata a prevenire nuovi shock e a preparare il mondo economico e sociale ad un nuovo assetto più sostenibile, sfruttando anche gli orientamenti che stanno emergendo nella parte più innovativa del mondo imprenditoriale e della finanza».
Proprio in vista della preparazione del Piano italiano, nel Rapporto, l’ASviS indica gli orientamenti per «disegnare, monitorare e valutare le azioni da mettere in campo», e non solo sui fondi europei: tra le linee indicate le principali sono «la costruzione di una seria e dettagliata Strategia di sviluppo sostenibile per fornire una visione solida e coerente dell’Italia al 2030; il forte coinvolgimento delle Regioni, delle Province e dei Comuni nel disegno e nell’attuazione delle politiche per conseguire gli SDGs; la predisposizione di un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, con un forte ruolo di coordinamento da parte del Comitato interministeriale per le politiche urbane opportunamente riformato; l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) per allinearlo agli obiettivi europei e l’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici»
Cosa si può e si deve fare: appello al Governo
Alla luce delle linee guida europee, il Rapporto ASviS 2020 manda un invito al Governo con alcune proposte pratiche e puntuali, tra le quali:
- definire le nuove procedure che il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS) – la cui partenza è prevista per il primo gennaio 2021 – adotterà per valutare i progetti d’investimento, ivi compresi quelli finanziati dalle risorse europee, adottando un “controllo di sostenibilità”;
- creare un ente pubblico di ricerca per gli studi sul futuro e la programmazione strategica, per effettuare ricerche sulle future evoluzioni dei fenomeni sociali, ambientali ed economici e sulle loro implicazioni per il disegno e l’attuazione delle politiche pubbliche;
- adeguare la normativa che prevede la relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile nell’ambito del ciclo di bilancio, per allinearla agli SDGs utilizzati nel Semestre europeo;
- affidare all’Ufficio Parlamentare di Bilancio il compito di effettuare valutazioni quantitative sull’impatto sugli SDGs dei principali documenti di programmazione e di bilancio, in linea con l’orientamento del Semestre europeo;
- istituire una piattaforma di consultazione permanente della società civile per la valutazione «trasversale» dell’impatto dei provvedimenti legislativi sull’Agenda 2030.
«I prossimi mesi saranno cruciali per disegnare e impostare le politiche pubbliche del prossimo triennio», conclude Giovannini. «La domanda di scelte pubbliche e private a favore dello sviluppo sostenibile non è mai stata così forte. L’Unione europea ha indicato la strada da percorrere e l’Italia può essere protagonista di questa trasformazione per coglierne gli enormi vantaggi. L’Italia del 2030 può essere molto migliore di quella che avevamo un anno fa. Per questo non si deve tornare indietro. Visione, coraggio, innovazione, persistenza e partecipazione sono indispensabili per realizzare un’Italia più sostenibile e il patrimonio di conoscenze e impegno civile delle centinaia organizzazioni aderenti all’ASviS sono a disposizione delle istituzioni nazionali e locali per fare, qui e ora, le scelte migliori possibili». E, infine, aggiunge: «senza lasciare nessuno indietro».
Foto di copertina: Ghiera proiettata sulla Piramide Cestia a Roma (credits: ASviS)