Tre casi al convegno di Venezia.

Da Venezia a Erice, una gestione partecipata ed equilibrata tra arte e spiritualità  sembra possibile

Tre esperienze diverse per collocazione territoriale e per contenuti: Chorus a Venezia; l’Opera di Santa Croce di Firenze; l’associazione Erice – La Montagna del Signore. Tutte, però, legate a una gestione partecipata del patrimonio culturale. Ad esse è stata dedicata la tavola rotonda pomeridiana del convegno veneziano, animata da Gregorio Arena, presidente Labsus.

Luca Baldin, direttore di Chorus, ha tracciato un bilancio dell’attività di questi dieci anni di vita dell’associazione. Un bilancio a volte sorprendente, anche per come ha saputo conciliare le due ‘anime’ del patrimonio di cui si prende cura: quella culturale e quella ‘cultuale’. L’intervento completo di Baldin è allegato a questo articolo.

Una realtà particolarissima è pure quella dell’Opera di Santa Croce a Firenze, presentata dalla presidente Stefania Fuscagni. Nata nel XIV secolo, vive grazie al contributo dei visitatori, a quello pubblico e all’apporto di privati. Anche in questo caso, l’Opera si confronta con la necessità di conciliare il turismo agli aspetti spirituali. In questo senso vanno le azioni volte a ricontestualizzare le opere d’arte per restituire loro il senso spirituale originario, salvaguardandone il valore artistico.

Infine la ricchissima esperienza di Erice dove Comune, diocesi di Trapani e cittadini si sono uniti per salvare dal degrado la ‘Montagna Sacra’ e farla tornare a vivere grazie alla fruizione turistica e spirituale. Di questa esperienza speriamo presto di pubblicare i materiali sul nostro sito.

Arena, chiudendo i lavori della tavola rotonda, ha voluto ancora una volta sottolineare la forza degli esempi che, spesso, riescono a comunicare assai meglio il senso e l’efficacia del coinvolgimento di tutti gli attori sociali nella cura dei beni comuni.



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