È lo slogan della 35ma Giornata internazionale del volontariato, stabilita per il 5 dicembre dall’Onu nel 1985. In due convegni molti gli spunti interessanti

Il ruolo essenziale del volontariato per le comunità e per il nostro Paese è stato sottolineato anche quest’anno da due eventi in diretta streaming: in mattinata si è tenuto “Volontariato, insieme possiamo”, promosso da CSVnet, Forum nazionale del terzo settore e Caritas italiana, moderato da Elisabetta Soglio (direttrice di Corriere della Sera-Buone notizie) e Stefano Arduini (direttore di Vita.it e Vita Magazine). A seguire, nel pomeriggio, il Teatro Verdi di Padova ha ospitato “Insieme si può”, promosso da “Padova capitale europea del volontariato 2020” e condotto da Francesca Trevisi e Leandro Barsotti. Non pochi gli spunti emersi.

Resoconti e auspici per il volontariato post-pandemia

È singolare quest’anno l’uso del termine “insieme”, che negli scorsi mesi si è caricato di nuovi e più astratti significati, dal momento che la pandemia di COVID-19 ne ha ridisegnato i confini. Il volontariato, lungi dal subire battute d’arresto, ha dovuto e saputo fare appello alla propria capacità di resilienza; posto di fronte all’emergenza che impediva di attingere al patrimonio di soluzioni consolidate, ha reinventato le proprie modalità operative, come evidenziato da Claudia Fiaschi (portavoce del Forum nazionale del terzo settore). Al fine di non disperdere tali risultati, l’invito di Stefano Tabò (presidente di CSVnet) è stato ad immaginare un mondo in cui la dimensione della disponibilità e gratuità sia «un elemento che entra nel cuore dei nostri ragionamenti e decisioni». In aggiunta a ciò, l’intervento di don Andrea la Regina (Caritas italiana) ha sottolineato la stretta connessione esistente tra i due valori di solidarietà e sussidiarietà, nelle sue tre forme: orizzontale, verticale e circolare. L’assenza di sussidiarietà trasformerebbe infatti la solidarietà in filantropia; viceversa la sola sussidiarietà è un modo di gestire le problematiche senza tuttavia mettere al centro le persone. Ecco allora che il volontariato combina le due dimensioni, fungendo da volano per un rinnovamento dal basso dell’intera società, in cui – nel perseguire il bene comune – ci si fa carico della comunità di cui si fa parte. Quella comunità alla quale secondo Andrea Volterrani (docente dell’Università Tor Vergata di Roma), è importante dar voce senza sostituirvi la propria, realizzando un volontariato che agisca “con” le comunità, e non “per” o “su” esse.
Fulcro dell’evento sono state le testimonianze di circa cinquanta volontari, tra cui l’attore Raoul Bova per la Croce Rossa Italiana, operanti nei più disparati ambiti: sostegno ad anziani, bambini, persone affette da dipendenze, donne vittime di violenza, migranti, malati, diversamente abili, persone senza fissa dimora. E ancora: tutela dell’ambiente e degli animali, difesa dei diritti umani; sport, musica e arte come strumento di educazione e aggregazione, gestione di beni confiscati alle mafie, progetti di cooperazione internazionale, banche del tempo e reti per la donazione del sangue. La staffetta di presentazione di queste storie di impegno fa emergere luci e ombre del rapporto tra il Terzo settore e le istituzioni, tra il racconto di episodi di collaborazione e vere e proprie richieste di supporto. Se è vero che non sono mancati, infatti, sindaci e comuni che abbiano dialogato con varie associazioni di volontariato per la realizzazione di servizi alla comunità durante i mesi dell’emergenza, altrettanto ricorrente è stato l’input rivolto alle istituzioni, le cui carenze sono state lamentate da volontari, professionisti ed esperti.

Terzo settore e istituzioni possono, insieme

“Insieme possiamo”, dunque, purché quell’insieme non ricomprenda solo il variegato mondo del volontariato, ma anche quello della politica, alla quale – nel corso della diretta – sono stati rivolti numerosi appelli per sostenere il no profit e l’impresa sociale e accompagnarli rapidamente verso la ripartenza, soprattutto tramite lo strumento legislativo a completamento della riforma del Terzo settore. Luca Gori (docente dell’Università S. Anna di Pisa), in una riflessione circa un futuro auspicabile, ha affermato che «non servirà solo il fare, ma anche il progettare», creando delle connessioni tra i vari spazi della società civile, nonché tra questi e le Pubbliche amministrazioni. «Ritengo che la prima sfida da affrontare è di andare in profondità e di non aver paura di formulare delle proposte politiche», ha poi aggiunto. Alle Pubbliche amministrazioni il sociologo Paolo Pezzana ha rivolto invece l’augurio di imparare dal volontariato ad essere “trasduttive”, termine mutuato dal linguaggio della cellula «che trasduce quando incorpora delle sostanze nuove a cui non è abituata, riesce comunque a processarle nel suo meccanismo biologico e fa uscire in continuità la propria funzione». Allo stesso modo, le Pubbliche amministrazioni sono state sollecitate a processare ciò che di inedito entra nella propria sfera, e così facendo a perseverare nella funzione che compete loro, nonostante l’iniziale senso di disorientamento. Un ultimo e deciso riferimento alle Istituzioni è stato fatto da Enzo Costa (coordinatore della Consulta del volontariato), ribadendo che il sostegno alle categorie fragili non può né deve essere compito esclusivo del Terzo settore. Ha sostenuto infatti: «In questi mesi abbiamo toccato con mano che spesso e volentieri siamo stati lasciati soli, quando chiedevamo i DPI (dispositivi di protezione individuale, ndr.), quando chiedevamo una mano d’aiuto per arrivare alle persone più fragili. Siamo andati avanti. Oggi è un giorno di festa e non di polemica, ma chiedere rispetto per il Terzo settore fa sempre bene, soprattutto in un paese che è abituato a darti tante pacche sulle spalle, ma poi a dimenticarti immediatamente dopo».
Il Presidente Sergio Mattarella ha rivolto il proprio ringraziamento al mondo del volontariato e a quello del Terzo settore: «Le misure per cercare di rallentare la diffusione della pandemia – ha detto il Capo dello Stato – hanno cambiato il modo in cui viviamo, ma le attività dei volontari e delle volontarie non si sono fermate portando, con coraggio e abnegazione, conforto fattivo alle categorie più vulnerabili». Agli organizzatori della giornata sono invece direttamente indirizzati altri due messaggi: il primo da parte della ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo; il secondo inviato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.  Dopo la lettura di quest’ultimo, Stefano Arduini ha commentato: «sono ormai anni che stiamo aspettando che il governo mandi il fascicolo a Bruxelles per il via libera definitivo da parte della commissione sulla parte fiscale della riforma del terzo settore, evidentemente mi sembra che se c’è da costituire un tavolo, siamo ancora lontani dall’invio».

Da Padova a Berlino: il passaggio di testimone tra “capitali”

In linea con la rappresentazione del volontariato come modo di stare al mondo, la giornata si è conclusa emblematicamente a Padova, che dal Teatro Verdi gremito di sagome raffiguranti i volti dei volontari della città –le quali occupavano la platea disposte rigorosamente a distanza di sicurezza- ha effettuato il passaggio di testimone a Berlino, raccolto dal sindaco Michael Müller. La capitale tedesca è infatti stata designata “capitale europea del volontariato 2021”. Durante l’evento, inoltre, Danzica è stata selezionata tra le quattro finaliste (insieme a Gorizia, Madrid e Smirne) ed insignita dello stesso titolo per l’anno 2022 dal Centro europeo per il volontariato. Durante la cerimonia, tra gli altri, è intervenuto in apertura David Sassoli (presidente del Parlamento europeo), che ha affermato di ritenere «molto importante non solo condividere le esperienze, elaborare progetti e trovare strategie comuni, ma anche rafforzare le reti europee della solidarietà».

 

Foto: InsideOut-Padova- dal sito padovacapital.it, il giorno dell’inaugurazione