Scritti e discorsi di Piero Calamandrei dal '46 al '56

«Sulla libertà  bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica »

Resistenza e desistenza, sono i macro concetti che accompagnano il lettore in questo breve ma intenso, alle volte commovente, viaggio nel pensiero di Piero Calamandrei. La Resistenza rappresenta, dal punto di vista dell’autore che ne fu un noto appartenente, «la ribellione di ciascuno contro la propria cieca e dissennata assenza: ritorno alla ragione, al senso di responsabilità  », una «vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità  dell’uomo ». E a chi voleva porvi in testa la bandiera dei partiti, Calamandrei fa notare invece che la Resistenza «fu un’adunata spontanea e collettiva; era la coscienza di un dovere civile da adempiere, la consapevolezza della necessità  non più differibile di un rinnovamento totale della nostra vita nazionale, di una ricostruzione dalle fondamenta della struttura sociale che aveva reso possibile quegli errori ». Infatti, l’autore è ben consapevole del fatto che il fascismo fu «un sintomo acuto della malattia profonda che ha colpito ciascuno: la desistenza ». Il riflesso, cioè, della «passività , rassegnazione, compiaciuta accettazione dell’esistente » da parte di milioni di italiani, e non certo, come forse qualcuno ritiene ancora oggi, il solo frutto della violenza delle camicie nere.

Da questa profonda e attenta analisi, nasceva però anche la consapevolezza che questo movimento di popolo non si sarebbe dovuto fermare sul picco di democrazia più alto mai raggiunto prima, concretizzatosi con la stesura della Costituzione. Perché «la Costituzione ha bisogno della partecipazione per essere tenuta in vita », e se la sua realizzazione si dovette alla «comprensione che solo con la partecipazione collettiva e solidale alla vita politica un popolo può essere padrone di sé », era necessario comprendere con altrettanta lucidità  che «la rlassatezza morale e lo scarso impegno civico rischiano di tradire la Resistenza ».

Il testo comprende poi una serie di brani che focalizzano l’attenzione sui difetti e sui pericoli che correva, e che tutt’ora corre, il giovane Stato italiano. Dalle interferenze della Santa Sede nelle questioni politiche alla lottizzazione messa in atto dai partiti nella pubblica amministrazione, passando per il problema della scarsa qualità  degli istituti di pena. Tutti temi che contribuiscono a rendere queste pagine straordinariamente attuali. Nel complesso, si tratta di un invito a ragionare da parte di un uomo intelligente ed onesto, che non può mancare nella biblioteca di chi creda sinceramente nella democrazia.

CALAMANDREI P., Lo Stato siamo noi, Chiarelettere, 211.