Una terrazza verde e la sfida sociale di Napoli

Il parco sociale nasce dall ' idea di " prendersi cura " , insieme, delle persone e dei luoghi, attraverso la " promozione delle fondamentali e positive relazioni sociali "

Grazia Pagetta, del Coordinamento Parco Sociale Ventaglieri che comprende gruppi, associazioni e singoli cittadini che operano nell’area, ci spiega come è nato questo luogo di partecipazione attiva; dalla sua realizzazione al superamento del regolamento comunale basato su ” una lista di divieti che non tengono conto delle particolarità  dei luoghi ” .
Il parco Ventaglieri è una terrazza su Napoli, da cui si vede il mare e castel Sant’Elmo, ed è caratteristico per il suo sistema di scale e terrazzamenti. Esso collega due sottoquartieri, la parte alta e quella bassa di Montesanto, divisi per il forte dislivello.

Il parco – percorso

La storia del parco e della sua gestione non è stata priva di problemi, ma già  gli interventi per la realizzazione delle opere, terminati nel 1993, furono in parte suggeriti dalla cittadinanza riunita in comitati di quartiere, prima testimonianza di una comunità  attiva e coesa.
” Il parco resta chiuso e abbandonato fino al 1995 – spiega Pagetta – quando avviene l’occupazione di una palazzina interna al perimetro del parco, per dar vita al centro sociale DAMM che si occupa della prima apertura degli spazi alla città  e della sua presa in cura ” .
Dal 1999 il parco viene definitivamente affidato al Comune di Napoli e intorno a questo luogo, che comprende un piccolo anfiteatro, una piazza ed un campetto, una scuola ed un centro sociale, dal 2005 si sono riunite associazioni di quartiere e gruppi di cittadini, accomunati dalla volontà  di prendersi cura di uno spazio tanto utile quanto significativo nel suo ruolo di connettore di persone e quindi di relazioni sociali positive.
E’ nato cosìil Coordinamento Parco Sociale Ventaglieri, che propone un nuovo modo di concepire e costruire i luoghi della città , in cui l’abitante del luogo è un soggetto attivo che esprime e fa valere il proprio diritto a partecipare al governo della città , anche attraverso la proposta di attività  socio-culturali.
In questo periodo di gestione da parte del Comune, su sollecitazione del CPSV, l’Assessorato all’Ambiente istituisce un Comitato di Gestione di cui fanno parte tutti i servizi che si occupano della gestione del parco ed i soggetti che rientrano nel coordinamento. ” Il Tavolo di Gestione funzionava come una Conferenza di Servizi: gli incontri avvenivano su richiesta del coordinamento e quasi sempre sull’onda di necessità  e richieste di intervento; questo processo si è rivelato troppo lento e non c’era un vero approccio collaborativo né la volontà  di costruire un percorso partecipativo insieme ” .

Esperimento di gestione partecipata

” Nel 2008, con il passaggio dei parchi di quartiere alle Municipalità , c’è stato un avvicinamento alla cittadinanza e si sono aperte nuove possibilità  di percorsi di partecipazione ” .  Nel 2013 la Municipalità  approva il “Regolamento partecipato del Parco Sociale Ventaglieri _ un esperimento di gestione partecipata con gli abitanti proposto dal Coordinamento del Parco Sociale Ventaglieri ” ,  elaborato all’interno di assemblee e di laboratori con cittadini, comitati e bambini del quartiere, con l’obiettivo di superare il regolamento comunale vigente in tutti i parchi urbani e di proporsi come espressione specifica del luogo e delle modalità  di convivenza che in esso si sono nel tempo consolidate. Esso   ” si compone di due parti: la prima riguarda gli usi spontanei, si configura come una proposta di buone regole di convivenza e rappresenta una sorta di guida di educazione alla vita pubblica; la seconda è una sorta di   normativa, e riguarda le attività  organizzate da singoli cittadini, enti pubblici o privati, società , gruppi, comitati o associazioni e che necessitano di autorizzazioni. ”

Oggi nel parco si organizzano assemblee ed incontri di cittadinanza attiva su temi come rifiuti, trasporti ed economia solidale, si realizzano spettacoli teatrali per bambini, concerti, readings, laboratori creativi, mercatini, il parco diventa anche aula didattica all’aperto per diverse scuole del territorio… uno spazio pubblico, un parco sociale.
” Siamo convinti che gli interlocutori debbano essere sempre gli amministratori (e non i politici) – continua Pagetta – per decidere insieme le modalità  di gestione di un luogo pubblico, soprattutto nell’organizzazione dell’ordinario. E’ importante che ognuno faccia la sua parte e dia seguito alle idee.  Non abbandoniamo l’idea (partita al meglio e poi naufragata per pigrizia gestionale), iniziata con la Facoltà  di Agraria e condivisa anche con la Municipalità  e il Sindaco, di rendere il parco autosostenibile, con la dotazione di un biotrituratore e la creazione di un’area di compostaggio per gli sfalci e le potature. L’esperienza ci insegna come, soprattutto in una città  come Napoli, la difficoltà  maggiore resti sempre quella del difficile passaggio dai proponimenti alle concrete realizzazioni ” .
Le iniziative nel parco sono tutte gratuite, ” per valorizzarlo come luogo pubblico, e per far fronte alle spese si chiede alle persone un contributo libero ” .
Grazie all’impegno di associazioni e cittadini per cambiare dal basso il quartiere e la città , Napoli ha oggi uno spazio partecipato, che si chiede se sia possibile la gestione partecipata anche di altri spazi pubblici bisognosi di ” cura ” , come i parchi cittadini, sistematizzando queste buone pratiche. Per ora il Coordinamento si impegna ad incrementare l’azione di animazione del parco affiancandola a una decisa attività  di sensibilizzazione e documentazione. Ci aspettiamo che il Comune di Napoli risponda concretamente.

 

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