Comincia una nuova era di responsabilità 

Ciò che si chiede oggi è una nuova era di responsabilità , una presa di coscienza, da parte di ogni Americano, che abbiamo dei compiti per noi stessi, per la nostra nazione e per il mondo.

E così, proprio per l’importanza delle questioni toccate e l’affinità di toni, Labsus ha deciso di fornire ai suoi lettori la traduzione dello stralcio, per noi, più significativo del discorso inaugurale del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack H. Obama:

"La domanda che ci dobbiamo porre oggi non è se il governo sia troppo grande o troppo piccolo, bensì se esso funzioni oppure no – se cioè stia aiutando le famiglie a trovare lavoro con una giusta paga, se fornisca cure a costi accessibili e pensioni dignitose. Se la risposta è sì, allora si potrà andare avanti. Se sarà no, i programmi governativi dovranno essere interrotti. E coloro tra noi che amministrano il denaro pubblico saranno chiamati a risponderne – a spenderlo oculatamente, a riformare il malcostume amministrativo e a gestire la cosa pubblica in maniera trasparente – poichè solo in questo modo potremo ricostruire la fiducia vitale tra un popolo e il suo governo.

La domanda davanti a noi non è neppure se il mercato sia una forza positiva o negativa. Il suo potere di generare ricchezza e espandere la libertà è impareggiabile, ma questa crisi ci ha ricordato che, senza un occhio vigile, il mercato può perdere il controllo, e una nazione non può prosperare a lungo quando favorisce solamente i più ricchi.

Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalla misura del nostro prodotto interno lordo, ma anche dalla sua capillare distribuzione; dalla nostra capacità di estendere le opportunità a chiunque le cerchi – e non per spirito di carità, ma per convinzione che si tratti della strada più sicura verso il bene comune.

Per quanto riguarda la nostra difesa, rigettiamo come falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali. I nostri Padri Fondatori, davanti a rischi che possiamo solo lontanamente immaginare, hanno preparato un documento per che assicurasse il valore assoluto della legge e i diritti dell’uomo. Un documento poi esteso grazie al sangue di generazioni. Quegli ideali ancora oggi illuminano il mondo, e non ce ne priveremo per miseri espedienti. Per questo motivo, a tutti i popoli e ai governi che oggi ci osservano, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove nacque mio padre: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che cerca un futuro di pace e dignità, e che siamo pronti a guidare il mondo ancora una volta.

Ricordatevi che le passate generazioni hanno sconfitto il fascismo e il comunismo non solo con missili e carrarmati, ma anche con forti alleanze e con durevoli convinzioni. Essi capirono che il nostro potere da solo non ci può proteggere, e che non ci autorizza a fare quello che ci pare. Al contrario, compresero che il nostro potere si accresce tramite un suo uso prudente; la nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle tempranti qualità dell’umiltà e del controllo di sè.

Noi siamo gli eredi di questo patrimonio. Guidati da questi principi, ancora una volta sapremo confrontarci con nuove minacce, che richiederanno uno sforzo ancora maggiore – una più grande cooperazione e comprensione tra nazioni. Cominceremo a lasciare l’Iraq in modo responsabile alla sua gente, e a costruire una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con vecchi amici e antichi nemici, lavoreremo senza stancarci per diminuire la minaccia nucleare e per cancellare lo spettro del riscaldamento globale. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, e non tremeremo quando dovremo difenderlo, e per coloro i quali cerchino di avanzare le proprie mire inducendo il terrore e massacrando innocenti, diciamo loro che il nostro spirito è più forte e non può essere spezzato; non potete durare più di noi, e vi sconfiggeremo.

Questo fatto si basa sulla consapevolezza che il mosaico delle nostre origini è una forza, non una debolezza. Siamo una nazione di Cristiani e Musulmani, di Ebrei e di Indù – e di non credenti. Siamo caratterizzati da ogni lingua e ogni cultura, attirata da ogni parte del mondo; e poichè abbiamo assaggiato il boccone amaro della guerra civile e della segregazione, e siamo emersi da quell’oscuro capitolo più forti e più uniti, non possiamo che credere che gli odi antichi un giorno passeranno; che i confini tribali presto si dissolveranno; che mentre il mondo si fa sempre più piccolo, presto il senso della nostra comune umanità si farà evidente; e l’America deve giocare il proprio ruolo nell’introdurre una nuova era di pace.

Al mondo Musulmano, dico che stiamo cercando una nuova via per andare avanti, basata su un interesse e su un rispetto reciproco. Ai governanti nel mondo che cercano di fomentare conflitti o incolpano l’Occidente dei problemi nelle proprie rispettive società – sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno per ciò che avrete costruito, non per ciò che avrete distrutto. A coloro i quali si tengono al potere tramite la corruzione, la falsità e la repressione del dissenso, sappiate che siete sul fronte sbagliato della storia; ma saremo pronti a darvi la mano se sarete disposti a distendere il pugno.

Ai popoli delle nazioni povere, vi promettiamo che lavoreremo assieme a voi per far sì che le vostre fattorie siano rigogliose e che acque pulite possano scorrere; per nutrire corpi affamati e sfamare menti desiderose di sapere. Alle nazioni che, come la nostra, godono di una relativa ricchezza, diciamo che non possiamo più permetterci l’indifferenza alla sofferenza che ha luogo fuori dai nostri confini; e non possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza curarci degli effetti. Il mondo è cambiato, e noi dobbiamo cambiare con esso.

Mentre consideriamo la strada che si dispiega davanti a noi, ricordiamo con umile gratitudine quei coraggiosi Americani che, in questo preciso istante, stanno pattugliando deserti desolanti e montagne lontane. Essi ci dicono qualcosa oggi, proprio come gli eroi caduti che riposano ad Arlington ci sussurrano da generazioni. Noi li onoriamo non solo poichè sono i guardiani della nostra libertà, ma anche poichè incarnano lo spirito di servizio; un desiderio di trovare un significato in qualcosa di più grande di loro stessi. E ancora oggi, in questo momento, un momento che definirà una generazione, è precisamente questo spirito che ci deve conquistare.

Perchè per quanto il governo possa e debba fare, alla fine gli elementi su cui si regge questa nazione sono la fede e la determinazione del popolo Americano. E’ la generosità di accogliere in casa un forestiero quando si rompe una diga, è l’altruismo dei lavoratori che preferiscono tagliare le proprie ore di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il proprio posto: queste sono le cose che ci fanno luce durante le ore più buie. E’ sia il coraggio dei pompieri che si buttano in una scala piena di fumo, sia la decisione di due genitori di crescere un figlio, a decidere del nostro destino.

Può darsi che le nostre sfide siano nuove. Gli strumenti con cui le affronteremo saranno nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo – lavoro duro e onestà, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo – queste sono cose antiche. E sono cose vere. Sono state le forze silenziose del progresso attraverso la nostra storia. Ciò che si chiede oggi è un ritorno a queste verità. Ciò che si chiede oggi è una nuova era di responsabilità, una presa di coscienza, da parte di ogni Americano, che abbiamo dei compiti per noi stessi, per la nostra nazione e per il mondo. Compiti che non accettiamo mugugnando ma che piuttosto abbracciamo felici, fermi nella consapevolezza che niente soddisfa il nostro spirito e definisce il nostro carattere come il fare del nostro meglio nei momenti più difficili.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza".