Siamo nella bassa Valle Sabbia in un paese di 12.000 abitanti, che da qualche anno ha il Regolamento e si sperimenta in azioni di amministrazione condivisa con i cittadini attivi del territorio. Abbiamo già raccontato l’anno scorso il patto di collaborazione degli Amici dell’Isolo e torniamo con il nuovo anno per parlare della biblioteca civica, che in realtà è molto più di una biblioteca.
Biblioteca e non solo
La Biblioteca civica di Gavardo, parte della Rete bibliotecaria Bresciana e Cremonese, ospita più di 50.000 volumi: si può dire che conta in volumi cinque volte gli abitanti di tutto il Comune. Ma non troviamo solo libri in questo luogo, dato che ci sono anche aule studio insonorizzate destinate agli studenti universitari, un’area computer per chi non ne ha uno, una stampante che permette di creare oggetti in 3D. Insomma, è una biblioteca che va oltre le pure mansioni di prestito e consultazione libri a cui siamo stati abituati. La biblioteca è uno spazio pubblico che, per come è nato in passato, al giorno d’oggi non funziona più, non tanto per il calo di lettori, quanto per la necessità di trasformarsi in un luogo che non sia solo uno spazio in cui usufruire di un servizio pubblico di consultazione e prestito di libri, ma un luogo in cui si possano scoprire passioni, instaurare relazioni e coltivare interessi.
Quattro patti per una biblioteca bene comune
È uno spazio dunque, oltre che un servizio pubblico, in continua evoluzione, che necessariamente deve adattarsi ai nuovi bisogni che man mano si presentano. Le biblioteche sono luoghi abitati non solo da chi ci lavora, ma anche da chi frequenta gli spazi mettendo a disposizione le proprie capacità, il proprio tempo e le proprie passioni. La biblioteca di Gavardo è proprio un luogo di questo tipo, attorno alla quale da sempre gravita una rete di volontari. Questo è stato possibile, inizialmente, grazie all’adesione dei volontari ad una associazione in grado di garantire una copertura assicurativa delle attività. Da qualche anno però, con l’introduzione del Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, il Comune ha proposto di ripensare queste azioni come azioni di cura condivisa che rientrassero in Patti di collaborazione. Lo strumento del Patto, oltre che offrire ugualmente una protezione per quanto riguarda gli aspetti relativi alla sicurezza, è stato infatti riconosciuto come opportuno perché dà valore e riconoscimento all’iniziativa del cittadino, instaurando una relazione non più di servizio, ma piuttosto di collaborazione con l’ente pubblico in vista di un interesse generale. Nel caso della biblioteca di Gavardo, su proposta dei cittadini in alcuni casi, e dell’ente pubblico in altri, sono stati attivati ben quattro Patti di collaborazione. Il fattore comune? La biblioteca e la cultura dei beni comuni. I Patti in questione sono: “La chiave di lettura” firmato da Alessio Savoldi; “Bibliote – chi – amo” firmato da Marcello Podavini; “Biblio-giochiamo” firmato da Federico Zanola, e “La cultura bene comune” firmato da Daniela Bresciani. Si tratta in tutti questi quattro casi di Patti di collaborazione firmati dal Comune con cittadini singoli di diversa età e con diversi interessi che, in diversi orari, contribuiscono alla programmazione e alla gestione di questo luogo “pubblico” che, dunque, sempre più si avvicina ad un luogo “del pubblico” in cui si fa comunità e si contribuisce alla sua trasformazione in bene comune.
Marcello, da quando è andato in pensione, offre una consulenza all’utenza circa le modalità di prestito e consultazione, collabora con il personale comunale alla gestione delle richieste e delle prenotazioni e alla ricerca e al reperimento dei testi. Alessio, con una forte passione per la lettura, organizza gruppi di lettura da tre anni, ogni anno un tema diverso; l’anno scorso, un gruppo di una decina di donne ha ripercorso a ritroso le tappe dell’Orient Express da Istanbul a Venezia, ogni libro una città narrata. Federico, per riavvicinare i giovani alle biblioteche e alla relazione con gli altri, allontanandoli dai videogiochi, organizza dei gruppi di gioco di società che stimolino l’esercizio delle abilità fisiche, mentali, cognitive e sociali, tutto questo giocando e divertendosi. Daniela, dopo l’esperienza della pandemia, decide invece di offrire il suo tempo per aiutare operativamente negli aspetti logistici l’organizzazione di eventi culturali promossi dall’Ufficio Cultura. In questo modo ha l’occasione di partecipare ad eventi, anche a quelli a cui non avrebbe mai pensato di partecipare, magari scoprendo nuovi interessi. Questi quattro Patti, seppur con modalità diverse, offrono un supporto nella promozione del luogo biblioteca e servizio biblioteca, portando una ventata di aria fresca. Le varie attività sono tutte comunicate attraverso le pagine Instagram e Facebook, ma anche tramite gruppi Whatsapp o, più semplicemente, per passaparola.
Materiale e immateriale
Sono Patti di collaborazione con azioni di cura diverse, ma che, come indicato nei loro testi, si pongono in egual modo gli obiettivi di:
- favorire le relazioni e, dove è possibile, l’integrazione anche con persone di culture diverse;
- rinforzare il benessere personale e collettivo a seguito del coinvolgimento e della collaborazione con altri cittadini e utenti per una finalità comune.
- sviluppare il senso di utilità per il raggiungimento di un obiettivo condiviso di bene comune.
In tutti i casi si tratta di ambiziosi obiettivi immateriali che si nascondono dietro a piccoli gesti che potrebbero sembrare, invece, così pragmatici e semplici. Intervistando tutti i cittadini attivi, protagonisti di questi Patti, si ha infatti la percezione che non siano del tutto consci del valore del loro contributo, che nella sua semplicità aumenta il valore sociale di un luogo che altrimenti non sarebbe altro che un servizio pubblico. «Un contributo che non va a sostituire, ma ad arricchire» chi in biblioteca ci lavora, come sottolineano Claudia, Manuela e Patrizia – che aggiungono anche che «a livello interpersonale è importante che loro stiano bene, e per loro quindi non deve essere un clima di lavoro». In questo il riconoscimento da parte dell’ente pubblico è stato importante. Il risultato è, ad esempio, Marcello che, come dicono loro, si sente prima di tutto a casa e, di conseguenza, porta allegria in tutta la biblioteca.
Prospettive future
Tutto questo è stato possibile grazie alla presenza di un personale bibliotecario che è andato oltre ai compiti lavorativi definiti, avendo una visione, che tenesse conto di bisogni e capacità captati informalmente nelle mansioni quotidiane. È stato possibile grazie anche ad una visione politica, che ha visto nella collaborazione un’opportunità per questo servizio pubblico. Ma è stato possibile soprattutto grazie ai cittadini attivi che contribuiscono in prima persona alla cura dell’interesse generale con la massima serietà e propositività. La relazione tra questi soggetti implica prima di tutto fiducia, frutto di un’attenta co-progettazione, che porta ad esempio i cittadini ad avere le chiavi della biblioteca per quelle attività che si tengono in orari fuori quelli dell’apertura.
In conclusione, la biblioteca sperimenta da qualche anno ormai lo strumento del Patto di collaborazione in accordo con alcuni cittadini attivi, ma come potrebbero le diverse attività svincolarsi dall’iniziativa del singolo cittadino aprendosi anche a nuove persone che non siano per forza solo fruitrici di un’attività? La comunità che si è man mano sviluppata, infatti, potrebbe essere interessata, nel limite dei propri impegni e interessi, ad uno sviluppo ulteriore delle iniziative già esistenti o, chissà, magari alla nascita di nuove. Sapere che questo è fattibile perché esiste uno strumento che permette di farlo potrebbe essere il primo passo per allargare ancora di più questo gruppo di cittadini attivi, permettendo quindi di ampliare questa comunità bibliotecaria attiva.
Foto di copertina: Evento nello spazio esterno della Biblioteca di Gavardo (Fonte: pagina Facebook area63 Gavardo)