Nella retorica dei concetti di partecipazione e condivisione, spesso utilizzati come facili bagliori di speranza civica, emergono silenziosamente buone pratiche sostenibili e nuove idee d’aggiungere al frastagliato mondo dell’innovazione sociale. Ozelot Lab è un agenzia di comunicazione, con sede a Pavia, che utilizza lo strumento divulgativo come amplificatore dello sviluppo di comunità. L’obiettivo è anche estenderne i servizi ai patti di collaborazione, affinché questo nuovo modo di amministrare i beni comuni sia il più possibile conosciuto, condiviso, replicato dagli abitanti di Pavia – che ha approvato il Regolamento dei beni comuni nel giugno dello scorso anno.
Fare comunicazione per i beni comuni
Ciò che caratterizza Ozelot è “la creazione di sistemi di comunità, attraverso un supporto tecnico e creativo a quei processi di partecipazione, utili per il raggiungimento dell’obiettivo comunitario” riferisce Andrea Paolo Michielon, esponente e voce del progetto. “Se una persona partecipa, si prende a carico qualcosa; è tuo, ne sei responsabile, e in quanto tale ci tieni. Questo crea un indissolubile vincolo emotivo tra l’esperienza di collaborazione e quel lato emotivo forte che esso provoca”. L’idea imprenditoriale nasce cosi, non tanto da una speculazione emotiva, quanto piuttosto dalla consapevolezza del motore sensibile che è alla base dei processi di partecipazione, quella scintilla che i ragazzi di Ozelot, attraverso strumenti tipici dell’advertising e della consulenza progettuale, tentano di far nascere. La creatività del progetto risiede proprio nel riutilizzo di questi strumenti verso finalità civiche, funzionali al miglioramento della città. In sostanza Ozelot Lab gioca un ruolo d’intermediazione tra i vari portatori d’interesse urbano, stimolando le dinamiche di aggregazione intorno ad una direzione condivisa o ad un bene comune. La comunicazione dei processi, la creazione degli eventi e la fase di consulenza tecnica per favorire la progettazione partecipata, sono pratiche immaginate per stimolare lentamente il sentimento di appartenenza verso la bellezza di un’esperienza o di un bene condiviso, sia esso una piazza, un condominio, o addirittura un arsenale.
Il laboratorio sperimentale di Ozelot nasce dall’esperienza civica di Andrea e dei suoi soci, coltivata durante anni di dialogo politico intorno al tema della riappropriazione dell’Arsenale, un’ex area militare abbandonata di 1400 mq nella periferia pavese. Lo spazio, di proprietà del demanio, ha di fatto svolto il ruolo di catalizzatore del dibattito civico e politico pavese degli ultimi sei anni, provocando l’interesse e il desiderio di buona parte della popolazione che come Andrea crede fortemente nello sviluppo della propria città. La speranza è che l’Arsenale possa essere un primo efficace passo verso uno sviluppo locale co-progettato. I dialoghi tra il comitato cittadino (Arsenale Creativo), il comune, i privati e il demanio continuano senza sosta, tra tecnicismi per la riappropriazione e la bonifica dello spazio, e sogni urbani di un’area multifunzionale, dove far coesistere da una parte l’archivio regionale finanziato dal Ministero dei beni culturali, e dall’altra, attività commerciali, cittadella della cultura, area ciclistica e residenze per studenti a basso impatto energetico.
La gestione del bene comune diventa in questo modo un generatore d’impresa civica, come altri casi sparsi per il territorio, trasformando l’attivismo e il fervore della partecipazione in un’economia dal basso a forte impatto sociale e culturale. La buona riuscita della loro sperimentazione potrà essere un ulteriore fonte di discussione riguardo la capacità dei beni comuni di attivare nuove sostenibili economie locali.
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