Immaginate un’Amministrazione comunale che fa della collaborazione con i cittadini il suo cavallo di battaglia. Immaginate un ex-asilo infantile che affaccia sul lago offrendo una vista meravigliosa. Immaginate ora quale impatto può esserci sulla comunità se quel luogo così suggestivo può diventare un giardino ricco di profumi e colori gestito da alcuni cittadini e vissuto da tutti, cittadini di ogni fascia di età.
Scommettere sull’Amministrazione condivisa
I beni comuni sono stati uno dei punti del programma elettorale di questa Amministrazione, insediatasi nel 2018, con il sindaco Matteo Burico. Ci siamo messi al lavoro, sostenuti dal nostro Sindaco, dalla Giunta e dai consiglieri tutti, creando una Commissione apposita, la Commissione beni comuni, uno spazio per elaborare, riflettere, sensibilizzare la nostra comunità a questo cambiamento innovativo e a suo modo rivoluzionario. Queste sono le parole con cui inizia Rosella Paradisi, consigliera comunale e Presidente della Commissione beni comuni, con la quale abbiamo avuto il piacere di parlare per conoscere meglio l’esperienza di Castiglione del lago.
L’approvazione del Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni ha richiesto un lungo percorso di sensibilizzazione della componente politico-amministrativa, cominciato già prima dell’insediamento di questa Giunta e coronato nel 2019 con il voto favorevole all’unanimità del Consiglio comunale. La scelta di scommettere sul modello dell’Amministrazione condivisa nasce dalla convinzione dell’Amministrazione che il Comune, quale ente di prossimità più vicino al cittadino, debba garantire un governo pubblico, partecipato e condiviso di servizi pubblici, beni comuni e di utilità collettive – così afferma Rosella. Pertanto, anche la scelta di istituire una Commissione consiliare che si occupa, tra le varie cose, della cura e della gestione dei beni comuni mostra una precisa visione amministrativa che individua nella dialettica con i cittadini non un sovraccarico di competenze e/o aumento dei costi, ma un’opportunità di crescita, sviluppo, innovazione e qualità della vita.
Con queste premesse, l’Amministrazione si è messa da subito in azione offrendo, anche durante i mesi di lockdown, momenti di formazione, comunicazione, inviando lettere informative alle associazioni del territorio, proponendo riunioni e tavoli di confronto. È stato redatto e stampato un opuscolo illustrativo con la collaborazione del Cesvol e fin da subito sono stati presi contatti con le associazioni e i cittadini più attivi per redigere insieme le prime bozze di patti di collaborazione. Questo è stato ed è ad oggi possibile grazie al lavoro dell’Ufficio Tecnico nella figura dell’architetto Mauro Marinelli, funzionario e responsabile dell’area urbanistica e del territorio, che sostiene questa visione con convinzione e competenza. Una delle condizioni per l’attuazione efficace del Regolamento per i Beni Comuni è appunto il radicamento di una nuova modalità di pensare la relazione tra cittadino e struttura tecnica dell’ente locale.
Il primo Patto di collaborazione
La prima associazione che ha utilizzato il nuovo strumento del Patto di collaborazione è stato il Laboratorio del cittadino APS, presente sul territorio fin dal 1995 e impegnato nella tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio naturale e culturale e nell’inclusione sociale. Mariella Morbidelli, presidente dell’associazione, è una biologa appassionata da sempre di botanica ed è lei a raccontarci del progetto “Hortus Trasimeni” fin dalle origini, da quando, circa otto anni fa, ha mosso i primi passi grazie alla concessione in comodato d’uso gratuito dello spazio esterno dell’ex asilo Reattelli. Fin da subito lo scopo del progetto è stato quello di dar vita ad un luogo aperto dove poter coltivare ortaggi ed erbe aromatiche al fine di promuovere buone pratiche di coltivazione stimolando la riflessione sulla conoscenza e il consumo dei prodotti della terra e soprattutto, sfruttando il potere terapeutico della cura dell’orto. Dopo l’approvazione del Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni, anche Mariella partecipa agli incontri informativi proposti dall’Amministrazione, e nel maggio del 2021 “Hortus Trasimeni” diventa il primo Bene Comune di Castiglione del Lago oggetto di un Patto di collaborazione. Questo spazio verde nel cuore del centro storico è diventato quindi il luogo di ritrovo di giovani, anziani, scolaresche; è il luogo dove si incontrano anche altre associazioni del territorio o dove vengono a passeggiare i turisti. L’orto è aperto a tutti – ci dice Mariella – i volontari più anziani aiutano a coltivare e mantenere l’orto, ma tutti possono godere dei frutti, molti cittadini vengono a prendere gli odori per usarli in cucina.
Hortus Trasimeni è anche un laboratorio permanente di sperimentazione agronomica grazie alla collaborazione con il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria: i volontari del Laboratorio del cittadino sono diventati “coltivatori custodi” per la conservazione della biodiversità agraria delle varietà locali del bioterritorio del Trasimeno. Inoltre, recentemente è nata la nuova “Biblioteca dei semi” per raccogliere e scambiare nel giardino antiche sementi in stretta collaborazione con l’ Università di Perugia. In questi anni la collaborazione con altre associazioni ha permesso il moltiplicarsi dell’offerta di eventi culturali e sociali: seminari e conferenze su temi ambientali, spettacoli teatrali, mostre d’arte, laboratori per bambini, corsi di ceramica e di orticoltura e molto altro, il tutto abbattendo ogni tipo di barriera sociale, rendendo l’orto un luogo dove trovare benessere. L’ortoterapia è, infatti, il cuore del progetto. Prendersi cura di un orto significa creare un contatto con la terra, prendersi cura di esseri viventi e aiutarli a crescere e l’orto ripaga stimolando le capacità percettive, sensoriali e affettive. Nell’Hortus Trasimeni l’ortoterapia viene raccontata durante i workshop, ma viene soprattutto messa in pratica; qui infatti, chiunque entra, che sia un diversamente abile, un bambino, un anziano, può mettersi in gioco e sviluppare nuove capacità, accrescere l’autostima e affermare la propria autonomia. Un luogo, insomma, dove coltivare non solo le passioni, le relazioni sociali, ma anche la propria libertà. Un luogo, come dice Mariella, che è diventato in un certo modo il giardino del paese e dove “tra giovani e anziani, si sta molto bene insieme”.
Alcune criticità e prospettive future
Ogni volta che raccontiamo un’esperienza di Patto di collaborazione è bene chiedersi anche se ci siano state delle difficoltà nell’utilizzo di questo strumento innovativo e sempre perfezionabile. Rosella, ad esempio, ci indica una difficoltà riscontrata con la stipula di polizze assicurative per i cittadini attivi coinvolti nei diversi Patti di collaborazione che il Comune ha sottoscritto dopo la prima esperienza positiva del progetto Hortus Trasimeni. Riguardo la questione assicurativa, Rosella afferma che il quadro giuridico è tuttora un fenomeno frammentato e disomogeneo, rimesso all’autonoma iniziativa dei singoli Comuni, senza dunque riguardare il territorio nazionale nel suo complesso e senza una dinamica di coordinamento fra le diverse realtà. Da questo quindi scaturisce uno spiccato particolarismo nelle soluzioni di volta in volta prospettate, ad esempio, sulle forme di sostegno o sugli schemi procedurali. Ciò che sarebbe più auspicabile sembra essere la possibilità di connettersi con altre esperienze che hanno già messo in campo forme virtuose e buone pratiche. Come suggerisce Rosella, creare una rete di Amministrazioni condivise potrebbe essere uno strumento utile di confronto, che può essere di sostegno agli amministratori, facilitando e velocizzando i processi potendo prendere spunto da chi ha già messo in atto valide soluzioni amministrative, e allo stesso tempo essere fonte di ispirazione per nuovi progetti.
In ogni caso, le strade da poter seguire quando un’Amministrazione si trova ad affrontare la questione assicurativa relativa ad un patto di collaborazione sono principalmente due. 1) Nel caso di Patto sottoscritto con un’associazione, si può usufruire della copertura assicurativa offerta ai soci dell’associazione. 2) In alternativa, i Comuni possono rivolgersi ad una compagnia assicurativa, ancora meglio se di zona, e creare una convenzione per poter assicurare i propri cittadini attivi. Questa, a sua volta, può coprire eventi specifici (azioni di cura di spazi urbani, feste, corsi, ecc…), oppure prevedere assicurazioni personali grazie alla creazione dei registri, di cui è necessario che il Comune si doti, entro cui inscrivere i singoli volontari cittadini attivi. Per un approfondimento giuridico su questo tema si rimanda ad una storica pronuncia della Corte dei Conti.
L’auspicio per il futuro di questo Patto giunto al termine del suo “mandato” è che venga rinnovato dalla Giunta che vincerà le prossime elezioni di maggio, al di là della sua appartenenza politica. In aggiunta, la speranza è che grazie all’impegno delle tante persone che stanno abbracciando questa prospettiva dell’Amministrazione condivisa – Comune e cittadini – si riesca a fare passi avanti per superare le difficoltà relative alle forme assicurative dei cittadini. Infine, ancora di più, ciò che ci auguriamo è che il progetto Hortus Trasimeni possa proseguire nel tempo così da poter coinvolgere sempre più cittadini attivi, così da poter “far bene” a sempre più cittadini.
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