Domenica 26 giugno, nell’ambito della settima edizione del Festival della Partecipazione, tenutosi a Bologna, #datiBeneComune ha presentato il terzo e ultimo dossier de I dati che vorrei, per richiedere i dati necessari a misurare il divario generazionale e territoriale in Italia e dunque comprendere il reale impatto delle misure previste dal PNRR in questi ambiti.
Perché un nuovo dossier?
Il dossier, curato dall’Associazione onData in collaborazione con ActionAid Italia, Labsus e BiPart, chiede la pubblicazione in formato aperto dei dati principali per effettuare un monitoraggio e una valutazione di impatto efficace, in particolare i dati sulla popolazione (distribuzione sul territorio per età, reddito, scolarizzazione, popolazione attiva/non attiva, cittadinanza, tassi di occupazione/disoccupazione); sulla salute (distribuzione malattie, spese mediche, servizi sanitari); dati sociali (distribuzione casi fragilità, attivazione servizi sociali, presenza realtà dell’associazionismo, informazioni sui reati, dispersione scolastica, presenza di impianti sportivi e altri luoghi di aggregazione); dati sui beni ad uso sociale (scuole, biblioteche, beni confiscati, patrimonio immobiliare pubblico); e dati sui progetti sociali partecipativi (progetti partecipativi e sociali sul territorio presenti e passati con informazioni su protagonisti).
Il divario territoriale e generazionale
Gli interventi mirati alla coesione sociale e al riequilibrio territoriale rappresentano il 10,34% del budget totale messo a disposizione dal PNRR, per un totale di 19,85 miliardi di euro, e si concentrano nelle missione n.5. Il riequilibrio territoriale è in parte collegato con quello generazionale, poiché il secondo si verifica maggiormente nei grandi centri urbani, dove si concentra la maggior parte della ricchezza e dei servizi.
I dati sopra elencati sono utili a misurare le disparità; tuttavia, non servono a prevenirle e ridurle. Per questo il dossier mette in evidenza la necessità di aggiungere indicatori di carattere relazionale capaci di misurare e stimolare il grado di collaborazione tra territori e tra soggetti. Sono necessarie informazioni e dati sul numero di iniziative e strumenti di partecipazione dei cittadini attivi; il numero di associazioni o gruppi informali; il numero di incontri tra istituzioni e cittadini; la distribuzione del 5xmille tra le realtà del territorio; il tasso di ricambio delle persone in posizioni di responsabilità; il rapporto tra tasso di emigrazione/immigrazione.
Perché è l’ora di favorire lo scambio di dati tra istituzioni e realità sociali e associative?
«I dati utili al monitoraggio devono non solo essere liberati dalla pubblica amministrazione, ma anche acquisiti da essa, perché spesso non li hanno o non se li fanno trasferire da realtà sociali e associative che invece, lavorando quotidianamente sul territorio, ne vengono in possesso», ha dichiarato Alessandro Mondino, coordinatore nazionale di Labsus – «Ci auguriamo che i comuni, dai più grandi ai più piccoli, organizzino dei momenti di confronto con le organizzazioni del Terzo settore che operano sul territorio, favorendo l’individuazione di dati utili ad entrambi ed uno scambio virtuoso degli stessi».
Il PNRR al servizio delle cittadine e dei cittadini
Stefano Stortone, fondatore e amministratore delegato di BiPart ha commentato così l’uscita del dossier e i problemi legati alla trasparenza dell’attuazione del PNRR: «Per avere successo il PNRR deve riuscire a creare processi solidali tra le pubbliche amministrazioni, evitando al contrario processi competitivi che vedrebbero prevalere solo chi parte già avvantaggiato. Per essere ancora più chiari: il Piano non deve essere utile ai comuni, ma ai cittadini e alle cittadine che vivono in qualsiasi comune, a prescindere dal fatto che sia amministrato e gestito bene o male».
Nuove forme sostenibili di coinvolgimento dei cittadini
«Le informazioni e dati sono un elemento essenziale per l’attuazione di molti diritti, strumenti fondamentali per esercitare nuove forme di cittadinanza attiva. Per questo i dati sono da considerarsi come un vero e proprio bene comune. Rilasciare i dati ed auspicare politiche pubbliche capaci di educare la cittadinanza a saperli leggere e, di conseguenza, usarli, non è tuttavia più sufficiente», questo il commento di Andrea Borruso, Presidente dell’Associazione OnData. «È necessario altresì “liberare le istituzioni” da procedure decisionali rigide e escludenti e lavorare sull’Amministrazione condivisa di questi beni, amministrazioni e cittadini insieme, sperimentando forme sostenibili di coinvolgimento dei cittadini, sia in fase programmatica e progettuale – con processi di co-decisione e co-progettazione che in quella attuativa, con processi di monitoraggio».
Quali soggetti coinvolgere per la buona riuscita del PNRR?
«Questo Festival, e la qualità del dibattito che al suo interno abbiamo avuto in particolare sul PNRR, ci dimostra ancora una volta quanto il ruolo delle organizzazioni della società civile sia fondamentale per la buona riuscita del piano: organizzazioni che possono apportare competenze, saperi, esperienze e metodologie, di cui il Paese ha bisogno per far sì che il piano sia un’opportunità e non una occasione sprecata. Organizzazioni che per poter contribuire al meglio, chiedono da tempo e con forza che vengano resi disponibili dati ed informazioni», ha infine commentato Patrizia Caruso, Responsabile Unità Resilienza di ActionAid Italia a margine del Festival della Partecipazione.
Foto di copertina: panel “#DATIBENECOMUNE: verso l’equità di genere, generazionale territoriale grazie (anche) ai dati” (credtis:Davide del Monte)
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