La lettura, da bene privato a bene comune

La cultura è un bene essenziale per il benessere e lo sviluppo della nostra società: ci include e rende partecipi della comunità, dà sostanza al nostro essere cittadini e ci mette in condizioni di immaginare, prima ancora che costruire, il nostro futuro come singoli e come collettività. La cultura può essere praticata in tante forme. Tra queste la lettura assume particolare necessità, in quanto via d’accesso alla conoscenza, all’informazione, alla cultura in tutte le sue forme e, quindi, come fattore abilitante all’apprendimento e all’autoformazione. Il ruolo abilitante della lettura  La lettura (come la cultura in generale) non favorisce dunque solo l’accrescimento ma anche l’inclusione sociale, culturale ed economica delle persone. La lettura svolge un ruolo abilitante anche nei confronti di altre pratiche culturali: secondo l’Istat, infatti, i lettori tendono a frequentare cinema, teatri, musei e mostre in misura maggiore rispetto a coloro che non leggono. Ciò ha un’evidente ricaduta economica sull’intero settore culturale e creativo, che peraltro può vantare addetti particolarmente qualificati. Eppure, la propensione alla lettura nel nostro Paese è di molto inferiore a quella del resto d’Europa: secondo l’Istat, infatti, gli Italiani che dichiarano di leggere almeno un libro all’anno per motivi non scolastici o professionali sono circa il 40% del totale. Ciò può spiegare il dato ancora più allarmante secondo cui il 70% degli Italiani non possiede un livello adeguato di competenze alfabetiche (indagine OCSE-PIAAC 2014). Il genere, il livello di istruzione, l’età, l’ambiente familiare, il territorio di residenza contribuiscono alla nostra scarsa propensione alla lettura; se da un lato ciò limita in modo forte la competitività del nostro Paese, dall’altro compromette pericolosamente la qualità della nostra democrazia. La lettura: da bene di interesse pubblico a bene comune Tradizionalmente la lettura è considerata un bene di interesse pubblico e il compito della sua promozione viene affidato a bibliotecari, insegnanti, operatori del Terzo settore, i quali amplificano e sostengono l’azione di editori, librai, festival ecc. Eppure, per vari motivi tra cui l’assenza di politiche scolastiche adeguate, la lettura non è ancora un’abitudine quotidiana e un patrimonio di tutte e tutti. Sentendo l’urgenza di promuovere l’aumento dei lettori a scapito dei non lettori, Fondazione Cariplo ha dato vita a un programma dedicato alla promozione della lettura che si fonda sulla convinzione che sia possibile ampliare la base sociale della lettura solo se, a fianco degli addetti ai lavori, si impegnano tutti coloro che hanno a cuore l’Italia e il suo futuro e che, per questo, sentono la diffusione della lettura come una propria responsabilità. In altre parole, far crescere il numero dei lettori è possibile se la lettura da bene pubblico si trasforma in bene comune. Il pensiero corre naturalmente, innanzitutto, agli 800 mila cittadini attivi che ogni giorno si impegnano “per il bene comune (al singolare) attraverso la cura dei beni comuni (al plurale)”. I “custodi della bellezza” che, come ricorda Gregorio Arena, “fanno comunità”: le tante persone – adulti e, sempre più, anche bambini e bambine – che, attraverso i Patti di collaborazione di cui sono protagonisti, promuovono occasioni di incontro, senso di appartenenza, fiducia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni. Tutte e tutti coloro che, con un quotidiano lavoro di cura, ‘coltivano’ la nostra democrazia, formano uno splendido universo di persone, identità, lingue, ispirazioni e aspirazioni: a loro rivolgiamo l’invito ad abbracciare la diffusione della lettura come missione nell’ambito del proprio impegno a favore del bene comune. La promozione della lettura attraverso la voce La promozione della lettura può contare sia sulla forza dei libri e l’entusiasmo dei lettori sia su una grande, grandissima complice: la voce. La lettura ad alta voce, infatti, si presta particolarmente ad avvicinare alla lettura chi non ne ha ancora scoperto piacere e utilità. Sono in costante crescita, infatti, le attività di valorizzazione della voce come strumento “umano, profondamente umano” per condividere contenuti letterari, saggistici, poetici. I Patti per la lettura, primo fra tutti quello legato alla città di Milano, pongono spesso al centro delle proprie attività la lettura ad alta voce; in alcune scuole, si sperimentano formati originali che stimolano ragazze e ragazzi a cimentarsi in brevi letture prima o dopo le lezioni; fioriscono corsi e laboratori dedicati alla lettura ad alta voce, di tutti i livelli e per tutte le età. Se ancora manca una manifestazione che faccia da catalizzatore, da perno per questo vero e proprio rinascimento del rapporto fra lettura e voce, il fenomeno dei podcast affianca, indubbiamente, la propensione alla sua valorizzazione. D’altronde, perché mai stupirsi di questa riscoperta? La voce è una delle massime risorse di cui disponiamo, convive con noi da quando siamo nati: è dentro di noi, parte di noi, va verso gli altri; ci caratterizza, ci può dare soddisfazione, aiutarci a farci conoscere, a condividere, se vogliamo anche ad affermarci. La usiamo tantissimo, anche se raramente – forse per pigrizia o per pudore – la usiamo nel migliore dei modi. È un’onda – lo è in senso letterale – un ponte di collegamento fra tutti noi. Da un lato, le vibrazioni che generiamo con la nostra voce hanno un impatto sul nostro corpo. Perché la voce si sposta prima di tutto dentro di noi. Poi, ha effetti sul nostro cervello. Legati alla semplice vibrazione, generano un riflesso fisico. Legati anche ai contenuti, perché ci aiuta a rappresentare mentalmente ciò che stiamo leggendo. Cosa accade, infatti, al corpo e al cervello quando leggiamo un testo ad alta voce? Cosa accade in chi ascolta? Quando una mamma, un papà o una zia ispirata leggono una fiaba, una leggenda o una filastrocca a una bimba o a un bimbo prima che dorma, non gli consegnano solo una storia, un contenuto. Mentre il lato sinistro del ricettivissimo cervello analizza il senso delle parole, il lato destro integra fra loro i dati ‘razionali’, vive emozioni e le rielabora. L’emozione influenza i processi cognitivi: in particolare memoria, percezione, decisioni. E il lato ‘emotivo’ del cervello è molto attento a cogliere pause, intonazioni, accenti, ritmi adottati da chi legge. I bimbi si abbandonano, si affidano letteralmente alla voce, elemento … Leggi tutto La lettura, da bene privato a bene comune