Dall ' inadeguatezza all ' eccellenza. Partecipando si può.

il reparto di pediatria del nosocomio Ferrantozzo è oggi un modello per tutti

L’iniziativa è partita dai medici ed infermieri del reparto di pediatria dell’ospedale Sant’Antonio, coinvolgendo in seguito commercianti della zona, rappresentanti dell’amministrazione pubblica locale, regionale, nazionale e il Tribunale per i diritti del malato.

Nel 1999 gli operatori civici del Tribunale per i diritti del malato hanno fatto tappa all’ospedale civile Sant’Antonio di Lamezia Terme, una struttura decrepita che versava in condizioni di assoluta insicurezza e che da anni era in attesa di chiusura.

Il rapporto del responsabile della Campagna Ospedale Sicuro del Tribunale lascia senza parole: “L’ospedale ha ottenuto il punteggio minimo nel livello generale di sicurezza e in molti altri fattori: strutture comuni, prevenzione incendi, sicurezza del lavoro, informazione, segnaletica, sicurezza igienica, manutenzione e controlli, provvedimenti generali”.

Per far fronte all’evidente inadeguatezza del Sant’Antonio, a Lamezia Terme è stata costruita un’altra struttura ospedaliera, il nosocomio Ferrantazzo, un’imponente complesso di cemento armato. Paradossalmente, la struttura non è mai stata aperta perché non rispondeva completamente alle normative di sicurezza: in attesa del varo definitivo il nosocomio versava da tempo in condizioni di completo abbandono.

L’attivazione dei cittadini

I primi ad attivarsi per cercare di porre rimedio all’emergenza sono stati i medici ed infermieri del reparto pediatria dell’ospedale civile Sant’Antonio, evidentemente preoccupati per la salute dei bambini ricoverati. Convinti che nel nuovo edificio i malati corressero meno rischi, essi hanno dapprima fatto circolare una petizione per il trasferimento dei malati dal Sant’Antonio al Ferrantazzo raccogliendo quasi 8 firme.

Visto il grande sostegno ottenuto presso la popolazione, il primario e i medici di pediatria hanno deciso di trasferirsi nel nuovo edificio occupando materialmente un’ala dell’ospedale.

In seguito hanno raccolto una colletta di circa 4 milioni di lire presso i commercianti della zona del Ferrantazzo, convinti probabilmente che l’apertura del nuovo ospedale avrebbe portato un notevole flusso di clienti. Con i soldi ottenuti gli stessi medici ed infermieri hanno ripulito il reparto, imbiancato e restaurato le pareti, acquistato lenzuola e copriletti, lavandini e piatti, frigoriferi, scaldavivande ecc… e nel gennaio 1999 hanno di fatto inaugurato il reparto di Pediatria del Ferrantazzo, dove tuttora si svolge una regolare attività ambulatoriale.

La risposta dell’amministrazione pubblica

Inizialmente l’atteggiamento dell’amministrazione pubblica verso l’iniziativa dei pediatri del Sant’Antonio è stato di ostilità: alcuni rappresentanti dell’amministrazione locale hanno cercato di sanare l’irregolarità tentando di rimandare indietro i medici occupanti. Il tentativo è però fallito a causa della forte resistenza dei medici e della popolazione.

Per tentare di rimediare alle lacune burocratiche ed ottenere il varo definitivo per l’apertura del nuovo ospedale è intervenuto il Tribunale per i diritti del malato. Gli operatori del Tribunale hanno indetto una conferenza riunendo attorno allo stesso tavolo i rappresentanti di Cittadinanza Attiva, i rappresentanti dell’osservatorio professionale sul problema, la direzione dell’azienda sanitaria ed esponenti delle amministrazioni locale e regionale. Nell’occasione gli operatori di Cittadinanza Attiva hanno avanzato le seguenti proposte:

l’introduzione di un regime di governo dei rischi per regolamentare la situazione

il direttore generale doveva convocare una Conferenza dei servizi per definire un programma certo di lavoro per attrezzare l’ospedale e conformarlo alle norme di sicurezza.

Entrambe le proposte sono state accettate dai rappresentanti delle amministrazioni pubbliche.

Ultimati i lavori sono stati gradualmente trasferiti presso la nuova sede tutti i reparti del vecchio ospedale. In particolare, il reparto di pediatria del nosocomio Ferrantozzo è oggi un modello per tutti, tanto da aggiudicarsi l’edizione ’99 del premio Alesini per la buona sanità, promosso dal Tribunale per i diritti del malato.



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