Questo libro nasce da una certezza, precisa e fondata, ovvero che le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità  e di competenze.
Con questa promessa il lettore acquista, per soli 1€, questo piccolo saggio di 17 pagine.
Quando si dice "la botte piccola contiene il vino buono".
Arena infatti s’impegna subito per mantenere la promessa fatta in quarta di copertina e propone ai lettori un modo di essere cittadini fino a poco tempo fa irrealizzabile.
L’idea infatti che un semplice cittadino potesse avere voglia e capacità di prendersi cura dei beni comuni insieme con l’amministrazione, ci spiega Gregorio Arena, era considerata del tutto assurda. Oggi invece questa idea assurda sta scritta nella Costituzione, nell’ultimo comma dell’articolo 118. Si chiama sussidiarietà e passa per un nuovo modello amministrativo: l’amministrazione condivisa.
Ripartire dai cittadini.
Questo libro nasce da una certezza, precisa e fondata, ovvero che le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità e di competenze.
Anzi da due certezze: la seconda è che è possibile, anzi è bene, che queste capacità siano messe a disposizione della comunità per collaborare con l’amministrazione pubblica alle esigenze della collettività.
Diventa allora chiara la strategia editoriale che l’autore persegue: far sapere al maggior numero possibile di persone che nella nostra carta costituzionale, recentemente salvata nel suo impianto generale proprio dai cittadini dall’arroganza della politica, c’è questa grande novità che può cambiare il nostro modo di stare, come cittadini, nella società. E cambiare anche, in meglio, la società nella quale viviamo.
Sensibilizzare la cultura di governo e la politica.
Sono in pochi ad aver colto appieno la potenzialità insita in questo principio, e il ritardo non ha risparmiato quelle che vengono considerate le forze progressiste del Paese. In primis le forze politiche e le rappresentanze dei lavoratori. Mentre dall’altra parte c’è chi si accorto della sussidiarietà ma l’interpreta come ottima (ghiotta?) occasione per privatizzare i servizi che deve fornire l’amministrazione pubblica. Privatizzare o esternalizzare dietro remunerazione dell’attività, secondo la logica del mercato.
Cittadini attivi.
L’idea invece che affascina e stimola l’autore è la legittimazione formale per i cittadini di uscire dal ruolo di passivi utenti dei servizi pubblici per diventare attori attivi. Cittadini attivi, per l’appunto. Forse non è un caso che il nostro Presidente lo sia anche di un’associazione, ben più grande della nostra (ma è solo questione di tempo) che si chiama Cittadinanzattiva.
Ma cosa possono fare i cittadini? Semplice: prendersi cura, insieme all’amministrazione, delle cose comuni, dei beni comuni, del patrimonio comune, materiale ed immateriale. Cose come il territorio, l’ambiente, l’acqua, l’aria, il clima, la sicurezza, la legalità, i diritti dell’uomo, la salute e la sanità, l’istruzione, i beni culturali, i servizi pubblici, le regolamentazioni del mercato, le infrastrutture e la loro gestione.
Insomma cose certo non di poco conto nel definire la qualità della nostra vita. Fattori e valori dove un arricchimento arricchisce tutti (ed è per questo che si parla di interesse generale), così come il loro impoverimento o depauperamento equivale ad un impoverimento (ahinoi! dalla progressione geometrica) per l’intera società. Talvolta causato da, diciamo, dabbenaggine; tal’altra per consentire arricchimenti e benefici per una piccola parte della società se non addirittura per un solo singolo.
Sussidiarietà, solidarietà e sovranità.
Ma fino a qui siamo alle premesse del libro. Entrando nell’analisi dei vari aspetti si arriva alla sostanza del pensiero dell’autore. Che i cittadini attivi fanno molto di più che prendersi semplicemente (e lodevolmente) cura dei beni comuni, ma si occupano di salvaguardare l’interesse generale (anche da colpevoli dimenticanze di chi governa il paese) e danno vita al nuovo modello dell’amministrazione condivisa, ossia di qualcosa che ha a che fare con l’essenza stessa della democrazia e con lo sviluppo dei suoi valori.
E non venite a dirmi che è poco!
E svelando la vera natura della mia professione, da "imbonitore" potrei aggiungere: e tutto ciò per soli 1 euro!