Un paper esamina le alternative oggi in campo all ' edilizia popolare

" Insieme all ' autocostruzione vi sono diverse pratiche che possono nel loro insieme dare linfa ad una nuova generazione, nel campo dell ' housing (Cittalia, 2012) "

L’autocostruzione: un’idea ormai di casa

A Labsus non è sfuggita la novità  dell’autocostruzione. Quando i cittadini si fanno operai, protagonisti nella costruzione della propria casa. Un’idea vivace, con storia e nuovi orizzonti, in tutto il mondo. Anche in Italia.

Interessante quindi il paper “L’autocostruzione: prove di innovazione nelle politiche abitative ?”, pubblicato dalla Fondazione Cittalia – Centro studi dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani), e che monitora la situazione attraverso un caso ormai “di scuola”, con la realizzazione di 46 abitazioni eco-sostenibili a Perugia, nell’area periferica di Sant’Enea.

Il caso: Perugia- Sant’Enea e il progetto “Un tetto per tutti”

Consegnate le case lo scorso giugno, l’approdo all’autocostruzione in Umbria parte nel 21, quando con la Delibera della Giunta Regionale n.978, è stato varato il progetto “Un tetto per tutti”.

In “cabina di regia” la Cooperativa Alisei, attiva nel campo del disagio abitativo. Finanziamenti ad opera di Banca Etica, integrati dalla finanziaria pubblica Gepafin, accanto a contributi dei cittadini interessati. Nel 22 l’individuazione dei possibili beneficiari, che entro il 24 si sono costituiti in quattro cooperative di autocostruzione: altre ne sorgono infatti a Ripa o San Marsciano.

Ma senza divagare, è nel 24 che il Comune di Perugia assegna l’area, mentre solo tra il 25 e il 27 viene concesso l’uso di quel terreno per la creazione di alloggi, e definiti i prezzi di cessione a mq (14,1 €, 4% del valore di mercato). Prende cosìil via la fase attuativa, coordinata da tecnici qualificati messi a disposizione dall’Ente Comunale ed “Alisei”. Il risultato, in cinque anni di lavoro, è quello consegnato all’attualità .

Da Perugia-Sant’Enea e Villaricca a…?: Il problema abitativo secondo Cittalia

Il caso e lo studio riflettono la complessa questione abitativa del nostro paese: segno della crisi italiana, e materia centrale su cui politica e amministrazione pubblica devono interrogarsi e ragionare.

Tutto parte dalla deregolamentazione fuori controllo nel mercato immobiliare, dove negli ultimi vent’anni è stata smantellata la centralizzazione statale, ma senza adattare la portata della legge 392/78 sull’ “equo canone” d’affitto. Spazio invece ad una legislazione che, con l’obiettivo della flessibilità , ha reso il mercato fluttuante e a rischio speculazioni. A cominciare dai patti in deroga (legge 359/92), oppure al regime dei contratti a libero mercato e a canone concordato, (legge 431/98).

Senza poi alcuna politica distributiva, che allarghi l’offerta, vi sono più famiglie in affitto o con mutuo a carico (3% nel 1983, 25,4% nel 211), affitti più pesanti sul reddito familiare (+15% nel periodo 1991-29), e sfratti per morosità  più frequenti (+ 6,5% tra il 29 e il 21).

Si aggiunga infine che gli unici movimenti di urbanizzazione spettano ai privati, con edifici spesso nuovi e doppi costi dovuti al consumo di suolo.

Come risolvere il problema abitativo: alcune strade sussidiarie

Bisogna quindi reagire. Ma come? Con l’autocostruzione, ma anche altro. Si pensi all’autorecupero (citati alcuni casi a Bologna e Roma), per la ristrutturazione in proprio i loro spazi abitativi. Oppure al co-housing, poco diffuso e basato sulla costruzione di moduli abitativi dotati di spazi condivisi.

D’altra parte il quadro è frammentato: servono leggi nazionali che coordinino la pianificazione e l’assegnazione delle aree, con requisiti accurati sulla capacità  dei soci di far fronte al debito contratto. Necessarie anche norme che impongano e incentivino la ricerca nel campo dell’housing, oltre che l’esistenza nelle PA di professionisti ed uffici ad hoc.

Ecco i margini dell’alternativa.