Sesto rapporto Comieco

La sussidiarietà  come stimolo a uscire dai confini della famiglia e confrontarsi con la collettività 
A voler essere ottimisti, il sesto rapporto dell’Osservatorio voluto da Comieco (Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) e realizzato in collaborazione conAsia Napoli S.p.a., Comune di Napoli, e Legambiente Campania, indica qualche miglioramento nel senso civico degli italiani. Ma sono segnali flebili rispetto a un paese dove i cittadini guardano ancora prevalentemente al loro privato. Interessante è soprattutto la tendenza, registrata dal 21 a oggi, verso una nuova consapevolezza rispetto all’importanza dei beni comuni e alla necessità di prendersene cura in prima persona. L’indagine è stata realizzata su un campione di 11-13 interviste l’anno a persone rappresentative della popolazione maggiorenne, con l’obiettivo di stabilire un indice di ‘civicness’, intesa come integrazione tra senso civico individuale, fiducia nelle istituzioni e senso di appartenenza nazionale.

La famiglia come valore irrinunciabile

Nel 27, così come negli anni precedenti, nell’ideale ‘top ten’ dei valori più importanti per gli intervistati la famiglia resta saldamente al primo posto. Il primo valore ‘collettivo’ che si incontra è la solidarietà al decimo posto, preceduta da aspetti privati e relazionali (salute, amore, amicizia, sicurezza nel futuro, lavoro, qualità dell’ambiente, relazioni, ordine). Fa riflettere il fatto che tutti i valori legati all’impegno – politico ma anche religioso, sociale o ambientale – siano relegati in fondo a questa classifica. Anche se, fatto salvo l’impegno politico che resta ben distanziato, il gap con gli altri aspetti si va riducendo nel tempo.

Se poi si chiede agli italiani quali siano i valori irrinunciabili, la solidarietà ‘sparisce’ ed è sostituita dal denaro. I maggiori consensi vanno a famiglia, salute, lavoro, amore, sicurezza nel futuro, amicizia. Si nota qualche differenza nella stratificazione per classi d’età: i giovani guardano più agli aspetti relazionali (amore, affetti e amicizia, ma quest’ultima in forte flessione) e cominciano a preoccuparsi del lavoro, seppur meno dei loro padri. Gli anziani tengono prevalentemente alla famiglia, mentre la religione ha scarsissimo peso fino ai 65 anni.

L’italiano è sempre più ‘glocal’

L’attaccamento alla famiglia è sottolineato da un altro dato preoccupante: dal 21 è raddoppiata la percentuale di coloro che pensano che la prima responsabilità dell’individuo è verso la famiglia e non verso la collettività (dall’11 al 22 percento del campione).

Ma a chi danno fiducia questi cittadini così ‘chiusi’ entro le mura domestiche? I maggiori consensi li raccoglie il mondo del privato sociale (volontariato, difesa dei cittadini e dell’ambiente – in forte crescita ultimi anni – e chiesa, peraltro in calo). Tra le istituzioni spiccano quelle statali di garanzia (forze dell’ordine, scuola, magistratura), mentre in ambito politico solo i comuni (unica voce in crescita nell’ultimo anno), la Comunità europea e le regioni registrano la fiducia almeno sufficiente nella metà degli intervistati. Fanalino di coda i partiti, ma anche governo e parlamento non se la passano bene. In risalita la fiducia verso le istituzioni finanziarie (banche e borse), mentre resta stabile quella verso i media, intorno al 4 percento. Sindacati e associazioni datoriali raccolgono la fiducia della metà degli intervistati, ma dal 25 il sindacato (che comunque raccoglie più consensi) perde, mentre guadagnano le associazioni di imprenditori.

Difficile, in questo quadro, immaginare quali figure possano risultare ‘esemplari’. Certo non la classe dirigente italiana, ritenuta poco o nulla d’esempio dal 77 percento degli intervistati. Si salvano figure come il presidente della Repubblica, istituzioni come la scuola, la radio e qualche giornale, sentiti come esempi credibili nella diffusione del senso civico. Maggior ‘appeal’ lo hanno i personaggi pubblici: tra questi ai primi posti Beppe Grillo e Fiorello, seguiti da Margherita Hack e Fabio Fazio. Più defilati gli sportivi (Totti e Rossi), mentre nettamente a fondo classifica alcune “signore della Tv” (Ventura e De Filippi).

Il rapporto con la collettività

In una società così poco coesa come quella che emerge dal rapporto, non stupisce la sfiducia negli altri: l’8 percento della popolazione intervistata pensa che non si sia mai troppo prudenti nel

trattare con la gente. Le stesse amicizie rischiano di diventare forme di isolamento e di alimentare la diffidenza verso chi non fa parte della propria ristretta cerchia di riferimento. “Molti individui – segnala il rapporto – non sono nemmeno interessati ad avere rapporti con il prossimo; altri ancora guardano gli estranei con sospetto”. Immaginando un indicatore di fiducia negli altri su una scala da a 1, dopo il ‘record’ del 24 con un valore di 46, quest’anno ci si attesta su un modesto 39. Unico elemento rasserenante è la crescita del tasso di fiducia direttamente proporzionale al grado di istruzione.

Se gli italiani sono diffidenti verso gli italiani, a maggior ragione lo sono verso gli stranieri. Il 76 percento degli intervistati ritiene che debbano adeguarsi al nostro stile di vita mentre solo il 24 percento crede che sia la nostra società a doversi adeguare a uno scenario multiculturale.

Per gli intervistati, la qualità della vita si costruisce, in sostanza, sulle componenti affettive e relazionali. Restano secondarie le dimensioni socio-ambientali ed economiche. Ma la valutazione positiva delle “componenti private del benessere” porta la maggioranza del campione a dichiararsi soddisfatta della qualità della vita.

A questo punto, però, si pone una riflessione della massima importanza. “Se è dunque vero che i cittadini tendono a privilegiare e a salvaguardare le condizioni private di vita – si legge nel rapporto – è altrettanto evidente che si è andata nel tempo diffondendo una specifica cultura della qualità della vita che vede i soggetti disposti a sacrifici finalizzati al bene pubblico e, solo indirettamente, a quello personale. Tale opzione deriva dalla constatazione che molti aspetti negativi che caratterizzano le società urbane contemporanee stiano già profondamente condizionando i livelli di salute e vivibilità dei singoli individui”. Come a dire: prendersi cura dei beni comuni è necessario per salvaguardare il benessere individuale, che pare starci tanto a cuore.

La civicness si costruisce in orizzontale

Del tutto conseguente a quanto detto fin qui è la percentuale del campione – 6 percento – che vede nella famiglia lo strumento di trasmissione della virtù civica. In caduta libera la scuola, stabile il luogo di lavoro e in crescita la sfera delle amicizie. Il senso civico si forma quindi nell’ambito della socializzazione primaria (famiglia) e secondaria (i pari). Un apprendimento che lascia scarsi margini agli apporti esterni e al confronto con la collettività.

Tuttavia nello studio si sottolinea la necessità di osservare un trend che segna, nell’ultimo anno, una ripresa della fiducia nell’ambito collettivo, mediata soprattutto dall’appartenenza. “Il senso di sfiducia nella nostra classe dirigente e nel loro senso civico – conclude il rapporto – porta elementi a favore della interazione orizzontale e dell’attaccamento territoriale”.

Un dato di partenza negativo, quindi, che può essere però foriero di trasformazioni profonde e positive della nostra società. La ricerca di una cooperazione orizzontale, infatti, supportata dal principio costituzionale di sussidiarietà, può essere la leva di un cambiamento delle istituzioni e di una ‘riconquista’ della civicness da parte degli italiani nella forma della cittadinanza attiva.