Disservizi e tempi lunghi costano alle aziende 16,6 miliardi l ' anno

Resta insufficiente l'uso di tecnologie online.

E’ il prezzo che le imprese italiane pagano ogni anno all’inefficienza e alla cattiva gestione della pubblica amministrazione: 16,629 miliardi di euro, secondo uno studio di Confartigianato. Una media di 12,334 euro per singola azienda.

Una sorta di tassa de facto, tanto odiosa quanto inutile, che non porta nulla nelle casse dello Stato ma infligge un danno non trascurabile all’economia nazionale e riduce la competitività delle imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie (circa il 76% di questi oneri ricade su aziende con meno di dieci dipendenti).

Non solo. Stando ai dati forniti da Confartigianato il cattivo funzionamento degli apparati amministrativi dello Stato pesa maggiormente sulle aziende che operano al Centro-Sud. Nella classifica delle migliori amministrazioni – ottenuta misurando la qualità di alcuni servizi pubblici necessari per avviare e gestire al meglio un’attività imprenditoriale – Ravenna, Reggio Emilia e Prato occupano i primi posti mentre a chiudere l’elenco ci sono Catanzaro, Roma e Campobasso.

LE MIGLIORI
LE PEGGIORI
1
Ravenna
94
Bari
2
Reggio Emilia
95
Crotone
3
Prato
96
Taranto
4
Rimini
97
Cosenza
5
Forlì-Cesena
98
Vibo Valentia
6
Pistoia
99
Isernia
7
Modena
1
Reggio Calabria
8
Lucca
11
Campobasso
9
Arezzo
12
Roma
1
Piacenza
13
Catanzaro

"E’ impensabile che un’impresa sia favorita se si trova in provincia di Ravenna e sfavorita se è in provincia di Catanzaro; la concorrenza non è leale perché non dipende dalle capacità ma dalla sorte", fa notare Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato.

Ma a rimetterci è l’intero paese. Nonostante le migliori prestazioni riscontrate nelle province centro-settentrionali, il sistema Italia è al penultimo posto, tra le 3 economie avanzate, per la facilità di fare impresa.