Nelle due giornate bolognesi per gli Stati generali dell’Amministrazione condivisa più di 300 persone sono giunte da tutta Italia per parlare di amministrazione condivisa, un modello ormai con una sua identità specifica che favorisce inedite collaborazioni, in particolare, nelle comunità locali, finalizzate al raggiungimento di quel grande obiettivo indicato nella nostra Costituzione della piena realizzazione di ogni persona. Non è casuale il riferimento all’articolo 3 della nostra carta fondamentale se pensiamo che in quei due giorni, il 15 e il 16 di marzo, le prime pagine dei giornali raccontavano, ormai con stanchezza, l’ennesima strage nel Mediterraneo e la necessità dell’invio di truppe degli stati dell’Unione europea in Ucraina. In quelle stesse ore un pezzo del nostro Paese rifletteva, invece, su come la collaborazione sia essenziale per affrontare i cambiamenti del nostro tempo, convinti che solo l’impegno individuale e collettivo potrà affrontare in chiave solidale il tema delle disuguaglianze nelle nostre città, nel nostro Paese così come nel mondo intero.
Ecco che una comunità composta da amministratori e amministratrici locali (76), Enti del Terzo Settore (105) e associazioni formalmente costituite ma non iscritte al RUNTS (26), imprese sociali (8), soggetti imprenditoriali ed economici (12), rappresentanti sindacali (5), gruppi informali (16), attivisti e attiviste, docenti, ricercatori e ricercatrici di tutto il Paese, cittadini e cittadine (56) ha tracciato una strada lungo cui incontrare vecchi e nuovi compagni di un percorso che non può dirsi mai compiuto e che, a Bologna, ha provato a indicare i prossimi passi.
Foto di Margherita Caprilli per Fondazione Innovazione Urbana Rusconi Ghigi
Il Report degli Stati Generali dell’Amministrazione Condivisa
Nel Report, elaborato da Fondazione IU Rusconi Ghigi, il racconto di quelle giornate secondo una struttura agile che a partire dalla domanda “che cosa è l’Amministrazione condivisa?” rilegge un percorso lungo dieci anni, descrive quanto accaduto a Bologna e nel resto d’Italia, e riflette sul futuro delle pratiche e dei processi collaborativi.
Lo fa sottolineando sin da subito la necessità di avere dell’Amministrazione condivisa una visione e una impostazione sistemica che valorizzi un patrimonio ricco di pratiche, idee, soluzioni, proposte, senza nascondere le criticità e i dubbi che sono stati affrontati lungo la strada. La bellezza e la difficoltà di tenere insieme persone e organizzazioni, istituzioni ed Enti di terzo settore, imprese sociali e soggetti imprenditoriali. Come? Attraverso quegli strumenti collaborativi che permettono di guardare all’Amministrazione condivisa come ad un ecosistema che con i Patti di collaborazione riconosce il contributo di persone e gruppi informali che insieme ad organizzazioni più strutturate, come gli Enti di terzo settore, possono prendersi cura dei beni comuni materiali e immateriali, sino a definire servizi e politiche pubbliche attraverso i processi di co-programmazione e co-progettazione.
Il filo della riflessione e la chiave di lettura proposta nel Report parte dalla necessità di rafforzare l’Amministrazione condivisa condividendo modelli, procedure ed esperienze portate avanti nel nostro Paese; passa ad una possibile definizione di cosa può significare oggi prendersi cura di uno spazio collettivo; ragiona sulla evoluzione dei processi collaborativi in chiave di economia di prossimità, crisi climatica, welfare di comunità e nuove forme di attivismo.
Il quadro che emerge è quello di una visione d’insieme, assolutamente necessaria se non vogliamo ritrovarci, in un tempo nemmeno molto lontano, a parlare dell’Amministrazione condivisa come di un tentativo vano di modificare l’approccio verticale e competitivo delle nostre comunità, l’unico capace di garantire efficacia e pari opportunità. Sappiamo che non è così, ma quel rischio lo si corre ogni qual volta gli strumenti collaborativi vengono utilizzati per singoli interventi, al di fuori di una logica di programmazione e pianificazione condivisa.
L’Amministrazione condivisa rappresenta un punto di equilibrio tra gestione delle complessità e applicazione di regole e procedimenti che hanno nella co-definizione delle politiche pubbliche, della visione strategica, degli atti di pianificazione, la loro naturale ricaduta. Questo rapporto potrà essere raggiunto solo attraverso la maturità politica e culturale di tutti i soggetti coinvolti. Senza lasciare indietro nessuno.
Foto di Margherita Caprilli per Fondazione Innovazione Urbana Rusconi Ghigi
Le prospettive
Ecco che, allora, una parte importante del Report disegna una cornice di senso che pone al centro la necessità di rafforzare la rete nazionale come luogo di scambio di pratiche e saperi; la necessità di essere accoglienti e includere in questi percorsi sempre nuovi soggetti, a partire dalle nuove forme di attivismo e partecipazione; il bisogno di moltiplicare le opportunità di conoscenza e formazione per tutti i soggetti del pubblico, del privato e del privato sociale interessati.
Ci auguriamo che la lettura di questo Report possa moltiplicare le idee in vista della ripresa dopo l’estate. Siamo pronti a raccogliere, promuovere e condividere riflessioni e proposte con Fondazione IU Rusconi Ghigi, che ringraziamo per l’enorme lavoro di analisi che c’è dietro questo Report.
A tutti i nostri compagni di strada buona lettura e buone vacanze, la nostra newsletter tornerà puntuale a partire dal mese di settembre.
LEGGI ANCHE:
- A Bologna, nove anni dopo, l’amministrazione condivisa è diventata strutturale
- Dieci anni dopo, un nuovo prototipo del Regolamento
- Dagli Stati generali dell’Amministrazione condivisa una visione di futuro
- Capasso: gli obiettivi politici e le sfide culturali del nuovo Regolamento
Immagine di copertina: Locandina dell’evento (foto di Margherita Caprilli per Fondazione Innovazione Urbana Rusconi Ghigi)
ALLEGATI (1):