Art becomes a proof of civic engagement. This project supports young creative works through a new utilization of assets that have been confiscated from criminal organizations.

Fotografia, grafica, pittura, musica, scrittura, scultura e installazioni, video e writing. La complessità  delle arti come antidoto all’illegalità : questa è Art House. Un appartamento, posto al secondo piano di una palazzina confiscata alla criminalità  organizzata alla fine degli anni novanta e assegnata al Comune di Eboli, nel 2003. Cosìl’arte diventa testimonianza di impegno civile all’interno della vastissima periferia di Corno D’Oro, in provincia di Salerno. Una lotta contro ogni forma di mafia che parte proprio da questa impresa sociale di distribuzione delle opere artistiche, prodotte nella stessa location, sul modello delle antiche botteghe d’artigianato. Di come tutto questo si stia concretizzando e diffondendo, abbiamo parlato con Mariapia Mercurio, giornalista e responsabile della comunicazione di Art House.

Art House è un importante progetto di impegno civile e culturale, come mai avete deciso di partire dall’arte per arrivare ad una più profonda riqualificazione?

Nasce tutto nel 2013 con il proposito di restituire bellezza alla città . Abbiamo sempre pensato che l’intento di riconvertire un bene confiscato, qui a Eboli, in una località  periferica come quella di Corno d’oro fosse quello di diffondere l’arte e la cultura del bello, supportando in maniera concreta gli artisti nella creazione delle loro produzioni. Tutti i beni confiscati, quando sono riassegnati, vengono destinati a finalità  sociali, noi abbiamo messo in campo la volontà  di educare e sensibilizzare le persone al bello, ci è sembrato questo il miglior modo possibile di far rivivere una periferia in cui di bellezza non ne se vede tantissima e se ne sente tanto la mancanza.

Rispetto alla situazione di illegalità  vissuta in passato, com’è invece oggi lo scenario?

La criminalità  a Eboli è certamente più silenziosa, non fa rumore e non si manifesta come un tempo. Però questo non ci consente di dire che è stata sconfitta. Noi nella nostra azione di recupero non abbiamo incontrato nessun ostacolo, anzi siamo riusciti a portare avanti il progetto di ridestinazione di questo bene confiscato serenamente e, per la verità , continuiamo a farlo: ciò non toglie che attività  illecite possano comunque prolificare nella piana del Sele e la soglia di attenzione deve essere sempre molto alta.

Parliamo della parte artistica che è il fulcro di questo progetto, cos’è Art House?

Intorno ad Art House orbitano solo artisti campani, sono cinquanta, impegnati in diversi campi dell’arte e vengono da tutte le province della regione. E’ un laboratorio d’arte molto vivo e partecipato in cui nascono e si realizzano idee lontano dall’illegalità . La tendenza è quella di unire gli affini, animi creativi, talenti, che condividono il proposito di fare arte come impegno civile: diciamo una sorta di antidoto all’illegalità , come ci ha tenuto a sottolineare il sottosegretario alla cultura Antimo Cesaro quando è venuto a trovarci durante il periodo della formazione. Sono i propositi che cerchiamo di portare avanti in questa casa, in cui ci si incontra, ci si confronta e si lavora in un’unica direzione.

E i cittadini di Eboli si sentono coinvolti?

Siamo sempre aperti alla cittadinanza, agli stimoli e ai riscontri che possono arrivare dalla comunità . Ad esempio l’incontro con Paolo Siani – che venne a raccontarci del murales realizzato con il crowfunding   dedicato a suo fratello Giancarlo a Napoli – lo abbiamo fatto nell’Aula Magna del Liceo Classico di Eboli, per coinvolgere gli studenti, i docenti e quante più persone possibile. Anche questa può definirsi arte pubblica, parlare con le persone dei valori legati alla cultura. Abbiamo realizzato la nostra prima opera d’arte urbana, un murales, sulla parete di un altro bene confiscato – accanto al nostro – che diventerà  un parco giochi per bambini. E’ stato un intervento significativo che racchiude proprio il senso  di Art House. Il writer che ci ha lavorato si chiama  Luigi Bevilacqua, la sua firma è Strano Scherzo: è rimasto con noi venti giorni, creando un bel clima di affiatamento e condivisione anche con gli altri artisti. Abbiamo sempre trovato grande disponibilità  in questo percorso e siamo sempre riusciti a comunicare bene con la città  a cui abbiamo presentato questo variegato esercito di artisti.

In quattro anni di attività  qualcosa è cambiato?

Art House si trova al centro di una periferia abbastanza vasta, il cambiamento sarà  lento, ma già  lo vediamo negli occhi delle persone che ogni giorno ci restituiscono affetto e apprezzamenti per il colore e la bellezza che stanno conquistando la zona. Ci auguriamo che questo sia un valido deterrente all’illegalità , perché si stanno risvegliando sentimenti positivi e non ci sentiamo soli. Anzi, siamo circondati da grande supporto per le attività  che scegliamo di fare. Certo ci stiamo ancora lavorando, siamo nel pieno del progetto e speriamo possa andare sempre meglio.

Quale futuro immaginate per Art House?

Ci auguriamo che diventi una realtà  permanente, che questa casa dell’arte possa restare molto tempo in attività , oltre le scadenze del bando a cui abbiamo partecipato per aprire il bene. Dobbiamo rimboccarci le maniche per individuare gli strumenti utili affinché questa storia continui e le energie possano aggregarsi senza disperdersi: è intenzione di tutti impegnarsi in questa direzione. Le persone coinvolte in questo progetto stanno mettendo passione e idee all’interno di Art House: siamo convinti che se noi crediamo in quello che facciamo, anche il resto della comunità  riuscirà  a percepire l’importanza di quello che ci siamo proposti di realizzare. Più complicato invece far passare il messaggio che l’arte abbia un valore, che si misura anche su un piano economico. Gli artisti sono dei professionisti e di arte e cultura vogliono vivere, questo è l’unico muro più difficile da sfondare, ma passo dopo passo arriveremo anche a questa consapevolezza, perché la cittadinanza si è dimostrata interessata ed entusiasta nell’accogliere le opere dei nostri artisti. L’educazione è dunque necessaria e fondamentale. Sarà  un cammino culturale lungo, ma non ci scoraggeremo.

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