È possibile pensare di ridisegnare i luoghi di una città per renderli più a misura dei giovani? Avviare un percorso di rigenerazione urbana di cui i giovani, che usano quegli spazi, ne siano i protagonisti e non solo gli “utenti” finali? È quanto sta accadendo in un borgo medievale, un gioiello nel cuore della Toscana che ha dato i natali a Masaccio ed a Beato Angelico, che affonda le sue radici nel Rinascimento ed ha tanti vicoli bui e stetti in cui perdersi inseguendo odori di buona cucina toscana: questo è San Giovanni Valdarno. In questo borgo è stata fatta una sorta di scommessa straordinaria da parte di un’assessora, Nadia Garuglieri, e noi di Labsus le abbiamo dato una mano! Ed abbiamo fatto un progetto insieme, anche con la partecipazione di Simurg.
Il problema
Da tempo questo borgo rinascimentale era troppo stretto per i ragazzi che vi vivono o per i molti altri che vi arrivano tutti i giorni dal Valdarno per studiare ai licei, all’ISIS o ad altre scuole. Con la pandemia ed il lockdown, con la DAD, gli spazi della città sono diventati sempre più stretti ed angusti per molti di loro che non riuscivano a dare espressione alla vitalità e talora rabbia che molti adolescenti hanno dentro, soprattutto quando vivono in condizioni familiari e sociali difficili. Episodi di bullismo, di liti tra ragazze/i finiti al pronto soccorso, vandalismi e schiamazzi notturni, hanno acuito le difficoltà di convivenza tra generazioni diverse, richiamando l’attenzione del Comune per gestire situazioni difficili. Tanto che anche l’oratorio, con il suo prete, Don Stefano, seppur essendo un prete “informale” ed aperto al gioco e al dialogo con i ragazzi, ha preferito chiudere i battenti per le tante situazioni difficili.
Un pensiero si fa strada
Perché non provare a chiedere ai ragazzi stessi come la vorrebbero questa città? Che proposte hanno per gestire direttamente loro alcuni di questi spazi? In fin dei conti il Comune di San Giovanni Valdarno ha il Regolamento dei beni comuni e loro potrebbero anche fare proposte di Patti di collaborazione per prendersi cura di alcuni spazi della città. Una scommessa? Un pensiero assurdo? Una di quelle visioni candide per non accettare con realismo il fatto che la “meglio gioventù” è morta e seppellita?
Un progetto
Abbiamo pensato ad un progetto, partendo dal bando regionale della partecipazione, ossia la legge 46 del 2013 con cui la Regione Toscana, ormai da quasi 10 anni, co-finanza i processi partecipativi. Un progetto che ha coinvolto tutte le scuole di San Giovanni Valdarno con un concorso di idee con cui si chiedeva di presentare elaborati che indicassero come avrebbero voluto la città e cosa avrebbero voluto fare, anche direttamente, i ragazzi/e dai 14 ai 18 anni, per renderla più a loro misura. Poi, una scuola di cittadinanza per diventare “animatori della comunità”. Così, attraverso tre incontri on line e tre laboratori in presenza, abbiamo affrontato le risposte da dare a tre domande di base: perché è meglio essere cittadini attivi che passivi? Perché è meglio dare libera espressione a ciò che si sente dentro invece di tenerselo in fondo al cuore e nella pancia? Perché è meglio “fare” insieme agli altri, invece che stare da soli? Abbiamo cercato e valutato insieme le risposte con relazioni di esperti e le testimonianze di chi portava la propria esperienza, con chi ha “fatto comunità” con i beni comuni.
E poi si è creato un altro gruppo, quello dei “costruttori”, ossia di persone che vogliono essere un supporto concreto per dare gambe alle idee dei ragazzi: rappresentanti di associazioni culturali, sportive, cittadini attivi che puliscono spazi verdi, o cittadini stufi degli schiamazzi notturni, ma che vorrebbero dare una mano a trovare soluzioni. Anche don Stefano, naturalmente, ha preso parte all’iniziativa! Insomma un gruppo di cittadini disponibili e responsabili, pronti non a reprimere ma a far esprimere e ad ascoltare i ragazzi. Ed anche insegnanti e dirigenti scolastici stanno dalla loro parte, pronti a diventare “costruttori”, dando radici solide alle idee dei ragazzi/e. Un gruppo di “costruttori” che abbiamo chiamato a riconoscersi come cittadini attivi e di cui San Giovanni Valdarno è ricca.
Quali idee di cambiamento dei ragazzi e ragazze di San Giovanni Valdarno
E le idee non sono mancate ed hanno sorpreso tutti per la bellezza dei luoghi che i ragazzi hanno saputo vedere anche dove c’era solo degrado e dove hanno espresso il desiderio di prendersene cura, animando la città. Sono uscite 4 o 5 proposte particolarmente interessanti e “fattibili” di cui due sono già diventate Patti di collaborazione, dopo solo 5 mesi dall’inizio del progetto. Altre lo saranno, ma richiedono tempi più lunghi.
Il primo Patto di collaborazione è già iniziato: è relativo al “centro storico”. Daniele, con altri ragazzi e con alcuni “costruttori”, hanno aperto un gazebo accanto alla pro-loco e, con le ragazze AVO – le “clown in corsia” che regalavano giochi e sorrisi a tutti i bambini –, hanno presentato il loro Patto spiegandone le ragioni. È stata scelta l’occasione della festa europea per i 70 anni dell’Europa unita, oggi gravemente minacciata dalla guerra ed in crisi. Ma è stato solo l’inizio delle loro attività.
Un altro Patto è relativo ad uno spazio in cui i ragazzi si ritrovano aspettando di entrare a scuola o prima di tornare a casa: è denominato le “4 panche”. Vorrebbero rendere quello spazio colorato, pulito e con fiori, dedicato ai pensieri sulla convivenza delle diversità, coinvolgendo gli abitanti vicini e animandolo anche con attività sportive e ludiche.
Sono stati individuati anche altri due spazi della città di cui prendersi cura: Lungarno e Fornaci. Ed infine vi è anche il progetto di rigenerazione di uno spazio abbandonato, vicino alla stazione. Il progetto si chiama “Tuà”, ossia come si pronuncia “tu” in francese: tu cosa sei disposto a fare? Un appello ad essere cittadini attivi! Questi ultimi tre possibili Patti richiedono però anche un investimento da parte del Comune per risanare luoghi che i ragazzi potrebbero poi gestire almeno in parte. E, per queste ragioni, sarà necessario un periodo più lungo di co-progettazione.
La sussidiarietà educativa
Labsus sta conducendo questa esperienza entusiasmante. Chi volesse vedere i video delle proposte dei ragazzi/e, le caratteristiche e le fasi principali del progetto, può trovarle QUI!
Certo: magari tra poco tutto si potrebbe fermare perché la scuola finisce, i ragazzi vanno in vacanza, e si sa che i ragazzi non sono continuativi con i loro impegni. Ma questi ragazzi hanno dimostrato di essere capaci e hanno comunque evidenziato che questo tipo di percorso è possibile. Adesso bisogna dare continuità d’impegno. Sta ai cittadini tutti diventare davvero dei “costruttori”, attivi per e nella nuova “città dei giovani” da realizzare insieme. Anche alle scuole sta di dimostrare il proprio impegno, magari facendo un Patto educativo di comunità. Il Comune, da parte sua, ha mostrato di voler esserci ed i Patti di collaborazione possono essere un ottimo strumento per iniziare a cambiare in tal senso. Agli adulti spetta il compito di dimostrare che sanno fare la loro parte, sostenendo i giovani secondo i metodi che sono fondati sul principio di sussidiarietà, anche educativa. Ed è per questo che è prevista un’altra importante tappa del progetto il 18 giugno: l’ultima, prima che questo percorso entri a camminare in autonomia da solo senza più il sostegno di un progetto d’avvio come quello finora intrapreso. Quel giorno, il Consiglio Comunale, in seduta straordinaria, ascolterà e premierà i ragazzi/e protagonisti del percorso e saranno presentante anche le linee future. All’evento ci saranno ospiti d’eccezione con cui confrontarsi, tra cui Annibale d’Elia, che si occupa da anni di rigenerazione urbana e politiche di innovazione (presso il Comune di Milano) e ha diretto il programma “Bollenti spiriti” della Regione Puglia. Non mancherà l’intrattenimento musicale degli stessi giovani. Noi di Labsus vi terremo aggiornati sui risultati di quest’ultimo appuntamento!
Foto di copertina: i firmatari del Patto di collaborazione relativo il “centro storico” con le ragazze dell’AVO e l’assessora Nadia Garuglieri (credits:i firmatari del Patto)