Sei mila metri quadrati di terreno, oltre venti soggetti partner, almeno una cinquantina di volontari e un raccolto che conta circa due tonnellate di ortaggi: questi sono solo alcuni dei numeri che descrivono l’orto solidale, didattico e terapeutico “Brolo di S. Anna”, realizzato grazie al patto di collaborazione tra l’associazione capofila Auser – Insieme Oltremella e il Comune di Brescia.
Il patto di collaborazione
Per raccontare il Brolo di S. Anna è necessario andare indietro di qualche anno, a quando, nel 2016, il Comune di Brescia ha approvato il Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani. Il Regolamento consente a tutti i cittadini, singoli o associati, di prendersi cura dei beni comuni urbani, garantendo una gestione condivisa degli stessi. I patti di collaborazione sono gli strumenti individuati per concludere diversi accordi tra Comune e cittadinanza. Il patto concluso il 25 gennaio 2023 tra il Comune di Brescia, in particolare dal Dirigente Responsabile del Settore Verde, Parchi e Reticolo Idrico, e l’associazione Auser Insieme Oltremella, ha tracciato i confini ideali dell’orto, permettendo a cittadini e amministrazione di individuare un’area agricola già considerata un bene comune per l’intera comunità. Il vero lavoro di progettazione, ideazione e poi realizzazione dell’orto è partito però prima del patto di collaborazione. Come ci hanno raccontato Mauro Pedroni, Presidente di Auser Insieme Oltremella e Marcello Scutra, referente del Punto Comunità Chiusure, tutto è nato dalla proposta delle due realtà di organizzare un corso di approccio agli orti tenuto da un agronomo esperto, al quale hanno partecipato una ventina di persone. Dopo il corso, i partecipanti, spinti dalla voglia di sperimentare quanto appreso, hanno cercato uno spazio dove poter realizzare un orto. Il territorio del Brolo di S. Anna era già noto a tutti i cittadini, si tratta infatti di un ampio spazio pianeggiante ai piedi della collina di S. Anna, racchiusa nel parco colline di Brescia. Inizialmente, la zona agricola era coltivata a frumento. Circa un terzo dell’intera superficie è ora destinata alle attività dell’orto solidale.
La rete solidale
L’Auser Insieme Oltremella e il Punto Comunità del quartiere, due realtà che già collaboravano insieme, hanno elaborato una proposta da presentare al Comune e con l’amministrazione hanno co-progettato gli interventi da realizzare per creare l’orto solidale. In contemporanea, hanno cercato da subito di condividere le idee anche con altre associazioni ed Enti del territorio. L’impegno, specificato anche nel patto di collaborazione, è quello di “provvedere alla gestione condivisa dell’orto”. “La spinta a coinvolgere per esempio le scuole dell’infanzia e primaria che si affacciano con i loro cancelli al brolo di S. Anna o è arrivata proprio dal Comune di Brescia”, ci spiega Mauro Pedroni. Come hanno precisato i due referenti delle Associazioni citate, “un orto non si improvvisa, ci abbiamo impiegato circa un anno per progettare le attività e per allargare quanto più possibile la rete di persone ed enti interessate”. Per ottenere questo risultato, la collaborazione del Comune, sia degli amministratori che dei funzionari, si è rivelata fondamentale. Dopo aver raccolto le manifestazioni di interesse da parte di numerose associazioni (impossibile citarle tutte, attualmente ci sono circa una ventina di associazioni, gruppi e cooperative della zona, cinque Quartieri, il Dipartimento di psichiatria dell’azienda sanitaria di Brescia, un centro diurno e un centro psicosociale, un istituto comprensivo), il progetto è stato proposto anche a quegli enti che avevano la possibilità di contribuire con dei finanziamenti (tra gli altri, Fondazione ASM e la Banca di Credito Cooperativo di Brescia), in modo da poter acquistare i materiali necessari per l’inizio dei lavori. Il 6 maggio 2023, il Brolo di S. Anna è stato inaugurato e da quel momento le attività non si sono più interrotte. Nel prendersi cura di questo pezzo di territorio, tutti i volontari coinvolti hanno non solo coltivato un orto, ma soprattutto generato un impatto positivo per moltissime persone non coinvolte inizialmente nel lavoro della terra.
L’orto è infatti solidale, in quanto almeno l’80% della produzione viene donata a famiglie in difficoltà economica. In collaborazione con gli assistenti sociali del Comune e di alcune associazioni e cooperative già impegnate nella distribuzione di viveri ai nuclei più bisognosi, i prodotti del Brolo di S. Anna sono finiti nelle tavole di oltre 550 persone. Prodotti freschi e biologici che hanno contribuito a garantire cibo di qualità anche a chi non avrebbe potuto permettersi di acquistare verdura fresca e di stagione a prezzi di mercato. L’orto è, inoltre, didattico: bambini e bambine della scola dell’infanzia e primaria hanno uno spazio a loro dedicato, dove hanno seminato, visto germogliare e crescere gli ortaggi che alla fine hanno raccolto. Sono anche stati realizzati dei laboratori rivolti ai più piccoli con gli apicoltori locali. L’orto è, infine, terapeutico. Tra le persone che si prendono cura delle coltivazioni ci sono alcuni pazienti del centro psicosociale (3° CPS) e del centro diurno, affiancati dagli operatori, oltre che a persone con diverse fragilità assistite da alcune cooperative sociali della zona.
L’attenzione all’ambiente
Non è possibile parlare di un progetto così ambizioso senza sottolineare l’attenzione che i promotori e i volontari stanno ponendo alle tematiche ambientali. Le attività dell’orto sono guidate dall’agronomo esperto Ocildo Stival, che ha saputo suggerire, ispirandosi alla scienza e alla tradizione, tecniche di agricoltura efficaci e attente all’ambiente. Le coltivazioni sono biologiche e vengono ruotate annualmente in modo da poter utilizzare a pieno le proprietà del terreno, evitando uno sfruttamento eccessivo dei nutrienti della terra. Si segue, in altre parole, la filosofia degli antichi broli, che prevedevano una rotazione costante delle colture. Grazie al coinvolgimento di Slow Food, i volontari stanno sperimentando la coltivazione anche di ortaggi antichi e locali, quali per esempio il Cavolo dei Ronchi (tipico della zona così denominata di Brescia), che potremo trovare tra la produzione futura del brolo di S. Anna. La cura del territorio passa, infine, anche dalla sua bellezza: sono stati piantati alcuni alberi da frutto e fiori melliferi per nutrire le api.
I progetti per il futuro
I volontari hanno pianificato di realizzare delle ulteriori migliorie. Verrà ampliato il numero di alberi da frutto e verrà realizzato un pergolato ombreggiato grazie ad alcune specie di viti per poter ospitare attività didattiche e laboratori all’ombra. Tra i progetti, c’è anche quello di investire in un impianto goccia a goccia per l’irrigazione, in modo che i volontari durante le stagioni più calde possano dedicarsi anche ad altre attività oltre che ad innaffiare. Infine, è già avviata una nuova progettualità con un istituto alberghiero della zona, per coinvolgere gli studenti e le studentesse in un progetto “dalla semina alla tavola”, che li vedrà protagonisti sia della coltivazione dei frutti ed ortaggi che della loro trasformazione in piatti e menu da degustare. Il successo del brolo di S. Anna è dovuto alla grandissima capacità delle associazioni promotrici, già strutturate e attive nel territorio, di creare una rete in continua espansione di sostenitori, volontari, collaboratori. Il progetto coinvolge ora non solo l’assessorato alla Transizione ecologica, all’Ambiente e al Verde (guidato da Camilla Bianchi): si sono infatti aggiunti gli assessori alle Politiche per la Famiglia, la Persona e Longevità, Welfare e Salute (Marco Fenaroli) e alle Politiche educative, alle Pari Opportunità, alle Politiche giovanili e alla Sostenibilità sociale (Anna Frattini). Numerosi sono i beni comuni a cui i volontari rivolgono le proprie cure con questo progetto: il territorio, l’ambiente e soprattutto le relazioni tra le persone coinvolte e le famiglie che beneficiano del raccolto. “Abbiamo saputo intercettare un bisogno – ci riferiscono Marcello Scutra e Mauro Pedroni –, cioè la voglia di partecipare”. La conoscenza del territorio e la capacità di creare una solida squadra che coinvolge il pubblico e cittadini attivi, insieme alla lungimiranza dei promotori del progetto, ha consentito di trasformare il bisogno di partecipazione in un laboratorio di buone pratiche, attento alle esigenze dell’intera comunità e aperto alle sfide future.
Immagine copertina: 6 maggio 2023 giornata inaugurale (Fonte: Auser)
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