Roma lancia il bando ” Terre pubbliche ai giovani imprenditori ” , pubblicato il 24 maggio sull’Albo Pretorio di Roma Capitale e sulle pagine istituzionali dei Dipartimenti Patrimonio e Tutela Ambientale. Inserito nell’ambito della delibera-quadro ” Roma città da coltivare ” , approvata il 29 gennaio dalla Giunta capitolina, il bando mette a disposizione quattro lotti a un canone di 100 o 200 euro per ettaro all’anno, per 100 ettari di terreno agricolo complessivi. Destinatari del concorso sono i giovani imprenditori agricoli di età inferiore a quarant’anni: finalità dell’iniziativa è quella di combattere la disoccupazione favorendo al contempo il recupero delle terre. Il bando è stato presentato dal sindaco Ignazio Marino e dal vicesindaco Luigi Nieri, insieme all’assessore di Roma all’Ambiente Estella Marino e al presidente del XV Municipio Daniele Torquati: il periodo di validità è di sessanta giorni, al termine dei quali verrà poi comunicata la graduatoria finale.
Ritornare alla terra
I requisiti che verranno valutati, ai fini dell’assegnazione di un contratto agrario della durata di 15 anni, sono molteplici: qualità dei prodotti e loro provenienza, promozione della biodiversità e attività di filiera corta, con diffusione della cultura del km 0, attività di sviluppo delle energie rinnovabili e al risparmio energetico, affidabilità e sostenibilità economica del piano aziendale nonché l’inserimento sociale e lavorativo di soggetti svantaggiati, l’educazione dei minori e coinvolgimento e la formazione agricola della cittadinanza. Il vicesindaco Luigi Nieri ha inoltre precisato che ” nei prossimi mesi arriveranno attraverso le acquisizioni in corso circa 500 ettari derivanti da compensazioni urbanistiche e subito dopo l’estate usciremo con il secondo bando”. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della petizione lanciata lo scorso anno dalla Cooperativa Co.r.ag.gio. e dalle associazioni Terra! Onlus e daSud e che ha raccolto oltre diecimila firme: l’obiettivo era infatti quello di “trasformare gli spazi urbani abbandonati nelle nuove ‘piazze’ della città , dove lavoro e diritti si incontrano e si può ricostruire un tessuto economico e sociale che marginalizzi le mafie. Avere l’opportunità di lavorare sulle terre pubbliche vuol dire fare antimafia sociale e prevenire le azioni delle ecomafie, che con cemento e rifiuti inquinano l’agro romano”. Si tratta certamente di un progetto che può fornire un importante contribuito non solo sul piano occupazionale, ma anche dal punto di vista ambientale, ponendo un importante freno all’incontrollata opera di cementificazione contribuendo, al tempo stesso, al rilancio di un’attività prioritaria quale quella agricola.
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