Presentato il dossier annuale sui comuni virtuosi in tema di riciclo

Al nord la maggiore efficienza, ma al sud non mancano ottimi esempi

Martedì1 luglio a Roma Legambiente  ha premiato i comuni ricicloni. L’iniziativa, giunta alla diciannovesima edizione, ha visto premiati i comuni che hanno raggiunto, già  nel 2011, la quota di almeno il 65 percento di raccolta differenziata. Il risultato fa ben sperare per il futuro. Infatti, se ai 1.123 comuni ricicloni (pari a circa il 13 percento dei comuni italiani) aggiungessimo i 365 che hanno comunque superato il 6 percento di raccolta differenziata richiesto dalla normativa per il 2011, arriveremmo alla quota di 1.488 comuni in regola con la legge dello Stato (circa il 18 percento dei comuni italiani). Molta strada c’è ancora da fare, ma si stanno comunque facendo dei passi in avanti.

In evidenza

Milano è stabile al 34 percento e il prossimo autunno avvierà  la raccolta dell’organico da cucina in alcuni quartieri. Al sud mantiene degli ottimi standard Salerno con il 68 percento di raccolta differenziata. Torino, anche se non entra nella graduatoria dei comuni ricicloni, supera in media il 4 percento grazie alla raccolta porta a porta, che in alcuni quartieri permette di raggiungere elevati livelli di differenziazione, mentre il resto della città  è fermo sotto il 3 percento.
Per quanto riguarda le regioni, sono Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Piemonte le migliori cinque. Le Marche invece si distinguono per un deciso cambio di tendenza, con un miglioramento del 6,13 percento rispetto all’anno precedente. Male la Sardegna che riporta una regressione del 6,35 percento. Tra i capoluoghi di provincia, Pordenone è in vetta alla classifica per il secondo anno consecutivo. In generale, i migliori sistemi di gestione dei rifiuti urbani continuano a concentrarsi nel nord-est del paese, con 28 comuni tra i primi tre della graduatoria.

Cosa ci dicono i dati?

Dai dati raccolti si riscontra, rispetto all’anno precedente, un calo nella produzione dei rifiuti del 4,4 percento. “Segno evidente della crisi  (…) ma anche frutto delle iniziative volte al contenimento della produzione dei rifiuti intraprese da progettisti, produttori, comuni virtuosi, cittadini attenti al valore d’uso delle cose che si comprano e si gettano”, commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. “Sono passati circa tre anni – prosegue – da quando si sono varate in Italia le fondamenta giuridiche e industriali del settore rifiuti e da allora molto è cambiato. Prima si regolamentavano discariche e inceneritori. Oggi nell’economia del riciclaggio operano migliaia di aziende nuove o rinnovate, decine di migliaia di occupati, servizi, imprese sociali e attività  di ricerca: in tutto 5mila imprese e 15mila occupati, secondi in Europa solo alla Germania”.
Il dossier Comuni Ricicloni 2012 fotografa un’Italia a due velocità . “La pattuglietta di pionieri dei primi anni della ricerca ora è diventata un pattuglione che tira la volata – osserva Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente – ma un migliaio di comuni è fermo all’anno zero. L’aspetto significativo è che il gruppo intermedio, in fase di transizione verso l’efficienza, in tempi brevi riuscirà  a raggiungere il vertice”.



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