A Latina, un patto trasforma una ex scuola in esempio di rigenerazione e rinascita del quartiere

Dirigendosi a sud di Roma, attraversando alcuni chilometri e lasciando alle spalle la Capitale, ci imbattiamo nella Provincia di Latina, il cui capoluogo vanta circa 127.000 abitanti. Latina è una delle città più giovani d’Italia, nota come città di fondazione nata negli anni ‘30. Proprio in questo contesto nel periodo 2019-2020 ha preso avvio il progetto Officine di città, con cui il Comune di Latina ha iniziato un percorso di co-progettazione curato dalla società Avanzi.  Il percorso era volto alla definizione della strategia di riattivazione e valorizzazione di spazi individuati come “funzionai al benessere della comunità” dai cittadini e supportati  dall’amministrazione, il quale ha condotto alla sottoscrizione dei primi 5 Patti di Collaborazione che coinvolgono anche la gestione condivisa di edifici (immobili) di proprietà pubblica del territorio pontino.
Gli spazi oggetto del lavoro hanno riguardato l’ex tipografia di Viale XVIII Dicembre e l’ex Scuola Materna di Via Milazzo (localizzati nella zona centrale della città), l’ex Casa Cantoniera di Borgo Sabotino, l’ex cinema ENAL di Latina Scalo e il Centro Sociale di Borgo Piave (localizzate in zone e borghi periferici). Il percorso è inserito all’interno di un programma più ampio finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito del Programma Straordinario di Intervento per la Riqualificazione Urbana e la Sicurezza delle Periferie. L’aspetto interessante di quest’ultimo risiede anche nella volontà di dare vita ad una vera e propria rete tra le Case di Borgo e di Quartiere identificate, creando una sinergia di fatto e quindi una collaborazione stabile tra i diversi soggetti e cittadini coinvolti.
In questo quadro abbiamo approfondito il Patto di Collaborazione firmato nel settembre 2021 per la gestione dell’ex Scuola Materna di Via Milazzo. A distanza di due anni, ci siamo fatti raccontare l’evoluzione e l’andamento del Patto da Emanuele di Russo, Presidente della Commissione Welfare dell’Amministrazione in carica quando il percorso ha preso avvio e Franco Lanzidei, del Comitato Latina Nord, Associazione coinvolta nel Patto.

La visione e la pratica dell’Amministrazione Condivisa: il cammino di Latina verso una cittadinanza attiva e responsabile

Emanuele di Russo ci spiega come il Patto si colloca nella volontà specifica di avviare un percorso serio di amministrazione condivisa, un concetto chiave nella visione di governo della città promosso nella precedente amministrazione: “Sono tutte attività che dovevano inquadrare il modo di aprirsi dell’Amministrazione e degli uffici al concetto di amministrazione condivisa non solo verso le associazioni, ma piuttosto verso tutta la cittadinanza in senso ampio, informata e responsabile  dello svolgimento delle attività politiche, delle decisioni e delle visioni sulla città”.
Questo approccio, che coinvolge i cittadini in modo più attivo, è radicato tanto nei principi costituzionali italiani quanto nelle politiche europee, le quali enfatizzano il ruolo attivo del cittadino, specialmente in considerazione dei criteri con cui l’Ue assegna i fondi ai Paesi membri. In questo quadro Di Russo ricorda: “Il primo passo è stato fatto anche grazie alle persone esperte e competenti di Labsus per la strutturazione del Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni e, quindi, un percorso più operativo con norme procedimentali per l’Amministrazione, coinvolgendo operativamente gli uffici stessi e anche i cittadini”.
Abbiamo poi chiesto all’ex-consigliere che tipo di rapporto si fosse instaurato con le associazioni coinvolte nella co-gestione, ma più in generale come la comunità tutta abbia accolto il progetto. La risposta mette in evidenza un tema cruciale sotteso alla pratica dell’amministrazione condivisa: “Il rapporto tra amministrazionee cittadino è fondamentale. Anzitutto il primo passo è stato far comprendere la differenza tra beni pubblici e beni comuni. Il bene comune è qualcosa che sentiamo nostro e come concetto è entrato anche nella giurisprudenza. Ma siamo ancora nella fase di metabolizzazione dell’idea, stiamo imparando ad approcciarci come cittadini agli enti che hanno formale competenza e stiamo capendo quali possono essere i limiti per una gestione corretta a livello burocratico, perché poi scattano le responsabilità”.
Sulla stessa linea si è espresso anche Franco Lanzidei, che vive tutti i giorni la Casa di quartiere e si trova a diretto contatto con i cittadini di passaggio, e che ci riporta questa difficoltà di comprensione del concetto di bene comune e di amministrazione condivisa ad esso connessa. Nonostante questo, ad oggi le associazioni che co-gestiscono la struttura sono aumentate  a 6 coinvolgendo diverse realtà come: l’Associazione sportiva Moveway che promuove l’arte del parkour, la palestra popolare Accademia Pugilistica Leone che vuole avvicinare tutti allo sport anche abbattendo le barriere economico-sociali, Cronopio Associazione ricreativa culturale, Teatromania e APCAT per il recupero di alcolisti; il che dimostra una sempre maggiore consapevolezza dei cittadini rispetto alle opportunità e agli impatti positivi sulla comunità che si possono ottenere attraverso lo strumento del Patto di collaborazione.

Fonte: sito Comune di Latina.

Gli ostacoli e le opportunità

Attraverso il dialogo con i due intervistati sono emerse alcune problematiche che evidenziano rallentamenti e difficoltà che si possono incontrare nel percorso. Di Russo, che ha vissuto l’esperienza da amministratore, ci spiega che “l’avvio di questo percorso è stato sicuramente grazie all’iniziativa politica che lo ha sostenuto, ma poi è diventato chiaro anche per la parte politica che questo dovesse essere trasferito agli uffici per poter viaggiare sulle sue gambe. Gli uffici probabilmente hanno maggiore difficoltà, perché ricevono tante spinte anche da chi amministra politicamente di volta in volta con diverse visioni della realtà. In mezzo poi c’è il tema della formazione che è molto poca. L’esperienza a Latina è partita poco prima della pandemia: i cittadini sono andati a formarsi a Roma grazie al supporto di Labsus, che ha portato anche qui occasioni di formazione in cui era presente l’Amministrazione. Poi con la pandemia si è bloccato tutto e sono cambiate le priorità”.
Per parte dei cittadini, anche Lanzidei evidenzia simili criticità, le quali però non arrestano il proseguo delle attività, che si stanno rivelando utili e propositive per la comunità. Infatti, nonostante i blocchi dovuti anche alla crisi pandemica, nella Casa di quartiere sono state realizzate diverse attività che hanno coinvolto le persone del quartiere ma non solo, creando ottime occasioni di contaminazione tra persone provenienti da diverse aree della città. Sono stati realizzati corsi di cucito, di uncinetto, doposcuola e centri diurni per i bambini più svantaggiati. “Sono molto soddisfacenti gli eventi di convivialità che abbiamo realizzato nel corso del tempo, come le cene e i momenti di condivisione fatti in occasione delle festività. È bello quando si vede la risposta della città tutta, come è stato nel caso della manifestazione Sporty Party: uniti si vince che ha coinvolto diverse associazioni e realtà sportive all’insegna dello sport e dell’integrazione”.

Uno degli eventi nella Casa di quartiere (Fonte: Franco Lanzidei)

Quali prospettive?

Nel luglio 2023 la nuova Giunta Celentano ha effettivamente approvato il progetto definitivo di rigenerazione grazie ai fondi del PNRR, attraverso il quale l’edificio un tempo scolastico verrà definitivamente convertito e utilizzato come spazio pubblico.
In attesa che i lavori inizino abbiamo chiesto a Franco Lanzidei quali sono le speranze e le prospettive future: “Al momento siamo nel limbo, non riusciamo a programmare molte delle attività che vorremo fare e quindi a progettare investimenti perché potrebbero chiederci presto di lasciare l’edificio per far iniziare i lavori. Siamo felici che sia previsto questo piano di riqualificazione importante e sicuramente darà nuova vita alla struttura, ma il Patto che ci coinvolge scadrà nel 2025 e vorremo avere il tempo e l’opportunità di contribuire a progettare quelle iniziative che anche a causa della pandemia non siamo riusciti a realizzare al meglio prima”.
La Casa di quartiere in Via Milazzo, bene comune oggetto di questo Patto di collaborazione – così come anche tutti gli altri Patti avviati nell’ambito del progetto Officine di Città – rappresenta un presidio di democrazia partecipativa e uno strumento importante per il miglioramento della qualità della vita delle persone che vivono il territorio. In più, in un contesto come quello di Latina, tutto ciò agisce per rafforzare il tessuto sociale di una città molto giovane e spesso frammentata. In linea con questa visione – come menzionato già in precedenza – si colloca l’organo di coordinamento tra tutte le Case di quartiere, pensato per investire nel lavoro di tessitura tra le diverse realtà, in modo tale che la loro collaborazione converga all’interno di una strategia più ampia di scala urbana, promuovendo inoltre una vera crescita culturale e di valori della città. Il progetto avviato e le realtà coinvolte dimostrano che c’è stata la volontà politica e una buona risposta da parte dei cittadini rispetto al tema dell’amministrazione condivisa. La riflessione e la speranza che emerge dal racconto di questo Patto è che si concretizzi un percorso di metabolizzazione culturale dell’idea della co-gestione e della visione collaborativa, in cui entrambe l’amministrazione e la comunità devono profondamente credere.

 

Fonte foto di copertina: Franco Lanzidei