La riscoperta dei paesaggi fluviali parte dalle scuole e coinvolge tutta la cittadinanza

"Ripartire dalla rinascita degli immaginari condivisi, immaginari volti al bello e al possibile per la cura dei beni comuni"

Giunto ormai alla sua nona edizione, l’evento si è incentrato in particolare su due temi: Res publica, ossia gestione condivisa e partecipata del Cosa tra arte e progetti di riqualificazione, e Memoria dell’acqua, una ricostruzione di cosa il fiume ha rappresentato nei secoli, tra ricerche, documenti e rievocazioni dei riti e della cultura popolare costruitasi nel tempo attorno al fiume.
Abbiamo intervistato Zerotremilacento, un’intervista da cui si evincono soddisfazioni, speranze e tanta voglia di ricostruire qualcosa che col tempo la società  ha fatto venir meno.

Quali sono state le conclusioni a cui si è giunti grazie all’evento?

“Che i cittadini di Ceccano hanno risposto positivamente alla richiesta di partecipazione e collaborazione. In particolar modo il Liceo Scientifico-Linguistico di Ceccano, presente con la preside, i docenti e gli studenti e il Primo Comprensivo di Ceccano con alunni e docenti. La partecipazione delle due istituzioni scolastiche è stata la conclusione di un impegno iniziato dal mese di marzo, impegno che ha prodotto una notevole quantità  di materiali, dalle video interviste sul rapporto con i fiumi, Sacco e Cosa, alle proposte di intervento a salvaguardia dell’area di confluenza. La stessa denominazione CoSAcco dell’area di confluenza dei due fiumi, adottata e rilanciata da Zerotremilacento, è stata una creazione degli studenti”.

Quali sono, nello specifico, i progetti futuri per la riqualificazione del paesaggio fluviale?

Zerotremilacento arte pubblica relazionale si occupa di arte dunque crea azioni artistiche volte a produrre immaginari prima inesistenti, immaginari che possano agire nei cittadini che, attivati, definiscono proposte da raccogliere in progetti partecipati. L’evento CoSAcco, riappropriamoci dei fiumi del 6 giugno 2015 ha permesso di conoscere un’area dal paesaggio molto bello eppure sconosciuta, un’area che prima dell’evento era stata ripulita con l’impegno di volontari, un’area poi resa più bella dalle installazioni e dalle azioni artistiche, dalla musica, dall’atto di costituzione di CoSAcco Bene Comune. Nell’evento è stata lanciata la proposta che l’area sia protetta, risanata, resa accessibile e godibile dai cittadini. Infine è stata espressa la volontà  di continuare nell’impegno delle scuole che si sono dichiarate disposte ad adottare l’area per azioni di cura, pur sapendo che il risanamento/rinaturalizzazione dei due fiumi è un’opera complessa, lunga e che richiede risorse economiche che solo le istituzioni pubbliche possono sostenere”.

Ceccano ha avviato l’iter per l’adozione del Regolamento di Labsus sui beni comuni (scarica il Regolamento). Secondo voi, in che modo ciò rappresenta un’innovazione ed un punto di partenza per la gestione condivisa del Cosa?  E non solo, anche dei beni comuni del territorio di Ceccano più in generale?

“Adottare il Regolamento Labsus sarà  certamente di aiuto per la realizzazione delle idee che sono emerse. Come già  sopra espresso, ci sono scuole pronte ad adottare parti di fiume”.

Si è parlato, o comunque si tiene in considerazione l’ipotesi di stipulazione di contratti di fiume per le aree attraversate dal Sacco e dal Cosa?

“Il contratto di fiume Cosa è stato già  stipulato dal 2011 ed è diventato delibera adottata dall’amministrazione provinciale dal luglio 2014. Non esiste un contratto di fiume Sacco, ci sono iniziative in corso per realizzarlo. Il comune di Ceccano e l’associazione Zerotremilacento hanno già  aderito al Contratto di Fiume Cosa”.

In che modo i cittadini si sono attivati nel progetto? Secondo voi, i cittadini sono sufficientemente pronti e desiderosi di diventare “cittadini attivi”?

“Intanto bisogna partire dal fatto che la maggioranza delle persone che ha partecipato all’evento non conosceva l’area. Questo per dire che le aree naturali, da quando le terre sono state abbandonate e da quando i territori si attraversano in auto, non sono più presenti negli immaginari collettivi, non fanno parte del patrimonio identitario delle comunità . Bisogna ripartire dalla rinascita degli immaginari condivisi, immaginari volti al bello e al possibile, generando immaginari come… ” Noi che insieme lavorammo a ripulire il Cosa e il Sacco ” , ” Noi che costruimmo il capanno per il birdwatching ” , ” Noi che andavamo a sentire le rane gracidare la sera ” …i fiumi ritorneranno ad essere vivi. Oggi sono quasi morti biologicamente perché già  morti negli immaginari condivisi. Dopo questo lunga ma necessaria premessa, c’è da aggiungere che con l’associazione Zerotremilacento hanno collaborato le scuole e l’associazione Orizzonti per la pulizia dell’area, per l’allestimento delle mostre e le installazioni delle opere nell’area di confluenza dei due fiumi. Siamo convinti che il prossimo anno i cittadini attivi saranno molti di più proprio per l’attivazione degli immaginari realizzata quest’anno”.

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