Quando viene commesso un reato non subisce dei torti solo la società, ma anche la vittima: prestare attenzione a quest’ultima, ascoltandola e supportandola, significa aiutarla ad avere giustizia e a superare le conseguenze del reato. Ma questa attenzione alle vittime rivela anche la capacità della comunità che le circonda di prendersi cura dei propri membri e di saper fare i conti con gli errori che vengono fatti. Il Patto di sussidiarietà – così definiscono a Verona i patti di collaborazione – fa da cornice a questa rete di rapporti tra singoli e comunità, tra enti pubblici e soggetti privati.
Il Patto di sussidiarietà
Il Patto di sussidiarietà tra Comune di Verona e Asav, Associazione scaligera assistenza vittime di reato, firmato nel 2018, ha lo scopo di promuovere attività di educazione alla legalità e di supporto alle vittime di reato. La collaborazione tra i due soggetti nasce però molto prima: fin dal 2013 l’amministrazione comunale ha messo a disposizione dell’associazione uno spazio all’interno del Municipio per le attività settimanali dello sportello di ascolto delle vittime.
Attraverso il Patto si è voluto inoltre consolidare una collaborazione tra Comune e Asav che va ben oltre la concessione di uno spazio. I due soggetti infatti già da tempo partecipavano ai lavori di una rete inter-istituzionale che coinvolge enti del territorio che si occupano del tema della giustizia. Tra gli obiettivi del Patto c’è anche quello di coinvolgere, in continuità con le attività avviate, la comunità nelle fasi di responsabilizzazione e ripresa dei contatti tra reo e vittime. Per lavorare in questa direzione Asav e il Comune di Verona aderiscono al Tavolo permanente per la giustizia riparativa, composto da enti pubblici (tra i quali la Prefettura e l’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Verona), del privato sociale e ad altri soggetti sensibili del territorio (per esempio la Camera penale e l’Università di Verona). Da una parte chi segue e accompagna chi commette reati nei procedimenti penali e di reinserimento sociale, dall’altra chi supporta e orienta le vittime. Una collaborazione che cerca di mettere al centro la comunità affinché faccia da sfondo e da supporto a una proficua riparazione dei danni e a una ripresa, quando è possibile, delle relazioni tra vittime e rei.
La centralità delle vittime di reato
Le attività di supporto alle vittime di reati che Asav sta realizzando riempiono di concretezza le disposizioni che il nostro Paese ha adottato quando ha recepito la Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato.
L’assistenza fornita a chi si sente vittima di un reato comincia con l’ascolto della storia della persona da parte di un gruppo di volontari e volontarie formati in modo specifico per svolgere questa attività. Lo sportello si rivolge a vittime (o a chi ritiene di esserlo) di ogni tipo di reato, come previsto nella Direttiva. Dopo l’ascolto, le persone vengono indirizzate verso i servizi della zona più adatti ad affrontare la situazione, dai servizi legali a quelli psicologici. La presa in carico vera e propria avviene durante e dopo la fase processuale, momenti nei quali i volontari e le volontarie supportano e accompagnano le vittime in tutti i passaggi delicati che devono affrontare.
Per compensare una giustizia penale che ruota intorno al reato e alla figura del reo, Asav cerca di riportare l’attenzione sulle vittime che spesso nel processo hanno un ruolo marginale, fornendo loro il supporto materiale ed emotivo necessario.
La giustizia riparativa: il ruolo della comunità
Concedere uno spazio allo sportello di ascolto delle vittime dei reati nel Municipio di Verona ha il significato di considerare questa attività centrale per la comunità e allo stesso tempo comunica che il tessuto sociale che sta intorno alle vittime e a chi commette reati si può ricucire anche grazie al ruolo della comunità. Il dottor Giuseppe Baratta, Vice Segretario generale vicario e dirigente della Direzione Affari Generali del Comune di Verona nonché firmatario del Patto, ci spiega che l’Amministrazione, nel sostenere Asav e nel dare continuità e formalità al rapporto attraverso il Patto, intendeva mandare anche questo messaggio a tutta la comunità. Il Patto tutela infatti un bene immateriale, la giustizia e il supporto delle vittime di reati; il ruolo attivo della comunità fa sì che tale bene diventi un valore condiviso, un bene comune.
È necessario sottolineare che si tratta di un Patto aperto ad altri soggetti disponibili a dare il proprio contributo. Inoltre, la sede che una volta alla settimana ospita Asav è condivisa con un’altra associazione che si occupa delle vittime di reati stradali, firmataria anch’essa di un Patto di sussidiarietà con il Comune, così la collaborazione tra chi ha intenti simili viene garantita anche materialmente.
Proprio il ruolo della comunità è fondamentale per comprendere il funzionamento della giustizia riparativa, altro tema di interesse del Patto. L’Associazione scaligera assistenza vittime di reato e il Comune, partecipando al Tavolo per la giustizia riparativa, portano infatti il loro contributo affinché, innanzitutto, si diffonda sempre più la conoscenza di questo nuovo paradigma di giustizia che si affianca a quella penale classica, di tipo retributivo. Il Tavolo, vista la presenza di enti così diversi fra loro, fa sì che questi possano conoscersi e parlarsi con maggiore facilità. Quando si individua una situazione concreta che lo consente, si tenta quindi una mediazione e un riavvicinamento tra vittime e autori del reato. Oltre alle associazioni che accompagnano queste persone, un ruolo chiave è giocato dalla società civile: la comunità, rappresentata dal Comune, ha il compito di recuperare le relazioni e la fiducia che si perdono quando qualcuno commette un reato, così da ricucire lo strappo che si era creato.
Rete Dafne Verona
La formazione è lo strumento principale per sensibilizzare e per impostare il cambio di mentalità necessario affinché le comunità possano aprirsi alla giustizia riparativa. L’associazione scaligera assistenza vittime di reato, come ribadisce la Vice Presidente Emma Benedetti, da quando è stata fondata ha tra gli obiettivi quello di informare e di formare: dai volontari operativi nello sportello alla Polizia municipale che solitamente è la prima istituzione a relazionarsi con le vittime. La collaborazione con il Comune siglata nel Patto prevede infatti molte azioni di sensibilizzazione e di formazione rivolte alla società e alle istituzioni.
La capacità di creare relazioni virtuose tra pubblico e privato è stata confermata dalla recente adesione (luglio 2018) sia dell’amministrazione comunale di Verona che di Asav alla Rete Dafne Italia e dalla creazione di una Rete Dafne locale (marzo 2021). Rete Dafne Italia è un’associazione di secondo livello che ha l’obiettivo di sostenere a livello nazionale ed europeo le associazioni che forniscono assistenza alle vittime di reato e di formare e coordinare i servizi che nei vari territori si prendono cura di questi soggetti in tutte le necessità (sanitarie, sociali, legali, psicologiche, ecc.).
Tra le prime attività della rete locale c’è quella di realizzare, nell’autunno 2021, una formazione rivolta alle numerose realtà che oltre ad Asav e al Comune sono coinvolte nel progetto: dalle istituzioni come il Tribunale e la Procura, all’Ordine degli Avvocati e alla Camera Penale Veronese, dall’azienda socio sanitaria Ulss 9 Scaligera e quella Ospedaliera Universitaria Integrata (Aoui); sono inoltre coinvolti Rete Dafne Italia, l’Istituto Don Calabria di Verona (che da anni si occupa, tra le altre cose, di mediazione in ambito penale per minori e adulti) e il Garante per i Diritti delle persone private della libertà personale.
L’ampia partecipazione alla rete ha inoltre consentito di creare nuove sinergie tra pubblico e privato: lo sportello rivolto alle vittime di reato sarà infatti affiancato anche da psicologi e avvocati che gratuitamente si metteranno a disposizione dell’associazione e delle vittime. Segnali di collaborazione che escono dai confini del Patto analizzato e che rivelano la capacità dello strumento di essere tasselli di progetti e di intrecci di relazioni più ampi. Queste attività evidenziano la maturità delle comunità di attivarsi per saldare nuovamente i legami che la commissione di un reato aveva indebolito.
Foto copertina: Iceberg90 su Pixabay