Dall'ultimo Rapporto quadrimestrale sulle aree a rischio di conflitti generati dalla carenza di acqua, pubblicato da WPS (Water, Peace and Security), emerge chiaramente come l'acqua rappresenti un bene comune a destinazione universale da difendere attraverso strategie concordate di ampio respiro

L’ultimo rapporto quadrimestrale del WPS (Water, Peace and Security) ha descritto le aree del mondo in cui la carenza idrica è causa di conflitti armati già esistenti o la cui evenienza è probabile entro dodici mesi. Una situazione molto difficile è presente in Iraq dove il Primo Ministro è stato costretto a dimettersi nel 2019 a causa di proteste vibrate per la diffusa mancanza di elettricità, di acqua pulita, di opportunità occupazionali per i giovani.

Le conseguenze nefaste della carenza d’acqua

Il flusso d’acqua del Tigri e dell’Eufrate si è sempre più ridotto a causa di dighe costruite a monte in Turchia; la ridotta portata dei due fiumi ha indotto il reflusso di acqua di mare verso le terre vicine alla foce rendendo le aree interessate aride, inadatte alla produzione agricola; inoltre in Iraq sono aumentati i periodi di siccità. Questo insieme di cause rende altamente probabili imponenti migrazioni dal Sud e dal Centro Iraq associate a conseguenti conflitti. Il rapporto del WPS descrive situazioni analoghe per il Mozambico, il Ciad, l’Afghanistan, il Sud Sudan.

L’acqua dolce: una risorsa preziosa

L’acqua dolce è solo una piccola parte dell’acqua totale del pianeta e cioè il 2.5% del totale; di tutta l’acqua dolce il 98.8% è sita nei ghiacciai e l’1.2% è presente nell’atmosfera; solo la restante parte si trova negli esseri viventi, nell’atmosfera, nei laghi, nei fiumi, questa piccola percentuale era complessivamente sufficiente all’inizio del XXI secolo per i bisogni umani, ma in realtà la popolazione umana e l’acqua dolce sono distribuite in maniera molto irregolare sul pianeta. L’acqua dolce è sempre più stata utilizzata per l’agricoltura intensiva irrigua, per la produzione di energia elettrica, per lo sviluppo economico; l’incremento demografico e le migliorate condizioni igieniche hanno causato un aumento dei consumi idrici. L’acqua potabile inoltre non va confusa con la disponibilità di acqua dolce in quanto quest’ultima è spesso inquinata dalle attività antropiche e ciò è vero non solo per le acque superficiali ma talvolta anche per le acque profonde. Peraltro in molti paesi, specialmente nei paesi più ricchi, l’acqua dolce viene utilizzata in maniera inappropriata senza garantire un’adeguata depurazione delle acque reflue, ciò induce una sconsiderata dispersione di una risorsa naturale preziosa.

Un bene comune a destinazione universale

Questo ci fa comprendere come l’acqua sia da considerare un bene comune a destinazione universale da difendere attraverso strategie concordate di ampio respiro. L’accesso all’acqua potabile fa la differenza tra la sopravvivenza e la morte e tra la sopravvivenza e diversi livelli di benessere; purtroppo nei Paesi più ricchi c’è spesso un disinteresse e una mancata consapevolezza sul carente accesso all’acqua da parte di miliardi di persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che almeno 50 litri d’acqua (disponibili entro 100 metri dall’abitazione) sono necessari pro capite al giorno per assicurare un’esistenza dignitosa. Circa due miliardi di persone nel mondo hanno un accesso inadeguato all’acqua potabile. Il problema è particolarmente grave per i migranti sia durante i viaggi di trasferimento sia nei campi dei rifugiati. Spesso nei Paesi più provati dalla crisi climatica ed economica le risorse idriche diminuiscono: i pozzi vengono abbandonati perché prosciugati o inquinati o distrutti da conflitti locali, la rete di distribuzione non viene manutenuta in modo efficiente. L’Oms riporta che circa due milioni di decessi siano causati da infezioni originate da assunzione di acqua non potabile soprattutto nei bambini di età inferiore ai cinque anni. Molti analisti ritengono che la ragione profonda anche se non unica della guerra di Siria sia lo spostamento di un numero elevatissimo di migranti verso le città a motivo della peggiore siccità da 900 anni a questa parte che ha colpito quel paese.

Le politiche idriche a livello nazionale e internazionale

Sono frequentemente frammentarie e in alcuni casi i governi non ritengono prioritario il problema dell’accesso alle risorse idriche nonostante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 2010, abbia considerato l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici un diritto umano fondamentale. Anche nei casi in cui sono presenti leggi quadro sulle risorse idriche mancano poi misure operative consequenziali. Il problema della carenza idrica è amplificato in molte situazioni dalle controversie transfrontaliere per l’accaparramento di risorse fluviali e lacustri da parte di Stati confinanti; non mancano sforzi per raggiungere accordi di bacino e l’istituzione di autorità arbitrali, ma gli equilibri sono quasi sempre precari, inefficaci.
Per questo, per quanto riguarda la gestione dell’acqua, gli obiettivi prioritari per l’Agenda 2030 dell’Onu, sono:

  • garantire a tutti un accesso sicuro ed economico all’ acqua potabile;
  • consentire a tutti l’accesso ad impianti sanitari ed igienici adeguati con particolare attenzione alle donne e ai bambini ponendo fine alla defecazione all’ aperto;
  • dimezzare la quantità di acque reflue non trattate aumentando così il riciclo e il reimpiego delle acque;
  • aumentare l’efficienza nell’ utilizzo dell’acqua nei vari settori e migliorare la rete di distribuzione dell’acqua potabile in modo che raggiunga il maggior numero possibile di persone;
  • promuovere politiche integrate che consentano a livello transfrontaliero un utilizzo equo e razionale delle risorse;
  • proteggere e risanare le risorse di ecosistema: foreste, fiumi, paludi, laghi, falde acquifere;
  • migliorare ed espandere il supporto ai Paesi in via di sviluppo per la raccolta di acqua, la desalinizzazione, l’efficienza della rete idrica, il riciclaggio e il reimpiego;
  • coinvolgere le comunità locali nel miglioramento della gestione dell’acqua e dei servizi igienici.

Papa Francesco, nel n. 231 della Laudato Si’, rivolge un accorato appello ai decisori politici: «L’amore sociale ci spinge a pensare a grandi strategie che arrestino efficacemente il degrado ambientale e incoraggino una cultura della cura che impegni tutta la società». Solo un enorme sforzo concertato potrà garantire un diritto umano fondamentale all’intera umanità con un miglioramento rapido e progressivo di tutti i parametri.

Foto di copertina: Lanur su Pixabay