Si accende la luce nella grande sala a ferro di cavallo. Il dipinto sul soffitto, gli stucchi alle pareti, le poltrone affacciate in attesa che il sipario del teatro ottocentesco si riapra ancora una volta, dopo i mesi del lockdown. Chi è tornato a guardare gli spettacoli nel Teatro Sociale di Como AsLiCo in queste settimane, si è accorto che c’era qualcosa di diverso. È di pochi giorni fa la notizia del restauro dei palchi antichi del Teatro da parte degli studenti della Scuola Oliver Twist di Cometa, tra il 2019 e il 2020. Un ritorno ai vecchi splendori per l’edificio cittadino e un’occasione unica di cura del bene comune per i ragazzi. Così tra chiodi, pennelli e pialle, i giovani hanno fatto l’esperienza di mettersi al servizio della comunità, sperimentando i propri talenti e diventando costruttori di bellezza.
Cos’è la resilienza educativa
“Tra Palco e realtà – Percorsi di educazione alla bellezza, alla cultura, alla cittadinanza attiva” è stato realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo, che lo ha sostenuto attraverso il bando “Emblematici provinciali” e la messa disposizione dell’accompagnamento formativo di Labsus.
Il progetto nasce da una «comunione di intenti» tra Cometa e il Teatro Sociale di Como-AsLiCo, ha spiegato Julie Pizzuti, Project Manager dell’associazione, «abbiamo sentito forte la responsabilità, in qualità di enti del Terzo settore che lavorano per promuovere un cambiamento sociale e il bene comune nel suo senso più ampio, di impegnarci nei confronti dei giovanissimi». Il cuore di tutto è lo sviluppo di quella «resilienza educativa che rende i ragazzi consapevoli delle competenze generative che hanno, di quanto possono fare per sé e per il mondo».
L’idea del restauro del Palco AsLiCo è nata, spiega Pizzuti, dal desiderio di offrire ai ragazzi «l’opportunità di prendersi cura e valorizzare un simbolo culturale della città, sentendosi parte attiva e rilevante della comunità». Ma la commessa era reale, il lavoro serio e concreto, e i ragazzi sono stati affiancati da maestri artigiani. «La “Didattica sulla commessa”, infatti, è proprio il punto di originalità su cui si articola la proposta di apprendimento della scuola», sottolinea la Project manager, «una scuola-impresa dove “si fa per davvero” e dove il lavoro diventa il più grande strumento della realizzazione di sé». Per il gruppo di studenti della Scuola Oliver Twist, impegnati nei percorsi di istruzione e formazione professionale legno e tessile, il restauro del palco è stato infatti anche «una grande occasione professionale», ha specificato Giovanni Figini, coordinatore didattico della scuola. Che ha aggiunto: «Mettere le mani su un pezzo storico, poi soprattutto su un bene comune, ci ha permesso di far scoprire ai ragazzi quanto il lavoro artigianale sia un lavoro ricco di cultura». Il restauro del palco si inserisce all’interno di una serie di progetti rivolti a ragazzi dai 6 e i 17 anni, tra gli altri un laboratorio di teatro per i più piccoli, un laboratorio coreutico e laboratori di cittadinanza.
Nel lavoro manuale “c’è qualcosa di più”
Ma può oggi il lavoro manuale far appassionare i giovani alla cura dei beni comuni? «Assolutamente sì. Nulla educa di più del fare esperienza di ogni cosa» afferma Pizzuti, «i ragazzi si sono sentiti stimolati, capaci, sono stati in grado di cogliere il fatto che “c’era qualcosa in più”, di speciale, in quel lavoro». Una responsabilità grande, dunque, accresce la passione e gli stimoli. «Nel mezzo del dialogo uno studente ha affermato che “togliendo i chiodi ad una panca dell’800” ha realizzato quanto siano importanti i luoghi della propria città, capendo di poter allora “sistemare anche la panchina di un parco abbandonato”. Un altro ci ha detto di aver capito veramente e per la prima volta che “anche se fai una piccola parte, insieme al lavoro degli altri, viene fuori una cosa grande”».
Il progetto ha previsto una fase iniziale di sopralluogo, con la visita dei ragazzi al Teatro guidati dallo staff di AsLiCo, per studiarne nel dettaglio storia e stile architettonico. Poi i giovani restauratori hanno programmato le fasi del lavoro: «sedie da restaurare, tappezzeria e serrature da sostituire, mobilio da sistemare, ritocchi e restauri da finalizzare per curare i segni del tempo». A lavori ultimati, con i palchetti nuovi di zecca, i ragazzi hanno “restituito” simbolicamente il Teatro alla loro città.
“Accogliere per educare” è la mission di Cometa, realtà di incontro, formazione e accoglienza nella città di Como. «In Cometa educare è una sfida alla libertà e a un impegno nella realtà, per introdurre il singolo a comprendere che tutto ciò che è nel mondo lo riguarda e che c’è un valore in ogni cosa che fa» spiega Pizzuti. «E ciascuno viene accolto per come è accompagnato a diventare il meglio di sé. Ciò che potrebbe sembrare solo una poetica intenzione, in Cometa si fa ogni giorno proposta educativa molto concreta che mira allo sviluppo integrale della persona, quindi anche al modo in cui quella persona guarda il mondo e vi si approccia», aggiunge. Nelle scuole di Cometa «gli studenti compartecipano alla cura, all’ordine, alla pulizia e alla bellezza della scuola stessa, e i più piccoli fanno lo stesso con gli spazi che li accolgono nel pomeriggio». Ma non solo. «I ragazzi svolgono attività di volontariato e servizio insieme a realtà locali che si occupano dei più fragili, e poi è in via di conclusione un progetto che ha previsto la cura e la realizzazione di un murales in un campo da basket inutilizzato di una parrocchia vicina».
Si parte, un nuovo viaggio…
Se il percorso “Tra palco e realtà” sta per concludersi, molti altri stanno per partire. «È quasi pronta una sorpresa molto speciale realizzata per e con i più piccoli in conclusione del progetto. I gruppi dei laboratori teatrale e coreutico avrebbero dovuto preparare alcuni eventi, ma le incerte condizioni di contesto non lo hanno permesso», spiega. Allora «un’animazione, con i visi e le voci dei ragazzi, riadatterà la sceneggiatura che sarebbe andata in scena, con a tema il bene collettivo nel suo senso più ampio: un nuovo viaggio all’inferno, accompagnato da Virgilio, porterà Dante (e tutti) alla scoperta dei nuovi mali del mondo e alla presa di coscienza di quanto sia necessario e bello “uscire a riveder le stelle” di un mondo migliore». Mentre per quanto riguarda il futuro «posso dire che il progetto ha già stimolato nuove idee di collaborazione e progettualità sul territorio con a tema i beni comuni, con il Teatro e non solo». Infatti, Cometa, conclude Pizzuti, «continuerà a costruire, con la stessa passione di sfida educativa che l’ha portata a nascere, una collettività dove c’è spazio per tutti, ognuno con le proprie competenze, ma tutti impegnati a costruire il bene comune».
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