Quando all’inizio del 2020 l’intero mondo è stato travolto dal Covid-19 c’era un forte timore che le esperienze di cittadinanza attiva potessero subire un arresto. D’altra parte, anche se l’espressione “distanziamento sociale”, che ha avuto larga diffusione, era sbagliata perché avrebbe dovuto essere detto “distanziamento fisico”, il fatto che il contrasto alla pandemia è fondato principalmente sull’isolamento, la separazione e la lontananza restituiva come centrali concetti e comportamenti che sono l’opposto di quelli su cui si fonda l’amministrazione condivisa.
Questo Rapporto (scaricabile gratuitamente al link in fondo all’articolo) prova che le preoccupazioni – sebbene legittime – sono state eccessive: a dimostrarlo sono le testimonianze, l’elencazione e la presentazione di alcuni patti stipulati nel 2020.
L’Amministrazione condivisa è stata considerata un’opzione praticabile anche durante la pandemia.
Se ciò è stato possibile, è anzitutto perché, a dispetto di alcune difficoltà e resistenze che ancora si incontrano sui territori, l’Amministrazione condivisa è oramai conosciuta come un modo ordinario di affrontare i problemi, a disposizione tanto delle amministrazioni quanto dei cittadini. Con l’Amministrazione condivisa non si possono risolvere tutti i problemi, ma quando il tema diventa costruire comunità, creare legami sociali e riprendere fiducia, come è stato ampiamente nel 2020, c’è consapevolezza che questa può essere una soluzione. Non è banale, soprattutto se sperimentato in una fase tanto drammatica. Quando nelle fasi più dure di chiusura si è trattato di costruire canali di collegamento e socialità con le persone più indifese, una parte della società ha reagito responsabilmente e positivamente, andando a soddisfare bisogni reali. In tanti casi le amministrazioni hanno capito il valore di questa attivazione spontanea e diretta e sono andate a cercare questi cittadini, cercando di costruire alleanze, immaginando soluzioni creative e provando a dare continuità a queste esperienze.
È un patrimonio notevole da valorizzare anche nel prosieguo, quando – ci si augura al più presto – la pandemia cesserà.
D’altra parte, non è mai stato così chiara come quest’anno la natura fortemente interdipendente delle nostre esistenze. Per un paradosso incredibile, l’invito a distanziarci è per realizzare un progetto comune o, per meglio dire, il bene comune. La pandemia ha rivelato quanto le nostre vite dipendono dalle altre e quanto i nostri comportamenti contribuiscono al benessere condiviso. Ci ha spinto all’isolamento, ma mentre chiedeva questo manifestava il nostro destino comune e il volto autentico della solidarietà che è alla base di ogni esperienza di Amministrazione condivisa.
C’è poi da ricordare che le condizioni di emergenza da sempre delineano contesti in cui la collaborazione tra cittadini e amministrazioni, che in momenti ordinari qualcuno considera impossibile, diventa concreta. Riandando alle origini di Labsus, ricordo sempre Gregorio Arena citare le esperienze delle località di montagna dove, a causa delle nevicate abbondanti, è del tutto naturale che le amministrazioni si avvalgano anche della collaborazione dei cittadini per rimuovere la neve dalle strade e davanti alle porte di casa, senza che a loro si chieda l’autorizzazione per farlo, li si obblighi a usare solo un certo di tipo di pale, gli si dica dove va posta la neve rimossa… All’inizio dell’esperienza di Labsus, Arena menzionava questi casi per ricordare che la collaborazione con i cittadini è già praticata. Ciò è talmente vero che è diventato anche legge: nel codice della protezione civile oggi è disposto che nei momenti di primo soccorso a seguito di eventi calamitosi tutti possono agire per garantire azioni di salvataggio, mentre fino a poco tempo fa si poteva anche essere incolpati per ostacolo all’attività di soccorso delle autorità legittimate. Ecco, questo per dire che quello che si è verificato durante la pandemia è l’ulteriore prova che nelle emergenze la collaborazione tra cittadini e amministrazioni trova un terreno fertile. A pensarci bene, dunque, i timori rappresentati per l’Amministrazione condivisa non avevano fondamento.
Le novità per l’Amministrazione condivisa nel 2020
Le emergenze favoriscono il superamento di alcuni steccati, la cui edificazione è spesso dovuta a una rappresentazione del dibattito pubblico che è poco fedele ai bisogni della realtà. Improvvisamente nel 2020 si è visto che alcuni vincoli insormontabili, come la concorrenza, il ricorso comunque e sempre a bando per qualunque azione pubblica, l’applicazione estensiva della disciplina dei contratti pubblici si sono rivelati valori non superiori ad altre esigenze – ugualmente importanti – di interesse generale, che possono essere perseguite in modo diverso. Il 2020 è l’anno in cui si registrano anche due importanti novità per l’Amministrazione condivisa: la sentenza della Corte costituzionale n. 131 e la qualificazione della collaborazione come principio generale.
La Corte costituzionale ha per la prima volta invocato l’Amministrazione condivisa come un modello organizzativo coerente con la Carta costituzionale, a cui si può ricorrere ogni qualvolta sia necessario dare forma giuridica alle esperienze di socialità prodotte dai cittadini. Si tratta di un riconoscimento importante. L’altra novità significativa è che il legislatore ha introdotto il principio di collaborazione quale principio di carattere generale che governa i rapporti tra amministrazioni e cittadini. Anche questo contribuisce ad accrescere la consapevolezza della possibilità di praticare esperienze di governo degli interessi generali insieme ai cittadini. In qualche modo si può dire che non solamente l’Amministrazione condivisa è stata praticata durante l’emergenza, ma che questa ha rappresentato il contesto ideale per affermare nuovi passi avanti da un punto di vista culturale e civile come mai era stato fatto finora.
Gli sviluppi futuri e le sfide dell’emergenza
Naturalmente le sfide che pone l’emergenza pandemica sono ancora innumerevoli e anche per l’Amministrazione condivisa si pongono interrogativi per lo sviluppo futuro. Da un lato, c’è la questione ambientale che è diventata cruciale, dall’altra quella sociale, visto l’impatto che la pandemia provoca sul lavoro. In merito al primo aspetto, occorrerà andare in una direzione in cui le esperienze di Amministrazione condivisa realizzate per l’ambiente siano riconosciute come condizione per i pagamenti dei servizi ecosistemici, così da incentivare in modo più strutturale questo modo di governare. Sul secondo aspetto, si pongono enormi questioni che riguardano il ripopolamento di città e piccoli centri che potranno subire andamenti opposti: svuotamento per le prime, rivitalizzazione per i secondi. In entrambe le direzioni esiste la necessità di costruire nuovi legami sociali e nuove comunità quasi partendo da zero, rendendo ancora più alta la sfida dell’Amministrazione condivisa.