Un altro modo di pensare all'Italia

La versione inglese del libro di Arena, "Cittadini attivi"

Se qualcuno voleva fare qualcosa nell’interesse della comunità doveva per forza candidarsi ad una qualche carica istituzionale. L’idea che un semplice cittadino, da solo o insieme con altri, potesse avere la voglia e le capacità per prendersi cura dei beni comuni insieme con l’amministrazione, era considerata del tutto assurda.
E invece questa idea assurda oggi sta scritta nientemeno che nella Costituzione, nell’ultimo comma dell’art. 118, dove si dice che le istituzioni devono favorire i cittadini che si attivano di propria iniziativa nell’interesse generale.

E’ il principio di sussidiarietà, un principio antico ma rivoluzionario per un Paese come il nostro, in cui ci sono certamente tanti furbi e menefreghisti, ma anche tante persone di buona volontà che quando vedono qualcosa che non funziona vorrebbero fare qualcosa, però appena ci provano vengono bloccati da qualche politico o burocrate geloso del proprio ruolo.

Il problema è che per circa due secoli l’amministrazione pubblica ha avuto il monopolio dell’interesse detto appunto “pubblico”. Sembrava ovvio che i privati si preoccupassero soltanto dei propri affari, dunque ci voleva qualcuno che stesse dietro ai problemi della collettività. Oggi questo schema così semplice non funziona più, è ormai evidente che le amministrazioni da sole non ce la fanno a risolvere i sempre più numerosi e complessi problemi del nostro vivere quotidiano. E non è questione di maggiore o minore efficienza, è proprio che non ce la fanno perché il mondo è diventato troppo complicato.

Se dei cittadini attivi si prendono cura dei beni comuni questo non significa affatto che le amministrazioni possono tirarsi indietro, limitandosi magari a finanziare le iniziative dei privati. Alcuni vorrebbero infatti usare la sussidiarietà per trasferire dallo Stato ai privati tutta una serie di servizi pubblici, ma questo le amministrazioni non possono farlo, perché la Costituzione impegna tutte le istituzioni pubbliche a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo delle persone” (art. 3, 2° c.). Si chiama “uguaglianza di opportunità” ed è un principio fondamentale, quello che fa la differenza fra un sistema in cui ognuno deve cavarsela da solo e uno in cui le istituzioni invece si preoccupano di creare le condizioni grazie alle quali ciascuno possa realizzare se stesso e le proprie capacità.

Ebbene oggi, grazie alla sussidiarietà, le istituzioni hanno nei cittadini attivi degli alleati preziosi con i quali realizzare questo fondamentale principio di civiltà, affrontando insieme problemi di interesse generale e dando risposte concrete alle esigenze delle nostre comunità.

Citazione suggerita/Suggested citation:

ARENA G., Active Citizens, in Labsus Papers (21), Paper n. 17.



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