Ormai da qualche anno Labsus organizza le Officine dei Beni Comuni, uno spazio (inizialmente fisico e dal 2020 virtuale) in cui confrontarsi e condividere esperienze su temi di attualità legati all’Amministrazione condivisa dei beni comuni. Il bene comune al centro dell’Officina del 3 marzo è stato la scuola. Non è la prima volta che questo tema viene messo al centro della discussione; nella primavera del 2020 infatti era stato organizzato un incontro per discutere intorno alla necessità di rimettere bambini e ragazzi al centro delle politiche educative e al progetto di riapertura del servizio scolastico a seguito della pandemia. Tornare su questo tema, due anni dopo, significa partire dalle numerose fragilità dell’infrastruttura scolastica, per costruire un modello di scuola che rimetta in discussione modelli, spazi e alleanze educative. Una scuola che opera in sinergia con il territorio per raggiungere gli obiettivi posti da quella che vent’anni fa erano le ambizioni ormai naufragate dell’autonomia scolastica.
Il Progetto STeP – Scuola, Territorio e Prossimità
Questo aspetto è stato al centro del Progetto STeP – Scuola, Territorio e Prossimità. Per un’alleanza educativa nei piccoli e medi comuni della provincia italiana. Grazie a questo progetto, infatti, abbiamo avuto modo di conoscere quattro realtà scolastiche che, in modi diversi, hanno stretto alleanze con le comunità territoriali nella costituzione di nuovi contesti educativi: i Patti educativi di ioBobbio dell’Istituto Omnicomprensivo di Bobbio e di Edu@ction Valley della Direzione Didattica Don Milani di Giffoni Valle Piana, il Patto di collaborazione Il giardino incantato presso il Comune di Trento e la Scuola aperta e partecipata Di Donato di Roma.
Il progetto STeP, finanziato dal FISR (Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca), ha visto la collaborazione del DASTu (Politecnico di MIlano), DIST (Politecnico di Torino), INDIRE e Labsus. Il gruppo di ricerca si è chiesto quali potessero essere gli strumenti concreti per instaurare relazioni di prossimità tra scuola e territorio, integrando prospettive pedagogiche con la rigenerazione degli spazi educativi nei piccoli e medi centri della provincia italiana. In tal senso, Labsus ha individuato solo alcuni degli strumenti che permettono alla scuola di costruire alleanze territoriali con la comunità educante: il Patto educativo di comunità, il Patto di collaborazione e la Scuola aperta e partecipata. Tre strumenti molto diversi per cornice legislativa e applicazione, ma che offrono la possibilità di superare l’idea classica di scuola in favore di un modello educativo più aperto e collaborativo, dove la stessa comunità diviene educante.
Nuovi modelli educativi
Tra gli ospiti, le esperienze dei Patti educativi di comunità ioBobbio e Edu@ction Valley, entrambe già abituate a collaborare con il territorio e che hanno visto nello strumento del Patto l’occasione di chiarire la propria vision d’Istituto e di consolidare esperienze già esistenti. Il Patto educativo di comunità è uno strumento introdotto dal Piano scuola 2020-2021 e che volge alla costruzione di alleanze fra scuole, Enti Locali, realtà del terzo settore, istituzioni pubbliche e private.
Gli Istituti di Bobbio e Giffoni Valle Piana sorgono però in contesti molto diversi: l’area collinare di 70 km al limite dell’Emilia in cui sono distribuiti i 14 plessi dell’Istituto Omnicomprensivo di Bobbio soffre di uno spopolamento ma soprattutto di una bassa natalità, mentre, il territorio di Giffoni Valle Piana, in cui è ospitata la Direzione Didattica Don Milani, vede un’ampia povertà educativa, con indici di abbandono scolastico più alti della media.
A raccontare l’esperienza del Patto educativo di comunità di ioBobbio tra l’Istituto Omnicomprensivo di Bobbio e l’Unione Montana delle Valli Trebbia e Luretta sono state le docenti Ernestina Bosoni, referente dei rapporti con il territorio, e Vittoria Volterrani, referente dell’area Innovazione, Europeizzazione e PNSD, che hanno sottolineato l’importanza di un modello educativo allargato, dove le relazioni tra scuola e territorio sono fortemente interdipendenti: «la scuola ha bisogno della comunità come la comunità ha bisogno della scuola». Daniela Ruffolo, Dirigente Scolastico della Direzione Didattica Don Milani di Giffoni Valle Piana, aggiunge come sia necessario: «esternalizzare l’educazione, perché sappiamo che da soli non possiamo sconfiggere la povertà educativa, abbiamo bisogno di fare alleanze», infatti l’Istituto dopo aver puntato sulla qualità dell’expertise dei docenti ha trovato il suo punto di forza proprio nella comunità. È ad uno stand del Giffoni Film Festival, festival cinematografico di grande fama che si tiene in questo paese dell’entroterra salernitano, che si è consolidata l’idea del patto educativo Edu@ction Valley e dove le partnership già esistenti si sono rafforzate. E sarà un percorso che, come dice Daniela, «non finisce mai e dobbiamo essere pronti a passare il testimone tenendo conto che c’è un turn over generazionale dei genitori, dei docenti e dei Dirigenti. Quindi una comunità che si deve autoalimentare e crescere per poter essere autonoma e continuare all’infinito».
Il valore dell’alleanza con l’Amministrazione
La presenza dell’amministrazione non può che dare valore a queste forme di collaborazione, a Bobbio l’alleanza tra Unione dei Comuni e Istituzione Scolastica, grazie al Patto educativo di comunità, è diventata generativa di strategie che sono andate ben oltre quelle strettamente educative.
Lara Zambaldi, parte del coordinamento pedagogico del Servizio Infanzia del Comune di Trento, ad esempio, ci ha raccontato come, nel caso del neonato patto di collaborazione del Giardino incantato (maggio 2021) a Trento, l’amministrazione ha riconosciuto nella scuola un vero e proprio alleato territoriale. Il Patto infatti vede una importante partecipazione dei servizi del Comune di Trento che, come nei pieni principi di un Patto di collaborazione, coprogramma e coprogetta con gli altri firmatari: la Federazione provinciale delle Scuole materne, una fondazione, uno studio d’arte, un centro di formazione professionale, una cooperativa e una scuola infanzia. A proporre questa alleanza, che ha riconosciuto nel giardino di piazza Venezia un bene comune, la Federazione provinciale delle Scuole materne, rappresentata nella nostra Officina da Ivana Leonardelli, che ci ha raccontato come questo luogo sia diventato uno spazio di scoperta ed esplorazione da parte dei bambini, che ne hanno fatto luogo di ricerca e osservazione, un luogo dove si fa cultura ed educazione grazie al protagonismo non solo dei bambini ma anche di altre realtà e cittadini attivi del quartiere. In questo modo la soglia fra scuola ed esterno si è fatta più fluida e permeabile.
Una amministrazione in un Patto di collaborazione è per sua natura presente e attiva, ma anche le altre esperienze hanno visto nella collaborazione con l’ente pubblico uno slancio in più. Ad esempio, a Roma l’accordo con il Municipio è stato un sostegno ma soprattutto un riconoscimento a ciò che la scuola Di Donato da anni faceva per il quartiere. L’esperienza della Di Donato risale infatti a molti anni fa, ce ne ha parlato Ofelia Catanea, la quarta presidente dell’Associazione Genitori Scuola Di Donato nata nel 2003 in un contesto fortemente disgregato. Ofelia ci ha raccontato come: «da un’idea molto semplice nasce quello che a suo modo è stato un gesto rivoluzionario», la scuola aveva infatti una frequentazione molto bassa e contava circa il 40% di alunni non di madrelingua italiana o figli di non madrelingua italiana. È da questo contesto che è nata l’idea di rafforzare una comunità fortemente frammentata, partendo proprio da ciò che tutti accomunava: la scuola. La collaborazione fra scuola, associazione genitori e amministrazione ha fatto sì che quello che era un fattore disgregante oggi è un grandissimo valore, facendo diventare la scuola un “luogo educativo continuo e permanente” dove l’Associazione Genitori Scuola Di Donato, da quasi 20 anni, propone alla città attività ricreative, artistiche, sportive e culturali che rientrano nel Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto.
Nuovi spazi in cui fare scuola
In questo tipo di progettazioni le partecipazioni a bandi o a progetti nazionali e internazionali diventano centrali per il reperimento di risorse e definizione degli obiettivi. Ad esempio, a Bobbio un grosso slancio lo hanno dato le progettazioni europee e il bando Educare che, con un supporto finanziario, ha permesso di sviluppare un progetto che ha come obiettivo un nuovo concept di scuola dove l’educazione formale, non formale e informale aiutano lo studente ad acquisire competenze per affrontare un mondo in continuo cambiamento, entrando in contatto con il territorio.
Questo fa sì che anche gli stessi spazi educativi indoor vengano ripensati e che a questi si aggiungano quelli outdoor. Come ha ricordato Vittoria «la scuola non è solo la scuola», è necessario andare verso una normalizzazione dello spazio esterno o di spazi interni fuori dalle mura scolastiche come luoghi in cui si può fare scuola.
Anche la Direzione Didattica della Don Milani di Giffoni Valle Piana sta ripensando i propri luoghi di apprendimento interni ed esterni alla scuola e sta riprogettando i suoi spazi educativi in ottica collaborativa mettendo attorno ad uno stesso tavolo amministrazione, scuola e comunità educante.
Fare rete diventa quindi importante: scuola, comunità e Enti Locali non si limitano a lavorare insieme solo nelle fasi di realizzazione ma anche nelle fasi di progettazione. Nonostante le esperienze raccontate abbiano avuto approcci e adottato metodi diversi hanno molti punti di contatto, fra questi l’aver riconosciuto nel fare rete una ricchezza: ognuna delle alleanze presentate ha infatti tessuto una fitta rete di relazioni che grazie ad un’attenta mappatura gli ha permesso di allargare il proprio sguardo. Questa Officina stessa è nata dalla volontà di far dialogare realtà che, ognuna con i propri strumenti e le proprie risorse, vanno verso un nuovo modello di educazione.
Le esperienze che vanno verso questa direzione sono sempre più numerose, la scuola ha la necessità di cambiare e con lei anche la comunità.
Foto di copertina: Ben Wicks su Unsplash